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Natasha Stefanenko: "La mia infanzia nella città invisibile"

La showgirl svela a "Mistero Magazine" gli anni in Unione Sovietica

18 Nov 2016 - 10:46

L’infanzia e l’adolescenza in una città invisibile, nel cuore dell’allora Unione Sovietica e l’incidente nucleare evitato per un pelo da suo padre Boris. La vittoria per caso al concorso The Look of the Year nel 1991 (era stata notata poco prima al McDonald's) e il debutto su Canale 5 senza parlare una sola parola di italiano. Una Natasha Stefanenko inedita quella che si racconta a "Mistero Magazine".

"Per cinquant’anni la mia città natale non ha avuto nemmeno un nome, ma solo un numero: 45 - racconta ad Aldo Dalla Vecchia nel numero in edicola il 2 dicembre - A lungo non l'ho detto nemmeno a mio marito, perché così mi era stato insegnato fin da piccola, Ia mia famiglia adesso vive a Mosca, anche per la paura delle radiazioni, che lì sono sempre state molto alte".

Suo padre lavorava per lo Stato e per questo motivo lei, come gli altri bambini, non potevano avere contatti con il mondo esterno: "Mio papà è sempre stato a stretto contatto con l’uranio, e all’epoca non c’erano tante protezioni. Una volta fermò un incidente nucleare che avrebbe potuto avere conseguenze pesantissime".

Le cose cambiarono quando si trasferì a Mosca per frequentare l'università e in molti le fecero notare la sua bellezza fuori dal comune: "In Russia le modelle erano considerate stupide, poco serie. Poi nel 1991 vinsi il concorso The Look of the Year, e dopo qualche tempo venni in Italia. Da piccola mi chiamavano 'prolunga' per prendermi in giro; uno dei momenti più belli è stato quando ho scoperto il detto italiano 'Altezza mezza bellezza'. Finalmente giustizia era fatta anche per me!".

Accompagnata dalla presenza costante della nonna materna, la showgirl crede "nelle energie e con gli anni ho sviluppato un grande intuito. Nelle situazioni di pericolo, sento chiaramente che c’è una persona che mi guida, o forse sono io che ho imparato ad ascoltarmi, chissà… In realtà noi sappiamo sempre già tutto, solo che blocchiamo e oscuriamo tutto con la logica e i ragionamenti".

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