E RICHIE E FONZIE SI RITROVANO AGLI EMMY

Quarant'anni fa l'ultima puntata di "Happy Days", tra le serie più iconiche della tv

Il telefilm, imperniato sulle vicende quotidiane della famiglia Cunningham, è stato trasmesso per 11 stagioni con 255 episodi fino al 24 settembre 1984

24 Set 2024 - 12:18
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Quarant'anni fa andava in onda l'ultima puntata di "Happy Days". Il 24 settembre 1984, con l'episodio "Fonzie's Spots", in italiano "La vita continua (parte 2), si concludeva infatti una tra le serie più iconiche della tv.  Imperniato sulle vicende quotidiane della famiglia Cunningham, il telefilm, creato da Garry Marshall, è stato trasmesso per 11 stagioni con 255 episodi. Solo una settimana fa agli Emmy Awards 2024, Ron Howard e Henry Winkler, o meglio, Richie Cunningham ed Arthur "Fonzie" Fonzarelli, i due protagonisti principali della sitcom, hanno mandato in visibilio il pubblico con un divertente siparietto ambientato in una ricostruzione dello storico Drive-In Arnold's.
 

I protagonisti

  E proprio lì, da Arnold's, una sorta di centro di centro gravità della cittadina di Milwaukee, nel Wisconsin, dove è ambientata, si ritrovavano, tra gli anni 50 e 60, i protagonisti della serie, ovvero i due figli adolescenti di papà Howard (Tom Bosley), proprietario di un negozio di ferramenta, e sua moglie Marion (Marion Ross), casalinga, Charles, detto “Chuck” (che apparve solo nelle prime due stagioni), e soprattutto Richard, detto “Richie” (interpretato da Ron Howard, in seguito regista di successo), e Joanie (Erin Moran), detta “Sottiletta”. E poi gli amici di Richie, tra i quali “Fonzie”, (Winkler) meccanico rubacuori in giacca di pelle con ciuffo alla Elvis e moto, diventato un idolo popolare con il suo fascino cool e i suoi "Hey" a pollici alzati, Chachi, il cugino di Fonzie, Ralph (Donny Most) e Potsie (Hanson Williams).

"Happy Days", dagli scatti della serie al siparietto tra Fonzie e Richie agli Emmy 2024

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Il sogno americano

  Proprio lì, tra amori, amicizie, feste, musiche e divertimenti, a suon di canzoni suonate dall'iconico jukebox, si compiva, davanti ai telespettatori, il sogno americano nella sua forma più perfetta, fatta di spensieratezza e prosperità, happy end e.. happy days appunto, quelli di un'era "dorata" e idealizzata, ma non certo realistica e replicabile.

Un fenomeno culturale e mediatico

  Un telefilm, che si è trasformato presto in un vero e proprio fenomeno di costume con un impatto culturale potentissimo, anche sui giorni nostri. La "sindrome di Fonzie", ad esempio, è un termine spesso ancora usato nel settore mediatico per indicare l'inatteso e non pianificato successo di un personaggio minore di una serie televisiva, una saga cinematografica, un fumetto, un romanzo o un videogioco. Il successo si può quantificare sia in termini di effettivo gradimento del personaggio, sia dalla misura in cui esso riesce a diventare oggetto di attenzione, o di imitazione. Proprio come successe con Fonzie, in origine personaggio di secondo piano dell'universo narrativo della serie televisiva, ma che iniziò a prevalere quando il protagonista della serie, Richie Cunningham, fu via via relegato dagli autori della serie a ruoli di contorno per via del fatto che il suo interprete, l'attore Ron Howard, aveva nel frattempo iniziato la carriera di regista[.
Il 19 agosto 2008 la città di Milwaukee (Wisconsin) ha omaggiato il personaggio di Fonzie, dedicandogli una statua in bronzo.

L'ultima puntata

  L'episodio che chiude la serie vede riunito il cast al completo nel giorno del matrimonio tra Joanie e Chachi, facendo riapparire diversi vecchi personaggi che mancavano da molto tempo, compreso Richie. Il finale è affidato a Howard Cunningham il cui brindisi riassume col tipico tono nostalgico della serie i buoni sentimenti che l'hanno caratterizzata e termina augurando Happy Days a tutti, pubblico televisivo compreso.
In Italia i “Giorni felici” finirono più tardi in quanto la serie da noi viaggiava con una “differita” di tre anni, essendo arrivata in prima visione nel 1977, prima su Rai 1 e poi su Canale 5.

L'autore di "Happy days": Garry Marshall

   "Happy Days è stato per me la quintessenza del successo televisivo" ha raccontato nella sua autobiografia, Garry Marshall, autore, regista e produttore, scomparso nel 2016, autore anche di spin-off da "Happy days come "Mork e Mindy", "Laverne e Shirley" e "Jenny e Chachi", oltre che firma di pregio di commedie e dramedy, da "Pretty Woman" a "Paura d'amare". Con quella serie "volevo raccontare storie di giovani, ma il nostro Paese era ancora in guerra. Come potevo creare una commedia sugli adolescenti con il Vietnam come sfondo? Decisi di andare in una direzione completamente diversa. Sono tornato agli anni Cinquanta, un'epoca che, almeno nella mia vita e nella mia mente, era molto meno complicata e politicamente più disimpegnata". Il fatto che Happy Days "aiutasse a viaggiare in un'altra epoca ha catturato immediatamente l'attenzione della gente. Le persone negli anni Settanta sembravano più felici del passato che del presente o del futuro".

Reunion di Happy Days con effetto nostalgia: Richie, Potsie, Ralph, Marion e Fonzie in uno scatto revival

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