TELEBESTIARIO di Francesco Specchia
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"Gli uomini-sessuali/sono tali e quali/come noi" cantava Checco Zalone, omofobo per allegria. "Gli uomini sessuali? Ne ho avuti tre che hanno lavorato con me quando ero capo-operaio. Erano 'perfetto'. Non ho mai avuto problemi con queste persone", affermava al talk show Lo schiaffo (Class Tv, da martedì a venerdi, ore 22.30) Antonio Razzi, senatore della Repubblica, il politico che arranca nella sintassi, inciampa nelle gaffes, si rialza e prosegue indomito la sua corsa.
L'altra sera è toccato all'esterefatto collega Marco Gaiazzi spingere Razzi verso la macchietta virilista, verso il commento liberalall'omosessualità. Verso l'abisso, in soldoni. Di Razzi, del suo analfabetismo istituzionale (e non solo) della sua tendenza a parlare per immagini spesso assolutamente sconnesse fra loro si continua a discuetere.
A parte il solito Crozza che l'ha reso un'icona, solo nell'ultima settimana Razzi è transitato sulle cronache per la fotografia del matrimonio dalla capigliatura impossibile; per il dialogo surreale nell'Abitacolo di Franco Bechis ("La Boschi la manderei da Putin"); per un ddl sulla riapertura delle case chiuse ("le prostitute per strada creano traffico"). Per non dire della delicata performance a Un giorno da pecora -Radio Rai 2- sulle tasse, con uno spietato Giorgio Lauro che interrogando il senatore sulle tasse gli chiede: "Tu la paghi la Trise?"; e Razzi: "Guardi in Svizzera c'è una fabbrica che si chiama Trisa, fanno spazzolini da denti...", chè sembrava Crozza che imitava Razzi invece era il Razzi autentico, con tanto di finale "Fatti li cazzi tua...".
Era tutto vero, nessuna sceneggiatura. Ora, anch'io, come molti, per molto tempo, osservavo il mondo di Razzi come quello di Amelie ma senza congiuntivi. E, immaginavo il deputato svizzero-abruzzese come il caratterista di un film con Aldo Maccione. E ridevo. Della sua difesa della Corea del Nord; del suo tentativo di creare un volo ad hoc Pescara/Zurigo; del suo usare la scorta per portare le racchette da tennis; dei suoi acrobatici cambi di casacca per salvarsi la pensione ("Questi, se ti possono inculare, ti inculano senza vaselina. Per il vitalizio 10 giorni mi mancavano e per 10 giorni mi inculavano..."). Poi, d'un tratto, sono uscito dal trance. Miodio, che cacchio rido -mi sono detto-; 15mila euro di stipendio al mese a questo, glieli dò io. Razzi non mi rappresenta, non rappresenta nessuno. Ogni sua parola, alla Conrad, mi rammenta lo spettro di quel che potremmo essere.