Al via la 26esima edizione dal 7 aprile su Canale 5 ogni domenica, alle ore 11.50. L'intervista a Tgcom24
di Luca FreddiDa domenica 7 aprile, alle ore 11:50, su Canale 5, torna "Melaverde" e il viaggio nell’Italia delle eccellenze. Alla guida dello storico settimanale dell’ammiraglia Mediaset, la consolidata coppia formata da Ellen Hidding e Vincenzo Venuto. Giunta alla 26esima edizione, la rubrica prosegue e rinnova il racconto per immagini delle bellezze del nostro Paese: territorio e tradizioni, talento, passione e perseveranza, di chi si impegna in prima persona per la salvaguardia di agricoltura e ambiente. La conduttrice televisiva ha raccontato a Tgcom24 quali sono per lei le caratteristiche del programma, che la vede impegnata da 14 stagioni: "Per me è una grande famiglia. È la mia seconda casa".
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Nella prima puntata Ellen Hidding si reca sull’Altopiano di Pinè, in Trentino per raccontare la storia di una farina molto particolare, che nasce da un frumento di montagna che si coltiva su terreni marginali dell’Alta Valsugana: la farina Pinetana o Pinaitra, come viene chiamata nel dialetto locale. Venuto, invece, raggiunge le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, in provincia di Treviso, alla scoperta di una terra che racchiude il prezioso mosaico rurale che - nel 2019 - è diventato patrimonio dell’Umanità.
Ellen, da 14 anni sei sempre in giro per l'Italia con "Melaverde". Com'è iniziata la collaborazione?
All'epoca Gabriella Carlucci era andata via e il responsabile del programma Giacomo Tiraboschi stava cercando una nuova conduttrice. La prova è andata bene e da allora sono rimasta. Sono passati quattordici anni che lavoro in questa un'isola felice. Per me è una grande famiglia. È la mia seconda casa, come dico sempre.
In questi anni hai anche condotto programmi su La 5, mentre il tuo esordio è stato con la Gialappa's su Italia 1. Come ha preso il via la tua carriera in tv in Italia?
Tutto è cominciato per caso. Negli anni 90 in Olanda c'era questo concorso televisivo un po' alla "Look of the year" che premiava la modella dell'anno. La mia migliore amica aveva mandato le mie fotografie e sono stata chiamata per fare il casting. Ho partecipato a questo concorso e nella giuria c'era un'agenzia di Milano che mi ha chiamato qui in Italia. Sono arrivata che avevo appena diciott'anni. Ho fatto alcuni anni la modella e poi a un certo punto mi hanno chiamato per fare la sigla del programma di "Mai dire gol". La mia fortuna volle che quell'anno andò via Simona Ventura e stavano cercavano una presenza femminile. Mi scelsero per fare la pubblicità del programma. Io all'epoca parlavo veramente un italiano scarso e loro mi prendevano in giro per questo e anche perchè il fatto che mi imbarazzassi e diventassi rossa li faceva ancora di più divertire. Quindi mi chiesero se mi se mi andasse di fare dieci puntate come prova. Io ho accettato, curiosa di vedere come potesse andare mentre la mia agente era esaltatissima. Queste dieci puntate sono diventati quasi sei anni. Alla fine il mio italiano è stato una carta vincente e a loro devo veramente tanto perché mi hanno aperto un portone anche se poi sono andata avanti con le mie gambe.
Com'è la tua vita ora, tra lavoro e privato?
Ormai ho la mia nicchia e anche la mia vita. Ho famiglia e sono impegnata con "Melaverde" due giorni a settimana. Ormai mia figlia è cresciuta e si era trasferita in Spagna e io nel resto del tempo faccio la donna di casa e mi occupo delle cose normali. Per me è un ottimo equilibrio tra lavoro e vita privata, aspetto a cui tengo particolarmente. E così è stato per questi quattordici anni, perfetto anche per far combaciare la crescita di mia figlia.
"Melaverde" è un binomio tra territorio e gastronomia. Quali sono le caratteristiche principali per te?
Secondo me è un programma che è sempre in crescita. Ed è bello fare degli incontri con delle persone umili, usando un linguaggio televisivo molto semplice. Per questo sono convinta che per chi ci guarda sia un'ottima compagnia e piacevole.
Quali sono stati gli aspetti e le storie più interessanti di queste edizioni che hai condotto?
Vincenzo Venuto è bravissimo perché è un biologo e spesso tratta temi che riguardano la natura e l'ecosostenibilità, che è un argomento attuale. Io spesso seguo e racconto le storie delle famiglie, cosa che mi piace tantissimo perché hai sempre a che fare con delle persone che hanno un lavoro che richiede anche tanti sacrifici. In una di questi episodi, nella passata edizione, in Piemonte, ho trovato questo ragazzo che mi aveva colpita molto. Questo perché ci raccontava la storia di una famiglia di agricoltori e allevatori che partiva dal bisnonno, che aveva pochi animali e zappava la terra a mano, passando al nonno che era riuscito ad ampliare la mandria e ha cominciato ad acquistare i primi mezzi meccanici per lavorare la terra. Per poi arrivare alla terza generazione che ha avuto una visione del futuro ancora più ampia cominciando a usare di più la tecnologia. E così fino ad arrivare alla quarta generazione con quattro figli. Tre seguivano proprio questa evoluzione dell'azienda ma c'era il quarto che mi aveva colpito in modo particolare. Perché aveva trascorso molto tempo da piccolino con il nonno, che era un uomo molto severo ma affascinante anche per il suo modo di vivere la campagna. E questo aspetto era rimasto sempre nel suo dna. Il suo racconta aveva un sapore di qualcosa di romantico. E lui ha voluto riprendere il vecchio lavoro che faceva il nonno, nella stessa maniea per provare lo stesso sapore. Per me è stata proprio una cosa bella perché è stata la dimostrazione di come anche i giovani diano comunque valore a ciò che è stato creato dai loro avi.