Tgcom24 era presente all'ascolto in anteprima delle 24 canzoni dei big della 70.esima edizione del Festival. Ecco le nostre impressioni
di Massimo LongoniDediche alla mamma, al figlio, al nipote. Amori difficili e contrastati. Qualche riferimento all'attualità nei testi più arrabbiati dei rapper. Sanremo 2020 sul fronte delle liriche presenta poche novità. A fare la differenza semmai è il tono generale delle canzoni, in gran parte caratterizzate da ritmi sostenuti e appeal radiofonico. E' questo quello che emerge dal primo ascolto delle canzoni del prossimo Festival.
Nel complesso Amadeus sembra aver messo insieme un lotto di canzoni che hanno un intento preciso: far divertire. La ricerca dell'appeal radiofonico, che spesso significa piede che tiene il tempo e una melodia da canticchiare dopo il primo ascolto, è evidente. E da questo punto di vista l'obiettivo pare raggiunto. Ai blocchi di partenza pare difficile vedere invece il cavallo vincente su cui puntare, molte canzoni si equivalgono e spesso quelle che più hanno colpito in questo primo ascolto non sembrano avere tutte le carte in regola per poi vincere in una manifestazione come Sanremo. Anche se la vittoria di Mahmood l'anno scorso ha dimostrato che buona parte degli schemi sono saltati.
Ecco quindi, brano per brano, le nostre impressioni. Con un'avvertenza: il primo ascolto di qualunque brano è per forza di cose parziale e, spesso, fuorviante. Tanto più che nel caso sanremese un peso importante ce l'hanno gli arrangiamenti con l'orchestra e la resa televisiva dell'esibizione. Pertanto mettiamo le mani avanti: tra 20 giorni le nostre impressioni potrebbero essere completamente diverse.
Achille Lauro - Me ne frego
L'inizio tranquillo senza ritmica non deve trarre inganno. Dopo il rock sporco di "Rolls Royce" Lauro pigia sull'acceleratore con una cavalcata un po' baraccona, con dispendio di chitarre ed elettronica che si intrecciano in un ritmo dance. Testo lunghissimo su un amore che è "panna montata al veleno".
Alberto Urso - Il sole ad est
Il vincitore dell'ultima edizione di Amici si presenta al Festival con un brano che è quello che ci si aspettava da lui: classico che più classico non si può, ma con un ritornallo dalla melodia aperta fatta per essere cantata un minuto dopo il primo ascolto. Stupisce semmai la scelta di non usare l'impostazione tenorile.
Bugo e Morgan - Sincero
La coppia che suscita maggiori curiosità si divide i compiti: a Morgan la strofa, a Bugo il ritornello. Due mondi diversi me nemmeno troppo che lasciano da parte ricerche musicali astruse e puntano su ironia e leggerezza. Facendo centro.
Anastasio - Rosso di rabbia
Rock e rime furiose. Anastasio porta a Sanremo la lezione di Salmo ma lo fa a modo suo in urlo di rabbia di un 21enne che si sente disinnescato dalla società. Pensare a un rapper che vince Sanremo sembrerebbe un'eresia, ma Anastasio ha già dimostrato di sapere arrivare al grande pubblico e il ritornello accattivante è un buon viatico per fare breccia.
Diodato - Fai rumore
Atmosfere malinconiche e romantiche per un midtempo raffinato, con un ritornello su tonalità molto alte. Diodato canta di un amore che può fare male ma del quale non si può fare a meno. Il suo brano è la dimostrazione che il classico se fatto bene diventa semplicemente sinonimo di eleganza.
Elodie - Andromeda
Con Mahmood e Faini che firmano, Elodie rischia con un pezzo in continuo mutamento e una melodia non banale su inserti orchestrali sincopati. Che spicca il volo su un ritornello su cui è impossibile non ballare. Perfetto per le radio ma anche a Sanremo potrebbe crescere nel corso delle serate.
Enrico Nigiotti - Baciami adesso
Un inizio intimo e sussurrato con un ritornello dal sapore mengoniano. E il problema è che faticano ad arrivare sia il primo che il secondo.
Elettra Lamborghini - Musica (e il resto scompare)
Chitarra latineggiante e ritmo a palla per un testo che inanella perle come "innamorata di un altro cabron/ esta es la historia de amor". Percussioni come se piovessero, bridge martellante. Si balla.
Francesco Gabbani - Viceversa
Torna al Festival con un motivo morbidamente ritmato, di quelli che mettono allegria in maniera delicata (con tanto di fischietto di accompagnamento nel ritornello). Il testo, firmato insieme a Pacifico, rispetto al passato si concentra più sul privato. L'impressione è quella di una prova defatigante.
Giordana Angi - Come mia madre
In un Festival "leggero" Giordana porta la sua scrittura intensa per un tema a rischio retorica come quello del rapporto figlia-madre. Il pericolo retorica è scongiurato ma i toni un po' troppo enfatici di un ritornello a squarciagola non convincono.
Michele Zarrillo - Nell'estasi o nel fango
Uno dei grandi vecchi del festival si allinea al tono generale con un brano spinto. Al piglio deciso rockeggiante della strofa, fa infatti seguito un sorprendente ritornello dove la melodia classicamente "à la Zarrillo" si appoggia su un ritmo "tunz tunz" con la cassa in quattro in grande evidenza. L'ibrido lascia un po' perplessi. Da risentire.
Junior Cally - No grazie
La quota rap sembra aver mandato a memoria la lezione della Machete Crew. Lui se la prende con il populismo (con riferimenti nemmeno troppo velati a Salvini in "Spero si capisca che odio il razzista che pensa al Paese ma è meglio il mojito") e gli artisti autoproclamatisi tali senza meriti. Sorprendente.
Paolo Jannacci - Voglio parlarti adesso
Alla sua prima sanremese da cantautore, Jannacci si presenta con una delicata ballata pianistica dedicata alla figlia. Non punta su vocalità muscolari ma sulla sensibilità e la poesia e porta a casa il risultato.
Irene Grandi - Finalmente io
Se ti presenti con una canzone firmata Vasco Rossi e Gaetano Curreri è come se fossi già in piedi sui blocchi di partenza. La strofa riporta al Vasco più easy degli anni 80, peccato che il ritornello faccia più fatica a fare presa. Ma forse è solo questione di ascolti. Rimandata.
Le vibrazioni - Dov'è
Rock ballad classica con una strofa che si tuffa a perdifiato in ritornello facile da ricordare per l’infinita lista di "Dov'è". Per ora resta a metà del guado.
Rancore - Eden
Ovvero come mettere delle barre precise e trascinanti su una base inventiva e spiazzante. Rancore scrive (e rappa), Dardust cesella un arrangiamento nelle cui basi si avvertono echi di musica classica e contemporanea. Se ci aggiungiamo un ritornello preciso e tagliente con la giusta dose di furbizia (un "ta-ta-ta" che entra subito in testa), il gioco è fatto
Piero Pelù - Gigante
I Litfiba degli anni 90 portati all'oggi con i suoni di Luca Chiaravalli. Pelù ci mette il piglio rock, ma al posto delle chitarre ci sono le tastiere. Nel complesso divertente e orecchiabile. Quello che si chiede al Festival.
Pinguini tattici nucleari - Ringo Starr
Inizio che cita i Beatles sinfonici. Quota indie divertito con grande spiegamento di fiati. Ritornello costruito benissimo, con le parole che rotolano che è una meraviglia. Se vi ricorda qualcosa non preoccupatevi e lasciatevi trascinare.
Levante - Tikibombom
Animale strano, dall’andatura seducente ma imprendibile. Le sonorità moderne e una strizzata d'occhio ai ritmi latineggianti che piacciono tanto si associano a un testo intrigante e impegnato. Un brano che mostra potenzialità di crescita.
Marco Masini - Il confronto
Un inizio sommesso a cui fa da contraltare un ritornello tiratissimo al massimo delle possibilità vocali. Per questo confronto con se stesso allo specchio Masini ha scelto una strada poco ruffiana ma anche meno incisiva di altre volte.
Rita Pavone - Niente (resilienza 74)
Fa di tutto per spiazzare chi vedeva nella sua presenza la strizzata d'occhio al pubblico over 70. Azzarda uno "stronzo" già alla prima strofa in un pezzo dal piglio energico e moderno. Più giovane e rock lei di tanti altri.
Riki - Lo sappiamo entrambi
Melodia piuttosto classica "svecchiata" da un arrangiamento urban dove in alcuni passaggi la voce viene distorta in maniera robotica. Basterà per recuperare i fan che lo avevano incoronato ad "Amici"?
Tosca - Ho amato tutto
Ballata jazzy in chiaro-scuro nobilitata dalle armonie del piano, dall'orchestrazione e da un'interpretazione intensa e misurata. Non la canticchierete dopo un ascolto, e forse nemmeno dopo due, ma con il suo essere delicata ed elegante si pone al di fuori del tempo.
Raphael Gualazzi - Carioca
Raphael ci mette i ricami al pianoforte, i fiati contrappuntano a dare ritmo, un po' di elettronica riporta tutto al 2020. Anche qui si può ballare ma con un pizzico di malinconia.
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