Speciale Sanremo 2025, tutto quello che c'è da sapere sul Festival
LE IMPRESSIONI DI TGCOM24

Festival di Sanremo 2025, il primo ascolto dei 30 brani in gara: cassa dritta in pensione, torna la melodia

Si è tenuta l'audizione riservata alla stampa delle canzoni in gara nella kermesse che prenderà il via l'11 febbraio. Tgcom24 c'era, ecco le nostre impressioni

di Massimo Longoni
20 Gen 2025 - 18:52
 © IPA

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Il Festival di Sanremo 2025 è quasi alle porte e come ogni anno si è svolto il primo ascolto delle canzoni in gara, riservato alla stampa. Sono 30 i brani in questa edizione che si svolgerà dall'11 al 15 febbraio, la prima che segna il ritorno di Carlo Conti alla conduzione e direzione artistica. Dal primo ascolto emerge un cambio di rotta piuttosto deciso rispetto al trend delle ultime edizioni, che erano state dominate da ritmo e cassa dritta. Su trenta brani non mancano certo gli up tempo e le canzoni ballabili, ma sono in netta minoranza rispetto a ballad dall'impronta, in alcuni casi, anche molto classica. Completamente assente il rock. Nel complesso sono pochi i brani in grado di spiccare nettamente. In occasione della presentazione dei brani Carlo Conti ha anche annunciato il secondo super ospite, che si esibirà nella seconda serata: Damiano David

Il commento alle canzoni, senza pagelle

 Ricordiamo che i giudizi relativi alle canzoni sono frutto di un unico ascolto e potrebbero cambiare di molto al momento della gara. Proprio per questo preferiamo non assegnare voti che sarebbero probabilmente ingiusti e fuorvianti, preferendo rimandarli all'esibizione festivaliera. L'ordine non è indicativo di alcuni tipo di graduatoria ma è semplicemente quello di ascolto.

Francesco Gabbani, "Viva la vita"

 Carlo Conti riparte da dove aveva finito, ovvero dal Francesco Gabbani trionfatore a sorpresa dell'ultimi edizione da lui condotta. Ma questo non è il Gabbani della scimmia che balla: il cantautore toscano torna a Sanremo in versione chansonnier, con una ballata dal sapore vagamente retrò, molto ariosa, costruita per essere esaltata dall'orchestra.  

Clara, "Febbre"

 Sanremo in da club. Scenari urban, con metriche spezzate ad hoc, qualche vocalizzo e un ritornello che accelera in maniera decisa. Clara lo ha già dimostrato l'anno, esce alla distanza e comunque il suo pubblico di riferimento apprezza.

Willie Peyote, "Grazie ma no grazie"

 Bene o male da lui ci si aspetta qualcosa di spiazzante e comunque costruito con intelligenza. E anche questa volta non tradisce. Cita i Jalisse, punge il governo e in generale mette alla berlina molto storture del nostro tempo. Il tutto grande ironia mentre fa battere il piede con ritmi sudamericani. 

Noemi, "Se t'innamori muori"

 Noemi si presenta con un brano scritto da una coppia d'oro, quella composta da Mahmood e Blanco che ha vinto con "Brividi" tre anni fa. Qui la scrittura è più tradizionale per quanto movimentata da un arrangiamento curato. Elegante, ben interpretata, forse priva di quell'elemento a sorpresa in grado di farla emergere.  

Lucio Corsi, "Volevo essere un duro"

 "Volevo essere un duro / Però non sono nessuno / Non sono altro che Lucio". Ce ne fossero di "nessuno" come Lucio. Il suo è un cantautorato che guarda a modelli nobili, con una scrittura originale capace di essere rassicurante ma non banale, intrisa di romanticismo decadente. Un brano che si mette in scia al precedente singolo "Sei tu il mattino".  

Rkomi, "Il ritmo delle cose"

 Significante e significato si danno la mano in questo brano dove il ritornello è una cavalcata piena di ritmo che sicuramente si fa notare. L’impressione è che il pubblico a cui parla non sia quello dell'Ariston, ma questo non è per forza di cose un male.

The Kolors, "Tu con chi fai l'amore"

 La scrittura di Calcutta che incontra quella di Stash, il cantautorato indie che si combina all'Italodisco. Una sfida sulla carta interessante da quale è nato un pezzo che trasuda anni 80, tutto da ballare. 

Rocco Hunt, "Mille vote ancora"

 A Sanremo lo avevamo lasciato rapper vincitore tra i giovani con un brano impegnato socialmente. Un decennio dopo torna con la stessa attenzione lirica per le tematiche sociali ma con in più la lezione appresa da tanti successi estivi firmati in questi anni: tra neomelodico, rap e ritmi esotici. 

Rose Villain, "Fuorilegge"

 L'anno scorso "Click Boom" aveva lasciato perplessi inizialmente per la sua struttura contraddittoria, tra melodia e urban. Alla fine ha avuto ragione lei. Tanto che torna un pezzo che ricalca (un po' troppo) quell'impostazione, in particolare nel bridge a piena voce, che alla fine risulta il fuoco del pezzo, essendo il ritornello ridotto all'osso. Le potenzialità ci sono ma è da risentire. 

Brunori Sas, "L'albero delle noci"

 Una delle presenze nuove e in qualche modo aliene nel contesto sanremese. Brunori porta una ballata pianistica romantica dedicata alla figlia, alla gioia di una nuova nascita e anche alle paure che questa porta con sé. E lo fa riuscendo a evitare ogni forma di retorica. E non è poco. Con una presenza degli archi forse un po' invadente è da vedere come ne uscirà con l'orchestra.

Serena Brancale, "Anema e core"

  La cantautrice barese arriva all'Ariston con l'evidente obiettivo di dare una svegliata alla platea. Il suo è un brano ballabile, ricco di musica, tra folk e mediterraneo, e soprattutto parole, tanto che il ritmo è dettato dal cantato ancora più che dalla base ritmica. La domanda è: cosa resterà una volta finto il Festival? 

Irama, "Lentamente"

 Con la sesta presenza, cinque delle quali negli ultimi sei anni, è ormai di casa al teatro Ariston. Porta un brano non facile, ritmicamente blando e dove punta molto su un’interpretazione enfatica. La melodia non è certo di quelle che si canticchiano il giorno dopo, ma sulla media lunga distanza... chissà.

Marcella Bella, "Pelle diamante"

 Erano anni che provava a tornare al Festival e lo fa con una canzone che mette insieme le sue diverse anime. La melodia è cristallinamente Marcella Bella anni 80, ma si appoggia su un muro di suono potente e una produzione che strizza l'occhio all'oggi. Come canta lei, "Stronza, forse, ma sorprendente / Una mina vagante".

Achille Lauro, "Incoscienti giovani"

 Si nasce incendiari e si muore pompieri. Passati i tempi delle provocazioni e degli oufit scandalosi, ora si passa al classico con una ballatona romantica con grande dispendio di archi. Una canzone che tempo si sarebbe detta "sanremese". L'assolo di sax è la ciliegina sulla torta retrò. 

Elodie, "Dimenticarsi alle 7"

 L'aspetta un anno importante, con il debutto negli stadi. In quest'ottica la canzone non è la bomba da primo ascolto che ci si sarebbe potuti aspettare, il che non significa che non possa svelarsi serata dopo serata. L'impressione è che in questo caso saranno decisivi presenza scenica e interpretazione.

Tony Effe, "Damme 'na mano"

 Strofe parlate per il pubblico giovane, dove si trovano tracce della classica scrittura del rapper, e ritornelli stornellati per strizzare l'occhio ai genitori. Un colpo al cerchio e uno alla botte, in un'operazione di riposizionamento che non è ben chiaro dove possa portare. 

Massimo Ranieri, "Tra le mani un cuore"

 Quando hai una canzone firmata da Tiziano Ferro e Nek e tu sei uno degli interpreti migliori della canzone italiana, è difficile fare un buco nell'acqua. La strofa crea l'atmosfera, il ritornello si apre e si fa cantare. È chiaro che l'attuale pubblico del Festival non è in maggioranza il suo, ma la sua presenza nobilita il cast.

Sarah Toscano, "Amarcord"

 Anche se il vento sembra essere cambiato qualcuno resta affezionato alla cassa dritta. E chi siamo noi per dire che non può farlo? La quantità di autori dedicata alla scrittura di questa canzone avrebbe però fatto pensare a qualcosa di più.  

Fedez, "Battito"

 Il suo ritorno è uno di quelli più "attenzionati". Se alla prima partecipazione, con Francesca Michielin, aveva puntato sulla melodia e su un brano cantabile, questa volta si presenta senza ruffianerie. "Battito" è rap non addomesticato pur con un ritornello che qualcosa alla melodia lo concede. Coraggio, incoscienza o calcolo che sia, è comunque apprezzabile. 

Coma_Cose, "Cuoricini"

 Fausto e California hanno inforcato la De Lorean e sono sbarcati negli anni 80. Quelli dei Ricchi e Poveri. Un pezzo allegro e ritmato, funzionale a movimentare un Festival dove dominano le atmosfere dilatate. E quel "cuoricini" ripetuto ossessivamente entra talmente in testa che potrebbe riservare delle soddisfazioni.

Giorgia, "La cura per me"

 Blanco è uno dei nuovi cantautori maggiormente capaci di sfoggiare una penna classica senza risultare polveroso. E qui ha disegnato una melodia perfetta per esaltare le doti di Giorgia. Punto di merito del brano è nel suo essere romantico ma non pesante, mentre guarda al passato senza perdere di vista l'oggi. Difficile non considerarla la favorita ai blocchi di partenza. 

Olly, "Balorda nostalgia"

 Un'altra ballata con melodia a piene mani, che conferma il ritorno della canzone "di una volta". Quando è successo che ci siamo distratti ed è successo tutto questo? In ogni caso popolarità del personaggio e brillantezza di scrittura ne fanno un altro dei favoriti. 

Simone Cristicchi, "Quando sarai piccola"

 Cristicchi non rinuncia a portare temi che non lasciano indifferenti. Scrivere una canzone che parla di Alzheimer e delle difficoltà di chi si trova ad accudire un genitore malato senza scadere nella commozione un tanto al chilo non era semplice. Lui ci riesce con un tocco delicato.

Emis Killa - "Demoni"

 Tra baci al Fentanyl, molotov, ecstasy e mezcal, il rapper porta all'Ariston una canzone coerente con il proprio percorso lirico, optando musicalmente per la sua versione più incline al pop. A naso un brano che si farà notare più nel suo repertorio che non nella contesa sanremese.

Joan Thiele, "Eco"

 Esordiente sul palco dell'Ariston porta un pezzo dall'incedere suadente e brumoso, dove l'eco è in alcuni passaggi quelli di una chitarra dal sapore western. A fare la differenza è la voce di Joan, con passaggi melodici che guardano agli anni 60.  

Modà, "Non ti dimentico"

 Una ballatona nel cui arrangiamento aleggia il fantasma degli U2. Un brano che parla direttamente ai fan, che apprezzeranno, ma che anche in un Festival votato alle ballate romantiche non sembra avere le carte per farsi largo. 

Gaia, "Chiamo io chiami tu"

 Da Gaia ci si aspetta sensualità, ritmiche brasiliane e un ritornello che buchi in radio. Come dire? Missione compiuta. 

Bresh, "La tana del granchio"

 Anche il cantautore ligure si affida alla chitarra acustica per accompagnare la strofa lasciando al ritornello il compito di colpire l'ascoltare con arrangiamento e melodia. Apprezzabile ma difficile uscire dalla sensazione di deja vu. 

Francesca Michielin, "Fango in paradiso"

 Anche questa ballata pianistica corre il rischio di perdersi nel mare magnum di questa edizione, pagando la mancanza di un ritornello killer che la faccia spiccare su altre contendenti che partecipano allo stesso campionato. 

Shablo feat. Guè, Joshua e Tormento, "La mia parola"

 Up tempo pensato per far ballare. Nera, funky, un piacevole momento di respiro pensato probabilmente per affrontare un percorso che duri oltre la settimana sanremese. 

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