Non è la prima volta che il vincitore del Festival non corrisponde a quello della giuria popolare, ma il successo di una canzone lo decreta il pubblico, non la classifica...
di Domenico CatagnanoSanremo, 1983: Tiziana Rivale e Toto Cutugno festeggiano insieme in questa copertina di Tv Sorrisi e Canzoni © dal-web
Il polverone sollevato da Ultimo sulle giurie di Sanremo si disperde su un dato di fatto incontrovertibile: c'è un regolamento che i cantanti conoscevano benissimo (o almeno così si presume), il peso dei voti sul verdetto finale era chiaro e poteva succedere quello che poi è successo, ossia che le scelte delle giurie tecniche esprimessero un parere diverso dal "popolo" e risultassero quindi decisive per determinare il vincitore.
Nulla di nuovo sotto il sole, le polemiche sulla giuria fanno parte della storia di Sanremo. Celeberrima quella di Claudio Villa, che nel 1982 fu eliminato dopo la prima serata e quindi escluso dalla finale. Il Reuccio parlò di voto truccato e minacciò di far interrompere il Festival, salvo poi ritirare al fotofinish la sua richiesta di sospensione ottenendo di esibirsi fuori gara l'ultima serata. Ironia della sorte, la sua canzone aveva un titolo profetico: "Facciamo pace".
Appena due anni fa era stato Gigi D'Alessio a scagliarsi contro la giuria tecnica, che a suo parere penalizzava gli artisti più amati dal pubblico per favorire quelli "radical chic". In realtà la scelta di aggiungere al televoto il giudizio dei giornalisti e quello della "giuria d'onore" era stata chiesta a gran voce dopo che al Festival avevano vinto i trionfatori dai talent, amatissimi e votatissimi da casa dai loro fan a prescindere dal valore delle loro canzoni.
Insomma, nessun complotto, nessuna necessità, come ha fatto Ultimo, di scusarsi con chi ha speso dei soldi per votarlo, non è stata tradita alcuna "volontà del popolo". Che paroloni!
Si goda il suo bel secondo posto, Ultimo, che proprio sul palco di Sanremo ha conosciuto il successo e la notorietà per il suo valore giustamente amplificato anche da quei giornalisti che ora disprezza e insulta indistintamente. E faccia tesoro di un precedente molto simile e benaugurante che richiama la sua vicenda e che risale al 1983. Quell'edizione, che si avvaleva di giurati selezionati su tutto il territorio nazionale, fu vinta da Tiziana Rivale con "Sarà quel che sarà". In parallelo si sperimentò il voto popolare con le schedine del Totip, che sarebbe stato adottato l'anno dopo. In quella classifica parallela e non ufficiale stravinse "L'Italiano" di Toto Cutugno, che nella graduatoria passata agli atti era giunto solo quinto. Non si ricordano particolari polemiche scatenate dal Toto nazionale, che ancora oggi si gode la sua rivincita. Tiziana Rivale è sparita presto dalle scene, mentre "L'Italiano" è diventato patrimonio della musica italiana.
Ultimo dimostri sul campo la sua vittoria, come in passato hanno fatto Zucchero, Vasco Rossi, i Negramaro e tutti quelli che sono stati trattati ancora peggio di lui dalle giurie del Festival. Il resto sono solo inutili e fastidiose chiacchiere da social network.