Fotogallery - Maurizio Costanzo, Maria De Filippi riceve le condoglianze della gente
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Il regista il 14 febbraio arriva nelle sale con il nuovo film "Finalmente l'alba" e si racconta in una intervista esclusiva al "Corriere della Sera"
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Saverio Costanzo racconta per la prima volta il papà Maurizio Costanzo a quasi un anno dalla scomparsa in una intervista esclusiva al "Corriere della Sera". Parla del loro rapporto speciale, ritrovato grazie a Maria De Filippi: "E' stata lei a farci riavvicinare". E confessa che c'è in cantiere un film su di lui: "Il copione c’è e il titolo pure: 'Show'. Ci vorrebbe un attore dalla grande ironia sorniona. Forse solo un Tognazzi".
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Saverio Costanzo il 14 febbraio arriverà nelle sale con "Finalmente l'alba", film che ha presentato al Festival del Cinema di Venezia, in cui riscrive il caso Montesi. Il regista ricorda il padre e sottolinea come il loro rapporto non sia stato sempre facile.
Saverio Costanzo, 48 anni, parla della madre, la riservatissima giornalista Flaminia Raimondi: "Papà non ha mai dormito con mamma, come non credo abbia mai dormito con nessuna delle sue mogli. Stavamo in centro, in via dei Banchi Nuovi, al secondo piano. Ma lui se ne è andato di casa molto presto, quasi subito".
"Abbiamo avuto i nostri conflitti, come sempre tra il padre e il figlio maschio - racconta Saverio - Devo molto a Maria. Fu lei a riavvicinarci. Andavano da Mességué perché lui doveva sempre dimagrire. Una volta Maria gli disse: portiamo anche tuo figlio. Allora avevo tredici anni, ed ero pure io un po' grassoccio… Lui all’inizio non voleva: 'ma no, che palle!'. Finì che ci divertimmo tantissimo, sembravamo Sordi e Verdone nel film 'In viaggio con papà'. Ci era toccata la camera insieme, un incubo. Se mi svegliavo affamato nel cuore della notte russava talmente che non riuscivo più a prendere sonno. All’inizio mi pareva uno sconosciuto. Poi mi resi conto che papà era un uomo di un umorismo straordinario. E così, complice una certa sorniona ironia tipica dei romani che condividiamo, ci siamo ammazzati dalle risate".
Saverio racconta quindi degli inizi alla regia e del rapporto difficile con il padre: "Ero un po' stronzo: quando ho cominciato a fare il regista, non volevo che parlasse di me. Ed ero anche un po' snob. Lui no. Lui era un uomo di tv e un uomo di tv è di tutti. Nel 2002, con Mentana, a fare una trasmissione sull’11 settembre per Canale 5, ci divertimmo. A un certo punto qualcuno propose: mandiamo Saverio a girare questi contributi. Ma mio padre non rispose né sì né no. Come a dire: non te la regalo la fiducia. E io pensai: ah sì? Neanch’io la regalo a te. Poi ho vinto il festival di Locarno con 'Private' e papà commentò: 'È come se il proprietario di un teatrino di rivista scoprisse che suo figlio è Ibsen'...".
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"Mio padre era figura controversa - prosegue Saverio Costanzo - Non mi aprivo, non gli mostravo il mio dolore. Di consigli ne ho chiesti più a De André o a De Gregori, i cantautori che ascoltavo. I detrattori lo additavano come un uomo di potere, come un navigatore amico di tutti, di Berlusconi e di D’Alema e anche a me spesso il suo lato pubblico risultava inautentico. Ma poi nel tempo ho scoperto che non faceva calcoli, semplicemente si muoveva come se dovesse dare davvero tutto a tutti. Gli chiedevo: ma perché fai un sacco di lavori, pure la tv di San Marino? E lui rispondeva: perché non riesco a dire di no, per rispetto del lavoro che oggi c’è ma domani?".
Saverio rivive anche i giorni dell'addio, dei funerali: "C'eravamo tutti: Maria, mia sorella Camilla e mio fratello Gabriele. Sono stato fortunato: non avevo film da girare, ho potuto stargli accanto sino alla fine, e sono orgoglioso di questo. Papà è sempre rimasto lucido. Era stato molto male già nel 2013, ma all’epoca dovevo lavorare, avevo interrotto una produzione che doveva ricominciare. Lui mi disse: 'non partire', resta qui con me. Gli risposi: 'tu cosa faresti al posto mio?' Ancora una volta fu Maria a risolvere: 'Vai pure Saverio, tuo padre è troppo intelligente per morire adesso'...".
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