SABATO 11 APRILE SU CANALE 5

"Amici 14", Roberto Saviano si rivolge ai giovani tra speranza e informazione

Lo scrittore è uno degli ospiti più attesi della prima puntata del serale, che andrà in onda sabato 11 aprile in prima serata su Canale 5

21 Apr 2015 - 12:48
 © ufficio-stampa-fascino

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Roberto Saviano è uno degli ospiti più attesi ad "Amici" sabato 11 aprile, in prima serata su Canale 5, nella puntata d'esordio del talent show di Maria De Filippi. Dopo essere stato accolto da applausi scroscianti, lo scrittore si è rivolto nel silenzio assoluto ai giovani che si stanno costruendo il futuro in Italia con il talento. E lo ha fatto attraverso le parole e le immagini fotografiche, parlando anche di immigrazione.

"Amici 14", Roberto Saviano si rivolge ai giovani tra speranza e informazione

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Quello di Saviano è stato un intervento alto, partito dalla sua esperienza personale per arrivare ai fatti di cronaca delle ultime settimane, alle tragedie dei profughi in Siria così come ai problemi dell'immigrazione. Il tutto raccontato in uno studio attento che per un attimo ha dimenticato canzoni e gara per ascoltare temi seri. In attesa di vedere la puntata.

Ecco uno stralcio dell'intervento.

“Sicuramente sembra strano che sia qui, cosa c'entro non canto non ballo; scrivo vengo da un altro percorso. Eppure in realtà sono convito che è il posto giusto. Cerco sempre di parlare a ragazzi, mi nutro dell'incontro con loro, vado nelle scuole, nelle università e questa in qualche modo è una scuola particolare e quindi sono contento e lo ritengo un privilegio potervi parlare. Siete in un'età in cui scrivete il futuro, siete in un momento cruciale e la mia generazione come anche la vostra spesso si trova di fronte la possibilità unica di realizzarsi andando via. La maggior parte dei miei amici sono andati via, io sono nato a Napoli e sono andato via e mi torna alla mente un racconto che ha fatto uno scrittore marocchino si chiama Thar Ben Jelloun dove c'è un dialogo tra una bambina, una ragazzina, Malika 14 anni e il protagonista di questo libro chiede: cosa vuoi fare da grande? E la ragazzina risponde partire. Ma partire non è un mestiere! No partire, poi si trova un mestiere. Quante volte avete fatto questo pensiero o lo farete, innanzitutto partire poi si vede.

Saviano ha poi invitato a non rimanere sulla superficie delle cose, ma ad andare oltre. E questa è una risposta a qualcosa che non funziona. "Siamo abituati in qualche modo a vedere, ad esempio nei tg, nelle news, ormai con una certa indifferenza tutti coloro che partono dalla loro terra, i barconi, Lampedusa, sentiamo il numero dei morti spesso elevatissimo e passa così, come un elemento ordinario che ci sta, sta nelle cose. Ora vorrei per un momento provare ad indicarvi quali sono le storie che stanno dietro quei numeri o quello che sta succedendo perché spesso al di là degli slogan è fondamentale approfondire. L'informazione, quello che leggete sui giornali, il commento su Facebook, il commento politico. L'informazione è come un lago ghiacciato, ci puoi pattinare sopra, scivolandoci, stando in piedi, puoi appagarti di un titolo, puoi appagarti di un'opinione oppure puoi rompere quel ghiaccio tuffarti andare in fondo e farti un'opinione tua, prendere diverse fonti, avere un'idea, cambiarla. Prendere un libro, approfondire, tempo.

Saviano si è poi soffermato su alcune fotografie, a partire da quella della bambina siriana che alza le mani di fronte all'obiettivo del fotografo convinta stia per spararle. "Questa è una foto che racconta esattamente quello che cercavo di dirvi - ha spiegato -, perché lei viene da una famiglia che scappa, arriva su quei barconi per quelle strade, quelle storie che ascoltiamo senza alcuna empatia spesso, se non raramente".

La chiusura è stata dedicata alla speranza: "Sono convinto che partire vuol dire spesso resistere, difendere la propria dignità, avere fede – come religiosa - in una possibilità di migliorare la propria vita, quindi hanno fede nella speranza contro ogni possibilità, barche marce, soldi dati a questi trafficanti, ma hanno la fede che possa cambiare qualcosa, quindi immagino la loro attività come attività di resistenza". Citando poi le parole del padre della costituzione italiana, Piero Calamandrei: "Ha scritto delle righe su altri resistenti, partigiani [...] Si sono riservati la parte più dura e più difficile, quella di morire di testimoniare con la resistenza e la morte, la fede nella giustizia. A noi è rimasto un compito 100 volte più agevole quello di tradurre in leggi chiari, stabili e oneste il loro sogno, di una società più giusta e più umana di una solidarietà di tutti gli uomini alleati a debellare il dolore, non dobbiamo tradirli".

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