Ospiti della terza tavola rotonda: Marcello Gemmato, sottosegretario al ministero della Salute; Stefano Massaro, amministratore delegato Cerba Health Care: Luigi Poli, Direttore Commerciale Amel Medical Division, e Francesco Galli Presidente Strategia e Operations Gruppo San Donato.
La tappa di Milano di "Tgcom24Tour", il format itinerante di Tgcom24 che porta l'informazione economica sul territorio, si è conclusa con la tavola rotonda "Obiettivo sanità: priorità e rapporto pubblico-privato". Ospiti del terzo incontro della giornata: Marcello Gemmato, sottosegretario al ministero della Salute; Stefano Massaro, amministratore delegato Cerba Health Care; Luigi Poli, Direttore Commerciale Amel Medical Division, e Francesco Galli Presidente Strategia e Operations Gruppo San Donato.
Gemmato risponde subito all'appello di 14 scienziati per maggiori risorse alla sanità pubblica: "La risposta è quella di accogliere lo stimolo di autorevolissimi scienziati che evidentemente pongono al centro del ragionamento il bene del nostro sistema sanitario nazionale pubblico. Il nostro governo ha finanziato e continua a finanziare il Fondo sanitario nazionale pubblico. E voglio declinare con i numeri ciò che sto affermando. Nel 2019 - periodo pre-Covid, quindi assimilabile a quello attuale -, il Fondo sanitario nazionale si dotava di 115 miliardi di euro. Poi c'è stato il Covid, il Fondo sanitario è stato ulteriormente dotato per l'acquisto di mascherine, respiratori, vaccini, straordinari, tutto ciò che era giusto fare e che si è fatto. Poi è arrivato il governo Meloni e non solo ha confermato quel livello di spesa, ma lo ha implementato aggiungendo 11 miliardi nei successivi tre anni. Quest'anno, il Fondo sanitario nazionale pubblico si dota di 136 miliardi di euro. Ventuno miliardi in più per curare gli italiani rispetto al 2019. Va tutto bene? Assolutamente no. Vi sono da migliorare tutta una serie di performance del nostro sistema sanitario nazionale pubblico, partendo anche dalla relazione della Corte dei Conti che ci parla di sprechi. Quindi maggiore finanziamento sì, ma anche un insieme di nuovi modelli organizzativi che non portino a sprechi, a inadeguatezza e a spendere quattrini laddove non debbano essere spesi".
Sul rapporto tra pubblico e privato, Gemmato aggiunge: "Noi siamo realisti, in sanità non bisogna applicare misure ideologiche, ma buonsenso. Oggi, abbiamo il privato convenzionato che io definirei un diversamente pubblico. Ciò che va preservato è l'universalismo dell'accesso alle cure, cioè il fatto che, così come previsto dall'articolo 32 della Costituzione, il cittadino vada nella struttura sanitaria e venga curato gratuitamente e in tempi congrui. Alla persona poco importa se quella è una struttura privata convenzionata o pubblica".
"Noi ci definiamo pubblici, non diversamente pubblici. Crediamo assolutamente che il tema sia il servizio che il cittadino percepisce. E il servizio il cittadino lo definisce pubblico sia che vada in un'azienda di diritto pubblico che di diritto privato. Noi siamo sempre stati convinti che il servizio è pubblico al di là del soggetto che lo eroga. Siamo tutti in un'arena dove la persona deve percepire l'immediatezza del servizio universale e la qualità dell'erogazione e poter scegliere in base alla propria sensibilità. Il punto non è pubblico o privato in antagonismo o l'ideologia, anzi si deve fare squadra per, con le risorse scarse che ci sono, dare un ottimo risultato di qualità al cittadino", replica Galli.
"Comparando l'Italia agli altri Paesi, vediamo che spende la metà rispetto a Stati come Francia e Germania. Non si tratta tanto parlare di appropriatezza. Il servizio sanitario pubblico è quello erogato con denaro pubblico, indipendente da chi sia l'erogatore, che sia di diritto privato o pubblico. Il vero tema è: è finanziato a sufficienza il sistema sanitario nazionale? No, siamo molto indietro. I dati ci danno invece una visione di un sistema sanitario nazionale che miracolosamente raggiunge gli stessi risultati che più o meno vengono raggiunti dagli altri Paesi europei, ma con il doppio delle risorse", commenta Massaro.
“Noi di Amel ci occupiamo della progettazione, della produzione e soprattutto poi della distribuzione di terapie fisiche domiciliari, in particolar modo della magnetoterapia. Portare la terapia a casa delle persone significa, da un lato, sgravare il soggetto pubblico di costi e, nello stesso tempo, portare al cittadino un servizio con vantaggi sociali molto importanti: comodità, risparmio di tempo e di denaro. Quindi, è veramente win-win", conclude Poli.