Dopo una “pausa Covid”, il mercato di questi titoli di debito ha ripreso a crescere. Ma quando un’obbligazione può essere definita verde?
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Ormai siamo tutti un po’ più green, e il mercato finanziario non poteva essere da meno. Motivo per cui nel 2007 vennero inventati i green bond, obbligazioni associate al finanziamento di progetti che hanno ricadute in termini ambientali (efficienza energetica, produzione di energia da fonti pulite, uso sostenibile dei terreni ecc.). A inventarli un italiano, Aldo Romani, capo del funding sostenibilità della Banca europea per gli investimenti. Fu proprio la Bei, il 4 luglio 2007, a emettere il primo green bond, mentre la prima obbligazione verde in Italia è stata lanciata nel 2014 dalla emiliana Hera: un decennale dal valore di 500 milioni di euro.
Come riconoscerli - I green bond hanno quattro caratteristiche che li distinguono dalle normali obbligazioni:
1. la selezione del progetto da finanziare;
2. i proventi devono essere vincolati al progetto selezionato. Il denaro deve essere depositato su un portafoglio specifico, o comunque tracciato dall’emittente;
3. almeno una volta all’anno deve essere effettuata una rendicontazione riguardo l’utilizzo dei proventi, per vedere i progetti per cui vengono usati;
4. deve esserci la second opinion, cioè un revisore esterno incaricato di certificare documenti e obiettivi.
I principi - L’associazione internazionale dei mercati di capitali (Icma) ha stilato i Green bond principles, cioè le caratteristiche che rendono un’obbligazione green. Si tratta solamente di un’autoregolamentazione, quindi non sono previste sanzioni. In realtà sono i mercati stessi a “sanzionare” chi non rispetta i principi Icma relativi alle obbligazioni verdi, in quanto le ricadute in termini reputazionali potrebbero danneggiare l’azienda. La Commissione europea ha elaborato degli standard specifici per i green bond europei. La differenza principale è l’albo dei certificatori: chi fornisce la second opinion deve essere iscritto a un elenco gestito dall’Esma, l’istituto che regolamenta i mercati finanziari europei.
Il caso Starbucks - Un esempio virtuoso e remunerativo riguardante l’uso dei green bond è stato fornito da Starbucks. La catena di caffè statunitense ha infatti raccolto un miliardo di dollari nel 2019 in seguito all’emissione di obbligazioni sostenibili. Obiettivo dell’azienda è quello di spostare l’approvvigionamento di grani di caffè verso produttori sostenibili e rendere le sue attività più ecologiche, due aspetti che hanno attratto l’interesse degli investitori.
Un mercato in crescita - Il mercato di questi titoli di debito, dopo quella che possiamo definire una “pausa” causata dal covid, ha ripreso a espandersi. Nei primi quindici giorni di settembre 2020 è stato registrato il volume mensile più alto di emissioni green da inizio anno, cioè 26 miliardi di dollari. A livello globale, il mercato delle obbligazioni sostenibili ammonta a circa 650 miliardi di dollari. Nell’area Euro nel 2019 si è assistito a una crescita del 50% rispetto l’anno precedente, fino ad arrivare alla cifra di 170 miliardi di euro.