La Federazione che rappresenta le imprese elettrotecniche ed elettroniche indica la chiave per superare il difficile momento economico ed esprime perplessità sul Decreto Semplificazioni
"La digitalizzazione nei sui aspetti riguardanti il vero contenuto tecnologico per l’industria e gli edifici e in generale le infrastrutture è la grande assente del dibattito attuale", dice Giuliano Busetto, presidente di Anie, la Federazione aderente a Confindustria, che rappresenta le imprese elettrotecniche ed elettroniche. ‘’In generale credo manchi il dibattito sull’importanza della tecnologia e del suo sviluppo così dirompente nelle attività quotidiane come nell’evoluzione dell’industria nei prossimi anni’’. L’industria rappresenta il motore pulsante di un’economia florida e sul suo futuro gioca un ruolo preponderante l’innovazione digitale secondo il modello 4.0 che, abilitato dall’impiego di tecnologie innovative e dallo sviluppo delle nuove competenze digitali, si traduce in maggiore efficienza, maggiore competitività e maggiore interconnessione all’interno della fabbrica e lungo la filiera produttiva. Oggi che il nostro Paese sta uscendo dalla morsa della pandemia Covid-19, Industria 4.0 è, dunque, una formidabile occasione per il rilancio del manifatturiero italiano e del sistema produttivo nel suo complesso, funzionale a un suo riposizionamento negli scenari competitivi globali.
“ Siamo convinti che serva subito una forte accelerazione e perché ciò avvenga è necessario un potenziamento immediato dei principali strumenti del Piano Transizione 4.0. Oltre alla necessità di chiarire da subito la dimensione degli strumenti messi a disposizione delle imprese, è fondamentale dare al Piano Transizione 4.0 un orizzonte applicativo di medio termine. Il rinnovo annuale delle misure non giova agli investitori che devono invece avere certezze su un periodo non inferiore ai 3 anni.”
L’emergenza covid ha inoltre reso ancor più evidente l’importanza della casa, “bene rifugio” di tutti i cittadini in questo periodo di difficoltà. La pandemia, infatti, che ha costretto “confinata” la popolazione a livello globale, ha messo in luce tutte le criticità e i limiti di ambienti e contesti “non connessi”, rispetto a quelli connessi, paradossalmente indicando nella digitalizzazione non tanto una scelta quanto ormai un percorso obbligato. Il basso livello di digitalizzazione delle nostre case e dei nostri edifici, mai come oggi si dimostra e si avverte come una criticità, in un momento storico nel quale è altissima la percezione di alcune applicazioni, quali la telemedicina, lo smart working, la didattica online e molte altre.
L’edilizia, inoltre, potrebbe rivestire un ruolo trainante nel rilancio dell’economia italiana post-crisi, essendo in grado di integrare virtuosamente molti dei principali settori produttivi del Paese. Mai come ora è quindi evidente come sia necessario adottare misure che incentivino il miglioramento degli edifici in termini di: efficienza energetica, sicurezza, comfort e fruibilità. interconnessione.
L’Edificio moderno (Smart Building o Edificio 4.0) non può che essere digitale e, come tale, è sempre meno prescindibile dalle tecnologie in esso contenute: non è sufficiente progettare correttamente l’involucro, serve progettare e dotare l’edificio di una adeguata infrastruttura tecnologica e di impianti e soluzioni rispondenti alle nuove esigenze. Anie rappresenta imprese che sono in grado di offrire soluzioni e tecnologie innovative, prodotti e sistemi nativi digitali, piattaforme tecnologiche che possono contribuire a elevare il livello qualitativo e prestazionale degli edifici, in ottica energetica ma anche sociale, essendo tra l’altro abilitanti per offrire nuovi servizi, dalla analisi e prevenzione del rischio, per affrontare il problema dell’invecchiamento crescente della popolazione e consentire il più a lungo possibile la permanenza nella propria abitazione anche a persone anziane e diversamente abili.
“Come Federazione Anie - continua ancora il presidente Giuliano Busetto - condividiamo e apprezziamo il potenziamento dell’ecobonus. Tuttavia, siamo convinti che un intervento legislativo a favore dell’edilizia, per essere oggi efficace, debba tenere in considerazione la fondamentale importanza delle tecnologie che permettano da un lato il massimo risparmio energetico, dall’altro nuove opportunità di servizi alle persone. Per superare il limite attuale dell’ecobonus, circoscritto solo ad alcuni interventi e/o tecnologie, vanno, a nostro giudizio, premiate tecnologie, apparecchiature, soluzioni impiantistiche certamente energeticamente performanti, in grado di produrre un effettivo e misurabile contenimento dei consumi energetici, ma anche abilitate a condividere dati e informazioni, mutuando l’approccio vincente già sperimentato nel piano Impresa 4.0, così ricomprendendo nelle attuali misure interventi ad oggi non considerati, tra l’altro nel rispetto di un più generale principio di neutralità tecnologica. Tengo poi a sottolineare la necessità di introdurre anche nel nostro ordinamento un riferimento all’SRI – Smart Readiness Indicator, ossia l’indicatore del livello di predisposizione dell’edificio all’utilizzo di tecnologie intelligenti. L’indicazione obbligatoria dell’SRI non solo rappresenterebbe un segnale concreto di attenzione all’evoluzione verso il cosiddetto Edificio 4.0 ma anche una reale spinta all’adozione di soluzioni tecnologiche innovative nelle costruzioni, spingendo tutti gli attori della filiera, non ultimo il consumatore finale, a una effettiva consapevolezza del valore della tecnologia nei contesti in cui vive e lavora, in termini di funzionalità acquisite ma anche sul valore economico dell’immobile stesso.”
Bocciato invece, da Anie, il Decreto Semplificazioni che, come più volte ribadito dagli esponenti dell’Esecutivo, doveva essere l’occasione, non solo per rilanciare gli investimenti a seguito della pandemia, ma anche per metter mano ad alcune criticità insite nel Codice dei Contratti pubblici per le quali – da quattro anni a questa parte – non si è riusciti a trovare una soluzione. Ancora una volta gli aspetti politici hanno prevalso sul buon senso e si è persa l’ennesima occasione per risolvere le annose criticità connesse alla disciplina dei motivi di esclusione e del subappalto, criticità peraltro segnalate formalmente anche dall’Unione Europea.
Apprezzabili le scelte relative alla gestione dei contratti attualmente in corso e quelli che verranno affidati sino al 31 luglio 2021. Il contenimento dei tempi per l’emissione dei SAL, il riconoscimento dei maggiori costi per l’adeguamento ed integrazione del piano di sicurezza e coordinamento, l’individuazione dell’emergenza Covid-19 come causa di forza maggiore sono interventi certamente utili e necessari per rendere più agevole la gestione dei contratti di cui sopra ma sono interventi “dovuti” per i quali non si poteva immaginare una diversa soluzione.
Incomprensibili le scelte operate in tema di snellimento delle procedure, l’Esecutivo si è concentrato a sburocratizzare (ad avviso della Federazione in modo eccessivo e per certi versi pericoloso) le procedure di affidamento dimenticandosi completamente della problematiche connesse alla fase esecutiva del contratto che, dati alla mano, rappresenta il punto nevralgico per il buon esito degli affidamenti.
La Federazione non comprende la scelta di escludere dalla bozza finale del provvedimento le modifiche in tema di motivi di esclusione ed in tema di subappalto che, oltre a rispondere alle richieste avanzate dall’Unione europea, avrebbero permesso di superare notevoli criticità connesse alla fase esecutiva e potenzialmente avrebbero potuto, una volta per tutte, eliminare oneri ed orpelli che attualmente gravano sulle spalle degli operatori economici.