I numeri del secondo sviluppatore immobiliare cinese fanno tremare i polsi: 1.300 i progetti realizzati in 300 città. E altrettanti cantieri aperti su terreni per 800mila km quadrati, quasi 3 volte la superficie dell'Italia
Da Hong Kong all'Europa, le Borse tremano e la domanda degli investitori è più o meno questa: la Cina si appresta a vivere il suo momento Lehman Brothers? Tredici anni dopo il fallimento del gigante bancario americano che precipitò il mondo nella crisi finanziaria, gli occhi sono puntati adesso su Evergrande: con un indebitamento di 300 miliardi di dollari, il colosso immobiliare ha annunciato di non riuscire a pagare gli interessi sui prestiti in scadenza in questi giorni. Da qui il crollo del titolo che sta affossando le piazze finanziarie di tutto il mondo.
I numeri del secondo sviluppatore immobiliare cinese fanno tremare i polsi: 1.300 i progetti realizzati in 300 città. E altrettanti cantieri aperti su terreni per 800mila km quadrati, quasi 3 volte la superficie dell'Italia. Edifici costruiti per pura speculazione e poi rimasti invenduti o demoliti poco dopo, mettendo a rischio i conti di Evergrande e la fiducia degli investitori che avevano puntato sul mattone. “Ridateci i nostri soldi” hanno urlato centinaia di manifestanti che hanno assediato negli scorsi giorni il quartier generale della società a Shenzhen.
Il mercato invoca un salvataggio da parte del governo cinese per evitare l'effetto valanga, ma anche Pechino potrebbe avere interesse a non far estendere il crac di Evergrande a tutto il settore immobiliare, che vale tra il 16 e il 25 per cento del prodotto nazionale e che per anni è stato il motore del boom cinese. Fatto anche di palazzi vuoti pur di far crescere il pil.