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Il presidente di Ucimu-Sistemi per Produrre Riccardo Rosa analizza l'impatto delle politiche protezionistiche americane sul settore che esporta negli Usa per 630 milioni di euro
di Giuliana Grimaldi© sito ufficiale
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Il mercato americano rappresenta per l'industria italiana delle macchine utensili il primo mercato di esportazione, con una quota del 16% e ordini per 630 milioni di euro nel 2023, in crescita del 10% rispetto all'anno precedente. Le nuove politiche protezionistiche americane, tuttavia, potrebbero avere conseguenze rilevanti per il settore. Abbiamo intervistato Riccardo Rosa, presidente di Ucimu Sistemi per Produrre, l'associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, che è anche a capo dell'omonima azienda. Realtà molto attenta alle evoluzioni del mercato e proprio per questo in costante dialogo con l'Università Cattolica e il suo corso di laurea magistrale in Mercati e strategie d'impresa, all'interno della Facoltà di Economia.
Cosa sono le macchine utensili e qual è l'importanza di questo settore per l'industria italiana?
"Le macchine utensili sono quei beni strumentali che servono per produrre qualsiasi oggetto. Si dividono prevalentemente in macchine utensili ad asportazione e macchine utensili a deformazione, e sono alla base di tutta l'economia manifatturiera italiana. Nel 2024, la produzione si è attestata a 6,4 miliardi di euro, in calo rispetto agli anni precedenti del 16,9%. Le esportazioni coprono circa 4,27 miliardi di euro, pari al 67% del prodotto."
Quanto è importante il mercato americano per il vostro settore?
"Il mercato americano è il primo mercato di esportazione con una quota del 16%. L'anno scorso ha avuto una raccolta ordini pari a circa 630 milioni di euro, con un incremento del 10% rispetto all'anno precedente. Di conseguenza, per noi il mercato americano è molto importante."
Quali sono gli effetti dei dazi americani sulla sua azienda e sul settore in generale?
"Per la mia azienda, in questo momento, i dazi non impattano tantissimo in forma diretta poiché abbiamo delle commesse legate allo Stato americano e di conseguenza ci hanno già mandato l'esenzione. Ma il comparto ne risentirà sicuramente perché con 600 milioni di euro di export ci saranno ripercussioni sui prezzi e sulle commesse. Secondo me, l'effetto più fastidioso di questi dazi sarà legato alle conseguenze sulle esportazioni italiane non solo di macchinari, ma soprattutto di parti di macchine, di meccanica di precisione, di arredo, di ceramica e del settore automobilistico."
Quindi lei parla di effetti indiretti più che diretti?
"Esatto. Se i nostri clienti europei non potranno più esportare verso gli Usa, rallenteranno anche gli investimenti negli impianti europei. Secondo il mio punto di vista, la parte più penalizzante di questi dazi per il nostro comparto è questa."
Ma gli Usa hanno comunque bisogno di importare macchine utensili, giusto?
"Assolutamente. I nostri macchinari sono importanti per il cliente americano. Gli Usa non hanno questo tipo di produzioni e le devono comunque acquistare. Che le acquistino da noi, dalla Corea o dalla Cina, devono comunque farlo. Dalle statistiche che abbiamo rilevato, hanno un consumo di circa 12,6 miliardi di euro e una produzione di circa 5,6 miliardi. Di conseguenza, hanno 7 miliardi di importazioni. E secondo le prime avvisaglie che abbiamo avuto, potremmo essere persino favoriti rispetto a Cina e Corea, perché su queste tipologie di macchinari dovrebbero avere dazi più alti."
Pensa che dopo la pausa di 90 giorni questi dazi saranno ripristinati?
"È una domanda da giocatori d'azzardo. Abbiamo visto l'excursus di questi annunci, proroghe e smentite, e sinceramente non mi sento di fare una previsione. Ci sono diversi incontri politici e negoziati in corso, vedremo cosa succederà."
Avete già notato effetti sull'andamento degli ordini?
"Nel primo trimestre, i dati di vendita delle macchine utensili sono stati molto positivi in Italia, con un +71,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre sono calate le acquisizioni all'export del 18%. Dire che questo 18% sia già effetto dei dazi o dell'incertezza legata a essi è difficile, non siamo in possesso di dati così precisi."
State pensando di spostare parte della produzione negli Usa?
"No, nel parterre dei nostri associati Ucimu soltanto due o tre hanno già qualche produzione negli Usa, e sono le aziende più grandi. Tutte le altre Pmi non hanno né la dimensione né la necessità di produrre dall'altra parte dell'oceano. Ci sono tutta una serie di presupposti e di attività che dovrebbero essere fatte lì, non ultima la catena di fornitura che è molto sviluppata in Europa e poco sviluppata in Nord America."
Ci sono state cancellazioni di ordini?
"Cancellazioni vere e proprie non ce ne sono state. Ci sono stati piuttosto dei rallentamenti sulle trattative o sulle emissioni di nuovi ordini, perché non c'è ancora certezza su quanto costerà questo dazio di importazione e se potrà essere applicato anche su contratti già esistenti."
Quali mercati alternativi state valutando?
"Stiamo guardando ai mercati dei Balcani, a quelli del Far East, e soprattutto all'India, che è un mercato in crescita e ha quasi raggiunto la Cina per il nostro tipo di macchinario. Speriamo anche in un'evoluzione degli indici per far ripartire il mercato tedesco, che è ormai abbastanza stagnante da qualche anno."
Quali supporti o interventi chiedete al governo italiano e all'Unione Europea?
"Innanzitutto, auspichiamo che venga consumato il più possibile quello che è la dotazione dell'incentivo 5.0. Se questa dotazione dovesse rimanere inutilizzata, sarebbe bello valutare di usarla per una politica industriale dei prossimi anni, magari finanziando un incentivo 4.0 con dei ticket verso il Green deal, oppure dando una premialità sulle esportazioni verso gli Usa. All'Europa chiediamo una posizione chiara e comune sui dazi, affinché non ci siano richieste singole limitate solo ai beni prodotti nei singoli Paesi. Chiediamo anche di chiarire la situazione della transizione verde per il settore automobilistico, con una neutralità tecnologica che non imponga veti sui tipi di motori o combustibili utilizzati."