Giovanni Carlo Licitra (LBG Sicilia) e José Rallo (Donnafugata) raccontano l'impatto delle nuove tariffe Usa: tra incertezza normativa, strategie di diversificazione e fiducia nella qualità dei loro prodotti
di Giuliana Grimaldi© Istockphoto
L'introduzione di dazi rappresenta una sfida significativa per il settore agroalimentare italiano, noto per la sua eccellenza e per il forte legame con il mercato internazionale. Dazi annunciati e ora in pausa per 90 giorni, ma comunque incombenti sul sistema produttivo tricolore, mentre si spera che la diplomazia e il buon senso facciano il loro corso
In questa cornice di incertezza, abbiamo raccolto le voci di due imprenditori siciliani, Giovanni Carlo Licitra, CEO di LBG Sicilia, e José Rallo, CEO di Donnafugata insieme al fratello Antonio Rallo, per capire come le loro aziende stanno affrontando questa fase di incertezza.
Quanto è esposta la sua azienda sul mercato internazionale in generale, e su quello americano in particolare?
Licitra: "LBG Sicilia è un'azienda specializzata nella produzione di ingredienti e sistemi funzionali di alta qualità per l'industria alimentare e con la gamma Seedgum siamo diventati leader nel mercato mondiale della farina di semi di carrube: esportiamo il 95% del fatturato all'estero e gli Stati Uniti rappresentano circa il 15-20% del fatturato totale."
Rallo: "Il principale mercato dei vini Donnafugata è quello domestico, pertanto non siamo molto esposti. Il mercato americano pesa circa per un 10% sul nostro export e quindi non siamo particolarmente preoccupati dei possibili impatti dei dazi; peraltro non è ancora dato sapere se e quando entreranno davvero in vigore e in che misura."
La questione dazi l'ha già toccata? In che misura e su quali aspetti o prodotti?
Licitra: "In realtà, dopo una settimana dall'annuncio dei nuovi dazi ancora non riusciamo a capire se e quali dei nostri prodotti sono oggetto di dazi e nessuno dei nostri consulenti doganali ha ancora certezza di quello che è stato stabilito. Penso che cambi di direzione così importanti dovrebbero essere programmati e organizzati adeguatamente. Invece abbiamo trovato molta confusione e improvvisazione. Penso che non siano state valutate attentamente le conseguenze sulla logistica e quindi sullo sdoganamento dei containers ai porti americani e soprattutto, le conseguenze di natura contrattuale sui contratti in essere. È molto probabile che ci possano essere molti contenziosi su chi debba pagare il dazio: l'esportatore, l'importatore o il cliente finale? Questo potrebbe bloccare gli sdoganamenti e far mancare prodotti necessari per le filiere produttive Usa."
Rallo: "Al momento non abbiamo subito conseguenze anche perché i dazi sono stati prima annunciati, poi confermati e dopo sospesi. Ne stiamo parlando con il nostro importatore Usa, ma abbiamo stock che non sconteranno dazi per circa tre mesi. Quindi niente panico, aspettiamo anche l'esito delle trattative."
Quali sono le sue principali preoccupazioni per la sua azienda? Ha già calcolato l'impatto percentuale che i dazi avranno sui vostri costi di esportazione verso gli Stati Uniti?
Licitra: "Come ho detto, non si ha nessuna certezza o chiarezza di quali prodotti siano oggetto dei dazi. Ma mi sembra chiaro che i costi non possono ricadere sull'esportatore, bensì sull'importatore, e infine sul consumatore americano."
Rallo: "Il Covid ci ha insegnato ancor di più di quanto non sapessimo già, che bisogna essere resilienti e affrontare le difficoltà con immaginazione e creatività. Voglio essere positiva: penso che i dazi, in questo senso, costituiscano una nuova sfida che ci spingerà a fare sempre meglio, su tutti i mercati. Ci sono altre leve di marketing oltre il pricing: la presenza sul mercato, la promozione, la comunicazione. Sarà su tutti questi aspetti che verranno delineate le strategie in collaborazione con l'importatore. Dal punto di vista del prezzo al consumatore finale, bisogna distinguere tra prodotti a fascia 'popular' ovvero 'premium'. Il consumatore con potere d'acquisto più alto ne subirà meno le conseguenze."
Quale clima economico e commerciale avete percepito confrontandovi con altri imprenditori?
Licitra: "Nel mio recente viaggio in Giappone ho percepito molta preoccupazione e assoluta sorpresa per quello che sta succedendo. Questa politica è vista in molti paesi come un atto quasi ostile specie per chi ha sempre collaborato con gli Stati Uniti, e quindi c'è il pericolo di uno sviluppo di un sentimento non proprio favorevole agli Usa."
Rallo: "Al recente Vinitaly il clima non era da 'panico' sia perché è ancora difficile capire quali saranno le effettive tariffe che saranno applicate al nostro settore, sia perché abbiamo una grande platea di estimatori che non rinunceranno a bere il vino italiano. Strategie utili per altri settori? Penso che al vino italiano – come al design e alla moda e a tutti quei settori dove possiamo vantare know how straordinari e non replicabili - tocchi sempre di più di puntare sull'eccellenza artigianale e creativa e sulla capacità di comunicare questi nostri punti di forza."
State pensando di assorbire parte dei costi per mantenere i prezzi competitivi sul mercato americano o li trasferirete interamente sui consumatori finali?
Licitra: "Questo dipenderà molto dall'entità dei dazi e su quali prodotti verranno applicati, ma penso che quasi nessuna azienda potrà assorbire uno svantaggio competitivo del 20% sui propri margini. Quindi sarà quasi necessario trasferire i costi in più all'importatore americano."
Rallo: "In molti casi i maggiori costi saranno suddivisi tra produttore, distributore e consumatore. Purtroppo, il consumatore sarà quello che pagherà le maggiori conseguenze, anche in considerazione dei moltiplicatori che vanno a definire il prezzo finale di vendita. Per quanto ci riguarda, è da tenere presente che la nostra è un'azienda agricola; veniamo da due annate molto poco produttive e abbiamo già dovuto assorbire tanti costi. Per noi sarà difficile fare altri sacrifici ma è ancora prematuro dirlo; vedremo come agire, ma rimanendo calmi."
Queste tariffe rischiano di compromettere la presenza dei vostri prodotti sul mercato americano? Avete già registrato cancellazioni di ordini?
Licitra: "Con l'introduzione dei dazi, si altera lo scenario competitivo e alcune aziende italiane ed europee che sono molto efficaci e competitive (e sicure da un punto di vista della sicurezza alimentare) potranno essere svantaggiate a favore di altre per il solo fatto che queste possano trovarsi in paesi non colpiti. Questo può essere particolarmente pericoloso per i consumatori finali, specie nel settore alimentare, dove noi operiamo, se dovesse permanere uno svantaggio dei dazi dei paesi europei nei confronti di altri paesi dove i controlli sulla salubrità dei prodotti alimentari sono meno stringenti. Quindi spero in una scelta del mercato americano di privilegiare la sicurezza e la qualità, anche se è molto probabile una caduta di quote di mercato. Al momento stiamo vedendo che tutti i clienti americani si sono bloccati per capire anche loro, che tipo di effetti reali ci sono."
Rallo: "Non abbiamo avuto cancellazioni di ordini e non pensiamo che la presenza dei nostri prodotti possa essere compromessa. Produciamo dei vini unici nel loro genere – penso su tutti al rosso Mille e Una Notte e al Passito di Pantelleria Ben Ryé – che hanno degli estimatori così fedeli che non vi rinunceranno. I consumatori con maggiore potere d'acquisto che amano i prodotti di fascia media-alta, immaginiamo che continueranno a preferirli: non credo che il consumatore americano, il più ricco del mondo, sia propenso a farsi dire da qualcun altro quale vino o quale auto acquistare. Le manifestazioni di protesta in 50 stati del Paese lo dimostrano. Allo stesso tempo, gli importatori americani stanno interloquendo con l'Amministrazione Trump per smorzare il problema del nostro settore. Non dimentichiamo neanche la forza del brand 'Sicilia' che è molto apprezzato dal consumatore americano verso il quale le campagne del Consorzio Doc Sicilia hanno permesso di accrescere la notorietà dei nostri vini e di vitigni come il Grillo e il Nero d'Avola. Se poi guardiamo al turismo, nella nostra isola vi è un costante aumento di visitatori americani che vengono per scoprire il nostro straordinario patrimonio naturalistico, culturale e nondimeno enogastronomico; siamo certi che queste persone vorranno il cibo e il vino italiano anche quando torneranno a casa."
Che alternative state valutando per fronteggiare questa situazione?
Licitra: "Io penso sempre che l'introduzione dei dazi sia uno svantaggio per tutti e confido in un ripensamento. Le alternative sono dirette a cercare di sviluppare mercati diversi da quello americano."
Rallo: "Siamo consapevoli – ma lo eravamo già – che diversificare è la migliore strategia per non dipendere troppo solo da alcuni mercati. Ne serviamo già oltre 70 nel mondo e continueremo a presidiarli e svilupparli il più possibile."
Avete considerato di aprire strutture produttive negli Stati Uniti per aggirare i dazi come consiglia di fare Trump?
Licitra: "Un investimento in America è sempre stato uno degli obiettivi di un eventuale nostro sviluppo internazionale. Ma paradossalmente, in questo momento vediamo che non c'è una grande continuità di politica economica in America e abbiamo visto repentini e profondissimi cambiamenti nel giro di pochi mesi da un'amministrazione a un'altra. Questo non incentiva l'idea di fare investimenti Oltreoceano."
Rallo: "Nel caso del vino di qualità questo non è possibile e – aggiungo – per fortuna."
Quali supporti o interventi chiedete al governo italiano e all'Unione europea per mitigare l'impatto dei dazi?
Licitra: "Quello che mi sento al momento di chiedere alle istituzioni italiane ed europee è di fare il possibile per far ritornare la situazione com'era prima dell'annuncio dei dazi."
Rallo: "Al governo chiediamo di mantenere i nervi saldi e di trattare insieme all'Unione europea in modo compatto. Inoltre, il governo può certamente dare supporto alle aziende attraverso l'Ice, l'agenzia del Ministero degli esteri per il sostegno alle esportazioni specie in quei paesi emergenti che potranno compensare in parte l'eventuale calo di vendite negli Usa. Il sostegno per la partecipazione alle fiere e ad altre attività promozionali rappresenterebbe un valido aiuto come lo sono tutte le leve di marketing diverse dal prezzo."