lo scenario

L'emergenza Coronavirus fermerà o accelererà la rivoluzione green?

Gli sforzi compiuti per le energie rinnovabili potrebbero essere messi da parte perch� la priorit� diventer� il rilancio dell?economia, ma gli esperti dicono che sarebbe un grave errore: dal green potrebbero venire crescita e nuovi posti di lavoro

27 Apr 2020 - 09:00

Le immagini fornite dal satellite Copernicus Sentinel-5P lo mostrano in modo chiaro. Le concentrazioni di biossido di azoto nell’atmosfera sono fortemente calate dall’inizio dell’anno, merito in parte dell’applicazione delle misure di sicurezza per limitare la propagazione del Coronavirus. Come riporta l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), gli scienziati del Royal Netherlands Meteorological Institute (KNMI) hanno riscontrato in varie metropoli europee un calo sostanziale di NO2 (la formula che indica appunto il biossido di azoto) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Fornendo alcuni esempi, in città come Madrid, Milano e Roma, i livelli di concentrazioni scendono del 45% mentre a Parigi la riduzione è pari al 54%. Ma si teme che a lungo termine questo miglioramento non durerà, sia perché una brutale ripartenza di trasporti e sistemi produttivi dopo il lockdown genererà alte concentrazioni di agenti inquinanti sia perché i governi dovranno riscrivere la propria agenda dando priorità ad altri temi.

“Le esperienze passate, come la grande recessione, ci insegnano che se il calo dei gas serra non è seguito da misure strutturali, le emissioni potrebbero riprendere”, dichiara a Tgcom24 il Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile Edo Ronchi - Non bisogna abbassare la guardia perché la crisi climatica potrebbe diventare la prossima pandemia”, aggiunge. Secondo Ronchi “le misure che oggi sono tecnologicamente mature e a costi competitivi come l’efficienza energica, la reiterazione urbana, la mobilità sostenibile e lo sviluppo delle energie rinnovabili, potrebbero essere anche uno stimolo al rilancio degli investimenti e dell’occupazione”. 

Si riaccende dunque il dibattito sulla rivoluzione ecologica. “Il Patto Verde non è un lusso da abbandonare perché affrontiamo una crisi, anzi è essenziale per tirarci fuori dalla crisi" e "per il futuro dell'Europa". Lo ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans ai deputati della commissione ambiente dell'Europarlamento. Eppure, alcuni parlamentari di Fratelli di Italia avevano chiesto alla Commissione europea di rinviare il Green deal fino al termine della crisi. Esplicito il messaggio alla Presidente Ursula Von der Leyen: “Prima di preoccuparci della sostenibilità ambientale delle imprese, dobbiamo garantirne la sopravvivenza e la liquidità, senza gravarle di ulteriori vincoli e costi”.

Anche dall’altra parte dell’oceano, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha cancellato le regole sulle emissioni stabilite dal governo Obama sui consumi delle auto. Cosí, aumenta la paura che gli sforzi compiuti per le energie rinnovabili potrebbero essere messi da parte al fine di rilanciare l’economia dei Paesi colpiti dalla pandemia. Sono per esempio, già stati annullati tutti i grandi eventi sul clima che erano previsti per il 2020, a cominciare dal più importante, la conferenza delle Nazioni Unite che doveva tenersi a Glasgow per fissare i nuovi obiettivi per la riduzione delle emissioni da parte dei diversi governi.
 

“Quando le spese sono tante e le risorse sono sempre limitate qualche rischio c’è di mettere da parte la rivoluzione green”, puntualizza Ronchi, “Adesso bisogna stare attenti a non generare costi successivi maggiori. Quando si trascurano gli impatti ambientali sembra che risparmi oggi ma in realtà spendi molto di più domani.” Dimenticando che la conversione al green potrebbe essere un catalizzatore della crescita e non un ostacolo a essa: secondo i calcoli fatti da Irena, l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili la crescita globale potrebbe aumentare di 98mila miliardi di dollari entro il 2050 se ci fosse un massiccio investimento in energia pulita e i posti di lavoro del settore potrebbero arrivare a 42 milioni (quattro volte rispetto quelli attuali).

Riduzione della produzione industriale, stop alle attività non essenziali e limitazione degli spostamenti. Le misure imposte dal governo italiano (e non solo) per contrastare la diffusione del Covid-19 hanno contribuito a frenare i consumi dei cittadini. Anche il temporaneo divieto di assembramento ha interrotto ogni tipo di manifestazione. Ma il movimento globale dei Fridays for Future ha continuato ugualmente a protestare. A cambiare è stata solo la modalità. Piattaforme come Facebook e Instagram si sono trasformate in piazze virtuali dove migliaia di giovani stanno scioperando in difesa dell’ambiente. “Bisogna continuare a tenere alta l’attenzione su questo tema perché questa crisi ci ha dimostrato quanto siano estremamente fragili le fondamenta ecologiche del nostro pianeta”, spiega a Tgcom24 l’attivista per il clima Fridays for Future Federica Gasbarro. 

Con il decreto Cura Italia, il governo ha introdotto una serie di misure che mirano a potenziare il servizio sanitario nazionale e a sostenere famiglie e imprese. Ma plastic tax e sugar tax erano già state rinviate. “È il cuneo fiscale che sta danneggiando di più le aziende e i salari”, spiega Ronchi, “Le tasse su plastica e zucchero andrebbero riformulate, non sono state fatte nel migliore dei modi. La sugar tax ha un’aliquota sola, utilizzare un solo livello di riferimento non è la formula più efficace”. In poche parole, si tratterebbe di una imposta da 10 centesimi al litro oltre i 25 grammi di zucchero utilizzato. Ma il limite è molto basso per incentivare i produttori a modificarne le quantità.  “Nella plastic tax ci sono due problemi”, continua Ronchi , “Abbiamo già un sistema di contributo ambientale sugli imballaggi di plastica e questa tassa produce un introito che va nelle casse generali dello Stato, dunque serve a generare entrate e non investimenti per la conversione del settore e il miglioramento ecologico per il riciclo”. 

Proprio per scongiurare una brusca frenata della ricerca di sostenibilità, undici Ministri dell'Ambiente europei, tra cui l'italiano Sergio Costa, hanno scritto una lettera alla Commissione europea con la quale hanno chiesto di tenere il Green Deal europeo centrale "per una ricostruzione resiliente nel post Covid-19": "Il mondo sta affrontando una crisi senza precedenti, l'attenzione attualmente è concentrata sulla lotta alla pandemia, ma dobbiamo ricordarci che la crisi climatica ed ecologica perdura e che lo slancio nel combattere questa battaglia deve rimanere una priorità dell'agenda politica. Accogliamo con grande favore che i Capi di Stato e di Governo il 26 marzo abbiano invitato la Commissione a iniziare a lavorare su un piano globale di ripresa dell'Ue che comprenda la transizione verde e la trasformazione digitale - spiegano - chiediamo alla Commissione di utilizzare il Green Deal europeo quale quadro di riferimento per questo esercizio e quindi di continuare il percorso di attuazione delle iniziative ivi previste. Costituisce una nuova strategia di crescita per l'Ue, che offrirà benefici volti sia a stimolare le economie e creare posti di lavoro sia ad accelerare una transizione verde in modo sostenibile ed economico".

In attesa di risposte e dai governi nazionali e dalle istituzioni comunitaire, la partita per un mondo più attento ai fattori ambientali è ancora aperta e tutta da giocare.


Articolo realizzato in collaborazione con il master biennale in giornalismo della IULM, contenuto a cura di Virginia Nesi.

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri