Con l’offerta su Banca Generali, il cuore della finanza italiana prova a blindarsi e a riscrivere ancora una volta gli equilibri del sistema bancario
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Chi dice finanza italiana, dice Mediobanca. Dal 1946, nel cuore della Milano della Borsa, da una piccola piazza — diventata nel tempo sinonimo stesso di potere finanziario — si sono dirette le grandi manovre del credito e dell'industria nazionale. Bastava evocare "Piazzetta Cuccia" per richiamare non solo la sede della banca, ma anche la figura di Enrico Cuccia, il banchiere che da quelle stanze ha costruito un impero discreto ma potentissimo, capace di tessere le trame del capitalismo italiano.
Ora da quella storica regia parte una nuova mossa destinata a lasciare il segno: Mediobanca ha lanciato un’offerta pubblica di scambio (la cosidetta Ops) per conquistare il 100% di Banca Generali, con l'obiettivo di rafforzarsi nella gestione del risparmio e di blindarsi contro l'assalto di Monte dei Paschi di Siena. Una partita che intreccia ambizioni industriali, difesa strategica e futuro della finanza italiana. Ma cosa sta succedendo, chi sono i protagonisti e quali saranno gli effetti per i risparmiatori e gli investitori?
Fondata nel 1946 per sostenere la ricostruzione economica del dopoguerra, Mediobanca è oggi uno dei principali gruppi finanziari italiani. Opera nell’investment banking, nella gestione patrimoniale e nel credito al consumo. L'azionariato vede come primo socio Delfin (la holding della famiglia Del Vecchio) con il 19,81%, seguito da Generali con il 12,79%, dal gruppo Caltagirone con il 6,31% e da BlackRock con il 4,10%. La parte restante delle quote è sul mercato. Alberto Nagel, amministratore delegato dal 2003, guida il gruppo puntando a consolidarne l'indipendenza e a rafforzare il peso di Mediobanca nel settore della gestione del risparmio.
Banca Generali è una delle principali realtà italiane nel private banking e nella gestione patrimoniale, specializzata nell’offrire consulenza finanziaria a clienti di fascia alta. Opera quindi nello stesso mercato di Mediobanca. È controllata dal gruppo assicurativo Generali, che detiene oltre il 50% del capitale. La storica compagnia triestina del Leone fondata nel 1831, è il primo gruppo assicurativo italiano e uno dei più grandi d’Europa.
I rapporti tra Mediobanca, Generali e Banca Generali sono stretti e intrecciati.
Mediobanca è il primo socio di Generali con una quota del 13%, mentre tra gli altri principali azionisti della compagnia triestina figurano il gruppo Caltagirone (6,82%), la holding Delfin della famiglia Del Vecchio (9,93%) e la famiglia Benetton (4,83%).
A loro volta, sia Caltagirone sia Delfin detengono partecipazioni significative in Mediobanca (rispettivamente il 6,31% e il 19,81%) e in Mps, la banca che ha lanciato una Ops per conquistare Piazzetta Cuccia.
Nelle mani di Caltagirone c’è circa il 5% di Mps, mentre gli eredi di Leonardo Del Vecchio controllano circa il 9,8%. Entrambi i gruppi hanno sostenuto una lista comune nell'ultima assemblea delle Generali, ottenendo tre posti in consiglio grazie anche al sostegno di Unicredit e di altri soci minori. Gli altri dieci consiglieri sono stati espressi dalla lista appoggiata da Mediobanca, garantendo così a Nagel un cda "amico".
La mossa di Mediobanca è una risposta alla pressione esercitata da Mps, sostenuta da Delfin e Caltagirone. Per rafforzarsi e difendersi da un eventuale cambio di controllo, Piazzetta Cuccia ha deciso di cedere il suo 13,04% in Generali (valutato circa 6,3 miliardi di euro) in cambio dell'intero capitale di Banca Generali. L'operazione prevede un concambio di 1,7 azioni Generali per ogni azione di Banca Generali, equivalente a un prezzo implicito di circa 54,17 euro.
Se l'offerta verrà approvata dall'assemblea (convocata per il 16 giugno), Mediobanca diventerebbe il secondo operatore italiano per masse gestite, con 210 miliardi di euro di attivi e circa 3.700 consulenti. Per i clienti di Banca Generali non ci saranno impatti immediati, ma nel medio periodo si assisterà probabilmente a un’integrazione dei servizi e al cambio del marchio: Mediobanca ha infatti annunciato che sostituirà il brand Banca Generali con il proprio.
Con il rafforzamento nel wealth management (cioè la gestione patrimoniale), Mediobanca si posizionerebbe al centro del nuovo sistema bancario italiano. Il risiko delle banche medie e grandi potrebbe accelerare, coinvolgendo anche realtà come Banco BPM, Crédit Agricole Italia e il gruppo Bper. Il settore si avvierebbe così verso una maggiore concentrazione, seguendo le linee guida della Banca centrale europea per la creazione di gruppi più solidi e competitivi a livello europeo.
L’offerta su Banca Generali si inserisce pienamente nella fase di consolidamento che attraversa il sistema bancario italiano. La pressione per creare gruppi più robusti e l’integrazione tra wealth management e credito tradizionale spingono le principali realtà a muoversi.
Con questa operazione, Mediobanca mira non solo a difendersi, ma a rilanciarsi come protagonista autonomo del futuro bancario italiano, rafforzando il proprio profilo patrimoniale e reddituale e rendendosi meno vulnerabile a scalate esterne come quella di Monte dei Paschi che potrebbe essere archiviata prima ancora di iniziare davvero: toglie di mezzo la quota di Generali che era il vero bersaglio di Mp e diventa più grande, cara e difficile da conquistare.