LA CORSA VERSO L'IMMUNITÀ

Vaccino anticovid, ecco chi sono i maggiori produttori mondiali delle fiale per conservarlo

Le incognite organizzative che riguardano la somministrazione del vaccino sono tante. Dal punto di vista del packaging, il nostro Paese può contare su alcune aziende leader nel settore del vetro medicale

28 Dic 2020 - 13:07
 © Istockphoto

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Durante il mese di novembre gli annunci di vaccini efficaci si sono moltiplicati in tutto il mondo. Queste notizie hanno raccolto il favore dei governi e dei mercati mondiali: quando il vaccino di Pfizer-BioNTech ha raggiunto lo stadio finale, le Borse sono volate alle stelle e l'annuncio è stato presto seguito da comunicati dei competitor che lavorano ad altre formulazioni, Astra Zeneca e Moderna solo per citare i più avanti con i trial. Le case farmaceutiche hanno annunciato che, non appena il vaccino sarà pronto, verrà organizzata la sua distribuzione in tutto il mondo. Il primo passo ovviamente è quello del packaging: il vaccino in soluzione liquida, dovrà essere suddiviso in appositi flaconi. La produzione di fiale nell’ultimo anno è aumentata, ma sarà sufficiente? E come si colloca l’Italia in questo mercato? 

Vaccini: a che punto siamo? - I vaccini anti Sars-CoV-2 in fase di studio da parte di gruppi di ricerca in tutto il mondo sono 212: di questi, 48 sono giunti alla sperimentazione clinica ma solo 11 alla fase 3, quella finale. Due, infine, stanno tagliando il traguardo con significativi dati di efficacia e sicurezza: sono i vaccini messi a punto da Pfizer/BioNTech e Moderna, entrambi basati sulla tecnica dell’Rna messaggero. L’efficacia del primo, messo a punto dalla casa farmaceutica americana e da quella tedesca, è stata annunciata il 9 novembre. Dieci giorni più tardi è stato il turno di Moderna, la società americana con sede a Cambridge (Massachusetts). Il vaccino di AstraZeneca, sviluppato dall’Università di Oxford e dall’Irbm di Pomezia, è ancora in fase 3, ma è più economico e facile da conservare degli altri due. 

Al di fuori delle procedure “canoniche” di sperimentazione, si collocano i vaccini realizzati in Cina e Russia. Nel Paese in cui il covid si è manifestato per la prima volta, non c’è ancora un vaccino dall’efficacia dimostrata, ma è già iniziata la somministrazione ai cittadini. In Cina sono circa un milione le persone che si sono fatte inoculare uno dei suoi due sieri in fase di sviluppo, a cui si aggiungono le migliaia che hanno optato per quello dell’azienda privata Sinovac. Questi tre vaccini fin da luglio sono stati autorizzati dal governo per il cosiddetto “utilizzo di emergenza”, per categorie a rischio come i medici o il personale delle dogane.

Con una certa dose di patriottismo, il vaccino russo si chiama Sputnik V. Dopo l’annuncio di agosto, a novembre il presidente Vladimir Putin ha dichiarato che il vaccino può essere distribuito anche al resto del mondo. Restano però molti dubbi sulla sperimentazione, che ha seguito un protocollo discutibile saltando alcune fasi. 

Il problema della distribuzione - La distribuzione del vaccino presenta molte incognite. È necessario conservarlo a una temperatura molto fredda (Pfizer/BioNTech parla di - 80°) e somministrarlo velocemente, dato che una volta scongelato sarà stabile solo per cinque giorni. I Paesi di tutto il mondo si dovranno poi organizzare per consegnare fisicamente i flaconi a medici e ospedali e per decidere quali categorie debbano vaccinarsi per prime. Il primo passaggio però è quello del packaging, ovvero l'approvvigionamento dei contenitori in vetro e il confezionamento del vaccino in sospensione liquida. La soluzione al problema non è scontata: a maggio, nel corso di una conferenza stampa, Pascal Soriot, Ceo di AstraZeneca, aveva addirittura detto: “La vera sfida non è tanto trovare il vaccino, ma riempire le fiale. Non ce ne sono abbastanza in tutto il mondo”. 

La scenario a livello mondiale - Dall’inizio della pandemia è iniziata una corsa per produrre il più alto numero possibile di flaconi. Negli Stati Uniti si sono mossi tutti i principali produttori di vetro medicale. Tra questi c’è Corning, che ha firmato un accordo con Pfizer per l’approvvigionamento di fiale e ha ricevuto 204 milioni di dollari dal governo americano. La società è stata finanziata anche per la sua recente invenzione: il Valor Glass, un tipo di vetro particolarmente adatto alla conservazione dei vaccini. Il governo Usa ha destinato 143 milioni anche a SiO2, che quest’anno ha aumentato la produzione di fiale. 

In Europa le aziende leader del settore sono tedesche e italiane. In Germania, Schott e Gerresheimer vantano una lunga storia nella produzione di vetro. “Non è facile realizzare fiale [per il vaccino] della giusta quantità e con i materiali adatti. Non ci sono poi così tante aziende nel mondo in grado di farlo”, ha spiegato al "Financial Times" Dietmar Siemssen, presidente della Gerresheimer. Per questo, all’inizio dell’estate, le due aziende tedesche hanno fatto una dichiarazione congiunta con il competitor italiano Stevanato per garantire, in quanto maggiori player di mercato, l'impegno a fianco delle case farmaceutiche a produrre il numero di flaconi necessari.

Stevanato Group: tempi di produzione più rapidi - Stevanato Group, attiva da 70 anni, sviluppa le tecnologie di formatura del tubo vetro che le consentono di trasformarlo in contenitori quali flaconi, tubofiale e siringhe. Avere la tecnologia proprietaria di trasformazione del tubo vetro ha consentito, allo scoppio della pandemia, di anticipare gli investimenti per aumentare capacità produttiva e di velocizzare i tempi per la costruzione delle linee di formatura da 10 a 6 mesi. Ogni anno Stevanato produce oltre due miliardi di flaconi in vetro (tra monodose e multidose). Per rispondere alle esigenze delle case farmaceutiche legate ai trattamenti e al vaccino anticovid, ha aumentato la capacità produttiva del 20%. L’azienda con sede in provincia di Padova è inoltre in contatto con i principali produttori di tubo vetro e di chiusure e con i costruttori di macchine da riempimento, in modo da soddisfare le richieste delle case farmaceutiche. 

Bormioli Pharma produce il packaging completo - Un’altra azienda leader del settore, Bormioli Pharma, è pronta a favorire la produzione e distribuzione delle dosi di vaccino. Questo per merito di un piano, già avviato da alcuni anni, di investimenti volto al potenziamento degli stabilimenti esistenti e a una serie di acquisizioni finalizzate a completare la gamma e allargare il perimetro geografico. In particolare grazie alla recente acquisizione di GCL Pharma (azienda in Abruzzo specializzata nella produzione di chiusure farmaceutiche per iniettabili), Bormioli Pharma può offrire un packaging completo (flacone in vetro, ghiere e rubber stopper), per il confezionamento di vaccini, semplificando l’attività di approvvigionamento da parte delle aziende farmaceutiche.

L’azienda con sede a Parma collabora attivamente con oltre mille aziende farmaceutiche nel mondo, molte delle quali attive nel settore vaccini. Bormioli Pharma inoltre produce materiali anche per i farmaci necessari al trattamento dei pazienti colpiti dal virus o che si trovano in cura nei reparti di terapia intensiva o sub-intensiva. Nel solo bimestre marzo-aprile sono stati realizzati più di un miliardo di packaging.

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