il dopo pandemia

Post Covid-19, per un italiano su due la ripartenza dell'economia ha la priorità sulla salute

Un’indagine di BCW Burson Cohn & Wolfe, condotta su 1.600 lavoratori fra Italia, Germania, Francia e Spagna, rivela un Paese preparato alla ripartenza di settembre e tra gli altri meno preoccupato del ritorno al lavoro. Con qualche sorpresa per il futuro

05 Ago 2020 - 16:01
 © Istockphoto

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Tra salute e lavoro gli italiani non hanno dubbi: più preoccupati per il secondo aspetto, contano di rientrare regolamente in ufficio dal mese di settembre, chiudendo il capitolo smart working, con la speranza di mantenere in via permanente alcuni suoi indubbi vantaggi. Sono i connazionali fotografati da una ricerca condotta da BCW Burson Cohn & Wolfe (una delle maggiori agenzie di comunicazione a servizio completo a livello globale) nel mese di luglio in quattro Paesi dell’Europa continentale (Francia, Germania, Spagna e Italia) su 1600 lavoratori. Al centro dello studio l'atteggiamento della popolazione in età lavorativa nei confronti del ritorno al lavoro, la gestione delle comunicazioni da parte delle aziende durante la fase di lockdown e il lavoro agile.

I dati dell'indagine - Per un italiano su due è infatti prioritario riaprire l’economia. La seconda ondata del virus ci preoccupa, ma meno di quanto non preoccupi gli altri. L'Italia è l'unico mercato in cui più si afferma che la priorità è riaprire l'economia (52%) piuttosto che prevenire la diffusione del Coronavirus (48%) contro una media europea del 63% di intervistati ancora timorosi (con il 73% della Spagna). Anche per quanto riguarda la seconda ondata del virus gli Italiani sono preoccupati (77%) ma in misura minore di Francia (88%) e Spagna (96%). 

In particolare, l’Italia è il Paese europeo che vede meno degli altri il rischio nel ritorno al lavoro (16%) e dell’apertura di esercizi commerciali non essenziali (15%) ma anche del settore dell’ospitalità (ristoranti, bar, hotel – 34%). Il 28% degli intervistati in Italia si aspetta di rientrare regolarmente a lavoro a settembre (Spagna e Francia addirittura dal mese di agosto). Ben il 75% si sente assolutamente tranquillo di tornare al lavoro anche domani. Il 48% però ha il timore di portare a casa il virus e il 29% non si fida che i propri colleghi seguano le necessarie attenzioni. Il 58% ritiene comunque che il proprio datore di lavoro abbia preso tutte le necessarie precauzioni (leggermente sotto la media europea del 62%). È l’immagine di un Paese che sicuramente è ancora guardingo e cauto ma che mostra tutta la volontà di riprendere regolarmente la propria vita con le necessarie attenzioni.

La relazione con le aziende e i datori di lavoro - Gli Italiani pensano di essere stati trattati dal proprio datore di lavoro con attenzione (in maniera eccellente o buona per il 79%, in linea con la media europea dell’80%) anche per quanto riguarda la salute mentale e il benessere generale (73% anche questo in linea con la media europea del 74%).  L’80% dei dipendenti sostiene anche di essere stato informato adeguatamente dalla propria azienda (media europea del 77%). Ciò nonostante, da parte dei lavoratori italiani emerge il desiderio di comunicazioni e assicurazioni maggiori e uno scarso allineamento/ritardi rispetto a quanto annunciato dalle Istituzioni. Il 38% si dice soddisfatto con una comunicazione a settimana e il 26% qualche volta al mese.

Il futuro del lavoro: work-life balance e flessibilità centrali per gli italiani - Seppur l’attuale situazione lavorativa sia apprezzata dalla maggioranza (65%) e solo il 27% voglia cambiare vita (contro una media europea del 34% con un 40% della Spagna), il 69% degli italiani è incline è considerare un maggior work-life balance per il futuro (contro una media europea del 62%). Il 66% sostiene che lavorare da casa sarà ritenuto maggiormente accettato e il 63% che la flessibilità dell’orario di lavoro sarà più comune.

Il 72% ritiene importante il lavoro da remoto (contro una media del 66% europeo).  Flessibilità d’orario e possibilità di lavoro agile vengono considerati i benefit maggiori (sopra media europea). Forte apprezzamento anche per l’assicurazione sanitaria privata (36%). Il 55% dei lavoratori italiani ritiene che l’attuale situazione comporterà un cambiamento nella valutazione del proprio lavoro maggiormente basata sulla performance effettiva (sopra media europea del 52%). Il 57%, comunque, vuole rimanere sull’attuale sistema di 5 giorni lavorativi a settimana, ben al di sopra della media europea del 52% e del 48% della Spagna.

“Abbiamo voluto sondare la percezione in alcuni Paesi europei per capire meglio la propensione e i timori dei lavoratori – afferma Elena Silva, Co-Market Leader di BCW Burson Cohn & Wolfe Italia – nei confronti del rientro alla normalità nei posti di lavoro in seno all’emergenza sanitaria COVID 19. Nonostante un comprensibile grado di preoccupazione, gli Italiani si mostrano pronti a dare il proprio apporto alla ripresa economica in tempi brevissimi. È interessante notare come i lavoratori si siano sentiti tutelati dalle aziende anche sul fronte della comunicazione interna, offrendo comunque interessanti indirizzi per il miglioramento. È, però, l’indirizzo per il futuro che vede gli Italiani particolarmente maturi.  Il periodo COVID 19 è stato un momento di riflessione sulla propria vita professionale nel suo aspetto organizzativo e nell’equilibrio vita-lavoro.”

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