nuovi stili di vita

Smart working, ecco come ha ridisegnato le città e cambiato il modo di vivere di milioni di nomadi digitali

L'evoluzione del lavoro a distanza ha avuto impatti sui prezzi degli immobili, la gestione degli uffici, i flussi verso borghi disabitati

26 Apr 2025 - 06:00
 © Istockphoto

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Il mondo del lavoro ha subito una trasformazione epocale negli ultimi anni. Quella che era partita come una soluzione temporanea durante la pandemia si è evoluta in un fenomeno strutturale che sta ridisegnando la geografia economica e sociale di interi paesi. Il lavoro remoto non è più solo una modalità operativa, ma un catalizzatore di cambiamento per i territori e le persone; dalle scelte abitative dei singoli alle politiche urbane, passando per le strategie aziendali.

La grande migrazione digitale

 I numeri mostrano che l'ufficio non è più l'unico scenario dal quale lavoriamo: secondo l'ultimo rapporto di McKinsey Global Institute (2023), oltre il 30% dei lavoratori nei paesi sviluppati svolge la propria attività in modalità completamente remota o ibrida. Il World Economic Forum, nel suo "Future of Jobs Report 2024", conferma questa tendenza, stimando che entro il 2026 circa il 38% della forza lavoro globale opererà in modalità flessibile. Questo ha innescato quello che gli esperti chiamano "la grande migrazione digitale", con milioni di persone che hanno abbandonato i costosi centri urbani per trasferirsi in periferia, in provincia o addirittura in altri paesi.

Le conseguenze sono evidenti: secondo l'indice immobiliare Zillow (2024), il principale indicatore del mercato residenziale statunitense che analizza milioni di transazioni e valutazioni, i prezzi degli immobili nelle grandi città come New York, San Francisco o Londra hanno subito una flessione media del 12% nelle aree centrali, mentre sono aumentati vertiginosamente (+24% in media) nelle località turistiche, nelle zone rurali ben connesse e nelle città di medie dimensioni.

L'Osservatorio del Mercato Immobiliare di Nomisma, società di ricerca economica italiana che pubblica semestralmente i rapporti sul mercato residenziale basati su transazioni effettive in 13 grandi città, conferma questo trend anche in Italia, con un calo del 7% nei distretti centrali delle grandi città e aumenti fino al 18% in località costiere e borghi ben collegati nell'ultimo rapporto del 2023. 

Le nuove "zoom town"

 Un fenomeno emergente è quello delle "zoom town", località che hanno conosciuto un boom demografico grazie all'afflusso di nomadi digitali che si collegavano con l'ufficio da piattaforme di videoconferenza come Zoom. Da Tulsa in Oklahoma a Madeira in Portogallo, da Savannah in Georgia a Bali in Indonesia, numerose aree hanno visto una trasformazione radicale del proprio tessuto sociale ed economico.

Molte di queste località hanno sviluppato programmi specifici per attrarre i nomadi digitali: sconti fiscali, visti speciali, spazi di coworking pubblici e persino contributi economici per il trasferimento. La città di Tulsa, per esempio, nel 2020 offriva10mila dollari a chi decideva di trasferirsi lavorando in remoto, mentre il Portogallo ha creato un visto specifico per nomadi digitali che garantisce condizioni fiscali vantaggiose.

Esempio seguito dall'Italia che dal 2022 ha introdotto il "visto per nomadi digitali", un permesso di soggiorno della durata di un anno (rinnovabile) destinato a "lavoratori che svolgono attività altamente qualificate attraverso l'utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto" provenienti da paesi Extra-Ue. Uno strumento normativo si inserisce nella strategia nazionale di rilancio delle aree interne e dei borghi storici, facilitando l'arrivo di lavoratori stranieri con elevata capacità di spesa.

L'impatto sui centri urbani

 Le grandi città stanno vivendo una trasformazione significativa. I distretti degli uffici, un tempo brulicanti di attività, devono reinventarsi. A New York, secondo il rapporto di CBRE Group, nel primo trimestre 2024 circa il 22,4% degli spazi adibiti a uffici è attualmente vuoto, con molti edifici in fase di riconversione verso uso residenziale o misto. Il Cushman & Wakefield Global Office Impact Study stima che entro il 2030 il 20% degli uffici globali cambierà destinazione d'uso.

Anche le infrastrutture urbane sono in fase di ripensamento: meno spazio per pendolarismo e più attenzione alla connettività digitale, alle aree verdi e agli spazi pubblici di qualità. Milano, per esempio, ha lanciato il progetto "15 Minute City", che mira a garantire tutti i servizi essenziali entro 15 minuti a piedi o in bicicletta dalla propria abitazione.

Le nuove disuguaglianze

 Se il lavoro remoto ha aperto nuove opportunità, ha anche creato nuove linee di frattura sociale. La "remotizzazione" riguarda principalmente i lavori ad alta specializzazione nei settori tecnologici, finanziari e creativi, mentre rimane inaccessibile per molte professioni manuali o di servizio.

Anche l'accesso alla connettività digitale rappresenta un fattore di disuguaglianza. Le aree rurali con infrastrutture digitali inadeguate rischiano di essere tagliate fuori da questa rivoluzione, creando ulteriori disparità territoriali.

Il caso italiano: il sud digitale

 In Italia, il lavoro remoto sta contribuendo a un parziale riequilibrio tra nord e sud. Secondo l'Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano (2023), oltre 103mila lavoratori hanno scelto di trasferirsi dalle grandi città del nord verso località del centro-sud, attratti dal minor costo della vita e dalla migliore qualità ambientale. I dati ISTAT confermano questa tendenza, registrando per la prima volta in decenni un saldo migratorio positivo per alcune province del Mezzogiorno nel biennio 2022-2023.

Borghi come Colletta di Castelbianco in Liguria o Civita di Bagnoregio nel Lazio sono diventati veri e propri hub per lavoratori digitali. In Sicilia, il comune di Sambuca ha venduto case a un euro a condizione che gli acquirenti le ristrutturassero, attirando numerosi professionisti in smart working.

Il futuro: verso un equilibrio ibrido

 Secondo gli esperti, il futuro non sarà caratterizzato né dal ritorno completo in ufficio né dal lavoro completamente remoto, ma da un modello ibrido e flessibile. "Le aziende stanno scoprendo che il lavoro remoto può aumentare la produttività e ridurre i costi", spiega Roberto Ferri, consulente aziendale. "Ma riconoscono anche l'importanza dell'interazione personale per l'innovazione e la cultura aziendale".

Questa nuova normalità richiederà un ripensamento degli spazi di lavoro, che diventeranno sempre più luoghi di incontro, collaborazione e socializzazione piuttosto che postazioni operative. Parallelamente, assisteremo alla crescita di spazi di coworking distribuiti sul territorio, per offrire ai lavoratori remoti ambienti professionali vicino alle proprie abitazioni. La rivoluzione del lavoro remoto è solo all'inizio. 

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