Il racconto psico-sociologico e giuslavoristico dei cambiamenti che il mondo del lavoro sta affrontando nel libro di Paolo Iacci e Francesco Rotondi
“La Generazione Z e l’attuale legislazione volta a facilitarne l’ingresso nel mondo del lavoro sembrano siano fatti apposta per non incontrarsi. Tanto i primi sono flessibili e pronti alla sperimentazione, tanto la seconda è rigida e volta a replicare i meccanismi del passato”. Partendo da questo presupposto, Paolo Iacci e Francesco Rotondi hanno deciso di scrivere “Generazione Z e lavoro. Vademecum per le imprese e i giovani” (Franco Angeli, 128 pagine, 16 euro). I due autori hanno offerto un doppio punto di vista su questo tema: psico-sociologico e giuslavoristico.
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Il libro, come si spiega nell’introduzione, è diviso in due parti: la prima parte si concentra sulle caratteristiche di questa generazione di giovani e giovanissimi che si affacciano in questi anni al mondo del lavoro, la seconda analizza con spirito critico le principali leggi rivolte all’accesso degli inoccupati al mercato del lavoro. Si tratta ovviamente di due punti di vista diversi ma che hanno un obiettivo comune: capire chi sono le “nuove leve” e quali sono gli strumenti a disposizione delle imprese per poterli selezionare, assumere e motivare al meglio. Gli autori si sono poi impegnati a riassumere il mare magnum delle leggi che regolano l’ambito dell’accesso del lavoro per permettere ai diretti interessati di potersi orientare.
Il quadro che si ricava non è per niente edulcorato: le due realtà analizzate non sono sulla stessa lunghezza d’onda. Secondo gli autori, gli appartenenti alla GenZ “sono attenti a privilegiare la significatività dell’esperienza lavorativa e la conciliazione tra vita privata e vita professionale”, mentre l’attuale legislazione “tende ad appiattire tutto nel segno del rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, ponendo poca attenzione alla formazione come elemento di continuità e di abilitazione ad un mondo in continuo cambiamento tecnologico. I primi sono immersi nella gig economy, fatta di esperienze brevi e rapsodiche, la seconda prevede solo lo sviluppo industriale pianificato delle medie e grandi imprese”.
Sono passati 50 anni dall’emanazione dello Statuto dei Lavoratori, pietra miliare della legislazione del lavoro nel nostro Paese. Il testo suggerisce che è arrivato il momento per modernizzarlo, e il migliore punto di partenza e stimolo potrebbero essere proprio i giovani. Il mondo del lavoro infatti in questi decenni è cambiato profondamente, le principali rivoluzioni sono state introdotte dalla mondializzazione dei mercati e della rivoluzione digitale con la globalizzazione delle relazioni. Le imprese hanno dovuto fare i conti con la volatilità delle condizioni di mercato e con più elevati livelli di rischio, operativo e finanziario, con conseguenze spesso negative per l’occupazione. È quindi necessario capire con quali modalità stanno cambiando la tecnologia e il lavoro, cercando di non opporsi (inutilmente) a questo cambiamento, ma piuttosto di impostare il suo sviluppo nel modo più armonico possibile.
Paolo Iacci, Presidente di Eca Italia e AIDP Promotion, è docente all’Università Statale di Milano. Ha una lunga esperienza in azienda prima come direttore delle risorse umane e poi come amministratore delegato. Francesco Rotondi, avvocato e giuslavorista, è docente alla LIUC - Università Carlo Cattaneo di Castellanza. Nominato nei Top 30 avvocati del mercato legale d’affari italiano del 2019, ha ricevuto svariati riconoscimenti e premi.