Per l'Italia il Prodotto interno lordo scenderà tra il 4,5% dei calcoli più ottimisti e il 15% delle stime peggiori, ma come spiegano i professori Andrea Galeotti e Paolo Surico della London Business School è praticamente impossibile avere numeri precisi
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Il coronavirus sta colpendo velocemente tutti i settori vicini alle persone. Siamo chiusi in casa, nessuno acquista più beni secondari, un po’ perché non ce n’è bisogno, un po’ perché è anche difficile farlo; nessuno si muove né per lavoro né per piacere così trasporti e turismo sono in ginocchio. In assenza di un conteggio esatto del danno inferto dalla pandemia all'economia mondiale sono disponibili, però, delle stime. Abbiamo cercato di riassumere qui le più attendibili e di tirare le somme, provando così a rispondere alla richiesta di un nostro lettore, Gennaro Colangelo che ci ha scritto da Caserta chiedendoci di realizzare una News on demand: "Continuo a leggere che il virus, dopo aver ucciso come una guerra migliaia di persone, farà danni anche a tutte l'economia. Mi piacerebbe capire con il vostro aiuto di quali cifre parliamo".
I numeri dell'Italia - Se Moody’s parlava di economia italiana “probabilmente in recessione” all’inizio di marzo, già il 25 dello stesso mese stimava la caduta del Pil italiano 2020 al -4,5%. Secondo Goldman Sachs, il deficit italiano salirà al 10% e il debito fino al 160%. L'agenzia Fitch, invece, calcola una diminuzione del prodotto interno lordo del 4,7%.
Secondo il Centro studi di Confindustria l'Italia potrebbe subire una "enorme perdita di Pil nella prima metà del 2020", pari a un -10% del Pil solo nel primo semestre dell'anno. Ipotizzando un "superamento della fase acuta dell'emergenza a fine maggio", il 2020 potrebbe chiudersi con un -6%. Per il 2021 viene invece previsto un "parziale recupero" con un rimbalzo del +3,5%.
Lo Svimez, l'associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, valuta che il lockdown costi circa 47 miliardi di euro al mese (il 3,1% del Pil italiano): 37 "persi" al Centronord, 10 al Sud. Considerando una ripresa delle attività nella seconda parte dell'anno, il Pil nel 2020 si ridurrebbe dell'8,4% per l'Italia.
La previsione più drastica è al momento quella di Unicredit che per l'Italia conteggia un crollo del Pil 2020 nell'ordine del 15%, a cui però, potrebbe seguire un rimbalzo del 9% nel 2021.
Le aziende italiane sarebbero i soggetti danneggiati per primi, come rileva Cerved. Secondo un primo scenario in cui l'emergenza finirebbe a inizio maggio e la ripresa sarebbe fissata per l’anno prossimo, le realtà produttive del nostro paese vedrebbero andare in fumo 275 miliardi di euro. In un secondo scenario che vede protrarsi l’emergenza sanitaria fino a dicembre, la perdita sarebbe di 641 miliardi, di cui 469 miliardi quest’anno e quasi 172 l’anno prossimo.
Da ultimo, il Fondo monetario internazionale l'Italia vedrà il proprio Pil calare del 9,1% nel 2020. Solo la Grecia con un Pil in calo del 10% farà peggio del Belpaese. Nel 2021 ci sarà una ripresa, con il Pil in aumento del 4,8%. Il tasso di disoccupazione raggiungerà invece il 12,7% dal 10,0% del 2019. Rispetto a gennaio 2020, le previsioni per l'Italia sono state riviste al ribasso del 9,6% per quest'anno, mentre quelle per il 2021 sono state alzate del 4,1%.
Cifre da prendere con tutte le pinze e i condizionali del caso, in un momento in cui forse l'unica certezza è quella al danno immediato provocato dal lockdown dell'economia, senza quindi considerare le conseguenze a lungo termine. Sempre secondo il Centro studi di Confindustria "ogni settimana in più di blocco normativo delle attività produttive, secondo i parametri attuali, potrebbe costare una percentuale ulteriore di prodotto interno lordo dell'ordine di almeno lo 0,75%".
I numeri degli altri paesi Ue - A Spagna e Francia non andrà troppo meglio visto che il loro debito pubblico toccherà il 120% del Pil nel 2020 (l'Italia invece dovrebbe vedere il debito salire al 147%).
Secondo l'IESE Business School, con il blocco dell’attività economica fino a fine aprile, il Pil spagnolo potrebbe perdere 3,9 punti nel 2020. Stima analoga a quella fatta da Fitch per Germania e Francia, paesi Ue per i quali si attende un calo intorno al 3,8-3,9%.
I numeri degli Stati Uniti - Negli Usa le stime sul Pil sono altrettanto drammatiche: si parla di una caduta del 34% del prodotto interno lordo nel secondo trimestre dell’anno secondo Goldman Sachs, mentre Morgan Stanley parla di un -5,5% per l’intero Pil americano nel 2020.
Relativamente agli States, però, i numeri peggiori riguardano il lavoro: le persone che hanno perso un impiego sono già di più rispetto alla crisi del 2008. Nelle ultime due settimane di marzo, 10 milioni di americani hanno fatto richiesta per il sussidio di disoccupazione e la Fed, la banca centrale degli Stati Uniti, parla di 47 milioni di disoccupati entro la fine di giugno. Sono i numeri peggiori dagli anni ‘50. A inizio marzo il tasso di disoccupazione negli Usa era al 3,5%, il livello minimo negli ultimi 50 anni, con grande compiacimento del presidente Donald Trump, ma questo momento felice appartiene adesso soltanto al ricordo,
I numeri della Cina - L’impatto del contagio e il conseguente isolamento è visibile nella produzione industriale cinese, la prima in ordine temporale a essere colpita dal virus. Il National Bureau of Statistics della Cina ha riportato una caduta della crescita annuale nel valore aggiunto industriale del 4,3% a gennaio e del 25,9% a febbraio. Differenza notevole rispetto alla crescita annuale media del 5,7% durante il 2019.
“La Cina, che ha già passato la fase della restrizione dei movimenti in cui noi ci troviamo adesso, ha visto nel solo mese di febbraio un calo dell’86% delle vendite di automobili, che di solito è un buon indicatore della fiducia dei consumatori”- spiegano Paolo Surico e Andrea Galeotti, docenti della London Business School.
I numeri globali - A tentare un calcolo complessivo delle perdite economiche dovute alla Pandemia è l'Unctad, l'agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo. Il rallentamento a livello globale è stimato in un trilione di dollari.
L'Ocse parla di riduzione delle crescita del Pil globale dello 0,5% mentre Bloomberg Economics si spinge a dire che l'anno in corso potrebbe chiudersi con una crescita a 0 per l'intero pianeta. Unicredit invece, parla per il 2020 di un calo del 6% del Pil mondiale e di una ripresa nel 2021 dell'8,6%.
Le idee per ripartire - L’unica soluzione affinché la situazione economica torni alla normalità è pianificare una politica economico-sanitaria a lungo termine e dare liquidità in tasca agli italiani. Surico e Galeotti sono convinti che bisogna dare soldi a chi improvvisamente si è trovato senza più un reddito fisso, cioè agli imprenditori e agli occupati delle aziende che sono state costrette a fermarsi.
Questa crisi economica sta colpendo particolarmente alcuni settori: dal manifatturiero ai trasporti, fino alle costruzioni. Insomma, tutti coloro che sono impossibilitati a usare lo smart working. Secondo i due economisti italiani sarebbe utile in questo momento attuare una riconversione del mercato del lavoro. Molte aziende, per evitare la chiusura, stanno trasformando la propria produzione per venire incontro alle esigenze del Paese, fabbricando camici o mascherine al posto di vestiti di lusso, come ha fatto Armani. “Anche se nel mondo milioni di persone stanno perdendo il lavoro, ci sono alcune realtà, come Amazon o le catene di supermercati, che stanno vivendo una fase di booming, assumendo più personale per i propri scopi. Il mondo del delivery in Italia è ancora molto arretrato, ad esempio si potrebbero utilizzare i taxi per sviluppare questo nuovo settore”.
Per sostenere i redditi, potenziare la sanità, aumentare le garanzie statali in favore della Pmi e assicurargli il credito dal sistema bancario, l’Italia ha elargito (per ora solo in teoria 750 miliardi). Dall’Europa dovrebbero arrivare 100 miliardi, da dividere tra i vari stati Ue, per pagare i sussidi di disoccupazione mentre la Bce sta comprando titoli di debito pubblico italiano sul mercato secondario. Con il decreto di aprile il governo punta a dare più liquidità possibile a famiglie, imprese e lavoratori.
Secondo il ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, sarebbe logico attendersi un profilo a ‘V’ per il Pil italiano, con una forte caduta in marzo-aprile e poi un rimbalzo nei mesi successivi, con il ritorno delle grandi produzioni e dei settori più importanti, come ad esempio il turismo, che vale il 6% dell’economia italiana. Ma il rischio di un superamento dell’epidemia in Italia più graduale e di un più marcato impatto sui partner commerciali è significativo e va considerato. Secondo questo scenario più sfavorevole, la caduta dell’attività economica di questi giorni non sarebbe totalmente recuperata nei prossimi mesi, peggiorando le stime di fine anno.
Articolo realizzato in collaborazione con il master biennale in giornalismo della IULM, contenuto a cura di Francesco Li Volti e Lucio Valentini.