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Il Ceo di Vino.com racconta al Tgcomlab che quando si inizia un’attività su una piattaforma digitale, “non è sufficiente replicare un business fisico, bisogna farlo innovando”
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Per una delle principali piattaforme italiane di e-commerce del vino è arrivato il momento del rebranding. Vino75 ha cambiato nome: l’enoteca digitale attiva dal 2014, con a catalogo circa mille cantine nazionali e internazionali, si chiamerà Vino.com. Il nuovo nome, spiega a Tgcomlab Andrea Nardi Dei, co-fondatore e Ceo della società fiorentina, è fortemente evocativo e richiama subito il made in Italy. Si adatta quindi al progetto di espansione all’estero, già iniziato a giugno con l’apertura dell’operatività diretta in tre mercati: Germania, Olanda e Belgio.
Come è arrivato a ricoprire l'incarico attuale?
È frutto di un mix di esperienze internazionali e di passione per il mondo digitale, orientato soprattutto ai servizi ecommerce. La “vocazione” tecnologica, se così posso definirla, si è manifestata fin da piccolo. È una propensione allo sviluppo tecnico che mi contraddistingue da sempre e che mi permette di capire e analizzare più in profondità i servizi digitali e applicarli al business, anche quando si tratta di un mercato tradizionale, come quello del vino.
Qual è l'elemento di forza di Vino.com?
L’ambizione globale del vino. Il mondo enologico è molto ancorato alla tradizione e al fisico mentre lo è scarsamente alla tecnologia e alla modernità. Il principale elemento di forza di Vino.com è continuare a sviluppare ulteriormente il lato digitale del vino.
Un obiettivo che abbiamo raggiunto, grazie a una piattaforma tecnologica flessibile e scalabile unita a una profondità di gamma molto ampia: nel catalogo di Vino.com sono presenti oltre 4mila etichette di vini e distillati di più di mille produttori nazionali ed esteri.
Quale consiglio dà a chi vuole intraprendere una carriera nel suo settore?
Individuare un business scalabile. Soprattutto, quando si traspone nel mondo digitale qualcosa che esiste nel reale, per individuare e sfruttare i punti di forza dell’online, senza perderli mai di vista. Non è sufficiente replicare un business fisico, bisogna farlo innovando e aggiungendone in continuazione.
Il suo settore è stato danneggiato o avvantaggiato dall’emergenza covid?
L’unico elemento positivo della tragica emergenza sanitaria che stiamo vivendo, soprattutto in un Paese dal forte gap tecnologico come l’Italia, è stato il ricorso alle tecnologie. Il lockdown e le restrizioni ancora in corso hanno spinto le persone, molte per la prima volta, ad affacciarsi al mondo del commercio elettronico e ad adottare strumenti tecnologici per sopperire alla mancanza di mobilità. Un’esigenza che si è manifestata in tanti settori: dal commercio elettronico al lavoro a distanza, scuola compresa. Abbiamo assistito all’accelerazione di un processo in corso che, altrimenti, sarebbe stato molto più lento.
Dobbiamo contribuire a sviluppare sempre di più la diffusione della consapevolezza che le tecnologie e il digitale aiutano a migliorare la vita delle persone e non la peggiorano. App, software, piattaforme e tutti i servizi digital ci permettono di fare molte più cose in minor tempo e di averne più a disposizione per i nostri hobby, progetti e per dedicarsi alle persone che ci circondano.
Come si tiene aggiornato?
Rimanendo sempre in prima linea. Non bisogna mai perdere la connessione con la propria realtà imprenditoriale e industriale. Per Vino.com è stare sempre vicino al cliente finale e contemporaneamente affiancare i produttori, ascoltare le loro esigenze e aiutarli a sviluppare nuovi modelli di business e mercati.
Come trascorre il suo tempo libero?
Trascorro il mio tempo libero con la mia famiglia. Quando è possibile mi dedico ai viaggi e alla moto. Il mondo dei motori e le tecnologie sono le mie passioni principali, le ho ereditate da mio nonno Giovanni Benelli, fondatore della Benelli Moto.
Qual è un errore da cui ha imparato qualcosa di importante?
Nel 2014 siamo partiti come enoteca online che aveva l’obiettivo di aggregare le piccole cantine italiane, proponendoci come il facilitatore per portare sul mercato l’eccellenza delle piccole produzioni. Si è rivelato un errore, avevamo l’ambizione di poter cambiare da soli la cultura delle persone e la consuetudine di un mercato. Da qui è nata la consapevolezza dei limiti insiti nel nostro progetto: li abbiamo compresi affiancando alle cantine eccellenti, ma dalle dimensioni contenute, i grandi marchi conosciuti dal pubblico. Il successo è arrivato con un cambiamento di strategia che ha permesso, e lo fa tuttora, di presentare, a fianco dei grandi marchi, i nomi dell’eccellenza italiana e consente ai consumatori e agli appassionati di vino e spirits di scoprire quei prodotti che fanno grande la produzione enologica nazionale.