storie di successo

Danila De Stefano: “Spogliamoci dei pregiudizi per raggiungere il nostro benessere psicologico”

La founder di Unobravo racconta l’importanza della salute mentale e del percorso creato per rendere la terapia più inclusiva

di Paola Coppola
06 Giu 2023 - 17:18

Nato nel 2019, Unobravo è il servizio di psicologia online che si propone come un punto di riferimento nella vita delle persone per aiutarle nel raggiungimento del benessere psicologico abbattendo lo stigma sui temi di salute mentale e normalizzando l’accesso alla terapia attraverso prezzi accessibili. Attraverso un processo di selezione, Unobravo effettua un match tra ogni utente e lo psicologo più adatto, attraverso un algoritmo, sotto forma di un semplice questionario che si trova sul sito web e che esplora le necessità e le difficoltà dell’utente, mettendole in connessione con lo psicologo che risulta essere il più preparato e il più adatto alle diverse casistiche. A oggi impiega oltre il 2,5% dei professionisti iscritti all’Ordine degli Psicologi e vanta un'equipe che conta al suo interno oltre quindici orientamenti terapeutici diversi. La fondatrice racconta a Tgcom24 il percorso compiuto finora e i prossimi obiettivi.

Danila De Stefano: “Spogliamoci dei pregiudizi per raggiungere il nostro benessere psicologico”

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Come nasce l'idea di Unobravo?
Sono una psicologa e, come non manco mai di sottolineare, anche noi psicologi ricorriamo al supporto di altri professionisti della salute mentale. Ho sentito la necessità di avvalermi di un sostegno psicologico in diverse fasi della mia vita, in particolare nel 2016, in seguito al trasferimento nel Regno Unito. Mi sentivo sola, lontana dalla mia famiglia e dagli amici, dovevo integrarmi in un Paese diversissimo dall'Italia e avevo dei ritmi di lavoro molto serrati ma la mia ricerca è risultata infruttuosa in quanto mi sono trovata di fronte a costi elevati e lunghissime liste di attesa. Credo fermamente che non si possa parlare davvero di salute senza includere anche quella mentale. Per questo ho trovato inaccettabile che, ancora nel 2016, il benessere psicologico non fosse accessibile a tutti e ho sentito la necessità di fare qualcosa per risolvere questa problematica. Quando ho iniziato a erogare le prime sedute online, in lingua italiana ad altri expat in giro per il mondo, ho potuto constatare in prima persona l'efficacia delle sessioni da remoto e mi sono resa conto di quanto il digitale contribuisse a rendere i percorsi di terapia più facilmente accessibili, grazie ai costi più contenuti, a una maggiore flessibilità di orario e al fatto che non fosse necessario alcuno spostamento.
Insieme a un core team di nove psicologi, al mio compagno e braccio destro, Gregorio Maria Diodovich, oggi COO di Unobravo, Corena Pezzella e Valeria Fiorenza Perris, rispettivamente HR Manager e Direttore Clinico ho quindi potuto dare vita a un progetto più ampio e strutturato, Unobravo.

Come mai ha scelto questo nome?
Il nome del brand è nato in modo totalmente spontaneo e casuale. Mentre stavo lavorando al sito web, ho iniziato a giocare con le parole, prendendo appunti e chiedendo pareri a vari amici. Durante un pomeriggio con il mio compagno, ho esclamato "Unobravo!" e ho subito pensato che fosse il nome perfetto. Naturalmente, deriva dall'espressione "fatti vedere da uno bravo!". È un nome che fa sorridere e, al contempo, rende riconoscibile il nostro servizio, abbattendo le barriere e mettendo in discussione quella seriosità e gravosità con cui spesso, ancora oggi, si affrontano i temi legati alla psicoterapia e alla salute mentale.

Qual è la chiave del vostro successo? Quali sono i vostri punti di forza?
Credo che il segreto del successo di Unobravo sia stato non pensare al successo, ma avere, sin dall’inizio del percorso, un team di persone motivato e appassionato, accomunato da un unico obiettivo: rompere il tabù che aleggia sul tema della salute mentale e offrire ai pazienti un servizio di terapia d’eccellenza. Prima di fondare il progetto, ero io stessa a propormi come terapeuta per sedute in modalità digitale; questo mi ha aiutato da subito a comprendere i bisogni sia dei pazienti, sia dei professionisti. È solo grazie a questa esperienza che ho potuto studiare e convalidare, insieme all’aiuto di altri colleghi molto in gamba, il “Metodo Unobravo”, che è alla base della qualità della terapia che offriamo.
Sono convinta che è questo che abbia fatto la differenza in quanto, pur se con pochissime risorse, all’inizio i nostri pazienti erano felici della qualità del servizio e ne parlavano con amici e parenti. Questo ci ha permesso di crescere sempre più e a macchia d’olio: la differenza la fa la soddisfazione del nostro utente, così come del nostro terapeuta.

Unobravo nasce nel 2019. Possiamo dire che la pandemia ha sdoganato i servizi di terapia online, che fino a qualche tempo fa erano ampiamente sottovalutati? Oppure ci sono ancora molta diffidenza e la ricerca di un contatto?
Sì, assolutamente! A causa dei lunghi periodi di isolamento sociale e dei diversi effetti provocati dagli ultimi tre anni, sempre più persone hanno iniziato a comprendere l'importanza di prendersi cura della propria salute mentale e di cercare aiuto quando necessario. Tanti hanno sperimentato maggiori ansia, depressione e stress a causa anche della perdita di lavoro, magari, e dell'incertezza sul futuro. Ciò ha portato a un aumento della consapevolezza sulle risorse disponibili e alla necessità di garantire l'accesso a servizi di sostegno psicologico.
I numerosi lockdown che abbiamo vissuto hanno, inoltre, avuto un importante ruolo di booster per la crescita della terapia online e dei servizi digitali in generale: tutti, in un modo o nell’altro, siamo stati costretti a sperimentare un modo diverso di lavorare, di relazionarci con i nostri familiari e con gli amici, ma, soprattutto, con noi stessi. La pandemia ha, quindi, portato a sperimentare le sedute psicologiche e la terapia online in un modo nuovo, abbassando lo scetticismo che prima era sicuramente molto forte sia fra gli psicologi e gli psicoterapeuti, sia fra i pazienti.

Un tempo andare dallo psicologo era considerato un tabù, un argomento da nascondere, ma nonostante oggi le cose siano cambiate, c'è ancora molta confusione. Quando può essere utile rivolgersi a uno psicologo?
A lungo avvolta da tabù e pregiudizi, la terapia psicologica sta progressivamente entrando nelle abitudini degli italiani, anche grazie all’introduzione del Bonus Psicologo. I motivi più comuni sono legati a problemi di autostima, ansia, stress o difficoltà relazionali. A ciascuno di noi può capitare di sentirsi bloccati, di guardare agli ostacoli e vederli insormontabili oppure di vivere momenti in cui ansia, stress, preoccupazioni, paure o sbalzi d'umore sembrano avere il sopravvento. Se queste sensazioni persistono, può essere necessario cercare un supporto esterno.
È importante comprendere che rivolgersi a uno psicologo non è un segno di debolezza o di fallimento personale, ma un gesto di amore e cura verso sé stessi. Allo stesso modo in cui andiamo dal medico per problemi di natura fisica, è essenziale rivolgersi a un esperto di salute mentale in presenza di disagi o difficoltà psicologiche.
La terapia è uno strumento prezioso non solo per coloro che hanno gravi disturbi o patologie, ma anche per chi desidera conoscersi meglio, sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e migliorare l'autostima. Un percorso terapeutico può contribuire in modo significativo al nostro benessere mentale, emotivo e fisico e apportare immensi benefici alla qualità della nostra vita.

Oltre a lavorare per abbattere lo stigma sul tema della salute mentale, Unobravo è anche una società Benefit che si adopera per i temi di inclusione sociale e attenzione alle problematiche di salute mentale.
Proprio così. A conferma del nostro forte impegno sociale, lo scorso anno Unobravo è diventata Società Benefit, dal momento che l’impegno a sostegno della comunità è insito nel Dna dell’azienda sin dal primo giorno. Unobravo, infatti, coopera con associazioni, fondazioni ed enti no-profit che perseguono gli stessi obiettivi di inclusione sociale e attenzione alle problematiche di salute mentale, come le associazioni contro la violenza di genere, LGBTQIA+ o quelle per l’infanzia e la terza età. Ma non solo: anche a livello corporate, l’azienda promuove l'abbattimento di disuguaglianze di genere nell’assunzione dei lavoratori e nelle politiche di remunerazione; implementa politiche aziendali che favoriscono il bilanciamento della vita lavorativa con quella privata del personale.

Diamo uno sguardo al mercato estero. Oltre che in Italia siete anche in Spagna. Come cambia il mercato? Avete progetti di espansione anche su altri paesi?
L’internazionalizzazione dell’azienda è una delle direttrici su cui ci stiamo focalizzando. Già dallo scorso anno abbiamo iniziato a esportare il nostro modello di successo oltre i confini italiani. Siamo partiti dalla Spagna, con il servizio Buencoco, e ora puntiamo a espanderci in nuovi mercati europei, trasformando Unobravo in un servizio psicologico multilingue e multiculturale.
Tra Italia e Spagna la differenza non è enorme: in entrambi i Paesi si lotta ancora contro lo stigma culturale intorno alla psicoterapia e in entrambi i Paesi la terapia online è un fenomeno nuovo, esploso dalla pandemia in poi. Ovviamente l’Italia resterà sempre il Paese per noi più importante: oltre a esplorare nuovi mercati, vogliamo continuare a crescere anche in Italia e consolidarci sempre di più come leader della psicologia online.

Il 27 e 28 maggio scorsi, in occasione del mese dedicato alla consapevolezza della salute mentale, avete realizzato un evento molto significativo, "Undressed", una campagna che invita tutti a spogliarsi dei pregiudizi nei confronti della psicoterapia e acquisire maggior consapevolezza del proprio benessere psicologico. Com'è andata?
Anche quest’anno abbiamo voluto essere in prima linea durante il mese dedicato alla salute mentale e lo abbiamo fatto lanciando "Undressed", un’iniziativa di ampio respiro con l’obiettivo di accompagnare le persone attraverso un vero e proprio percorso durante tutto maggio, invitandole a spogliarsi dei pregiudizi e a trovare il coraggio di “mettersi a nudo” così da acquisire più consapevolezza di sé e a compiere il primo passo verso un maggiore benessere psicologico.
Durante la prima fase della campagna abbiamo puntato i riflettori su alcuni dei cliché più largamente diffusi: “Mi ascolta solo perché lo pago”, “perché dovrei raccontare i fatti miei a uno sconosciuto?”, “ma figurati, non sono mica matto!”, “se mi apro, chissà cosa scopro”, “se lo sanno in giro mi sotterro”, attraverso la pubblicazione di contenuti su Instagram e un’invasione di magliette e grucce per le strade di Milano con l’obiettivo di invitare le persone a riflettere e superare le barriere. Solo spogliandosi dei pregiudizi è possibile compiere il primo passo verso il pieno benessere psicologico.
Il 27 e 28 maggio a Milano ha, poi, preso luogo la Undressed Experience, durante la quale abbiamo invitato le persone a “mettersi a nudo” registrando un audio-messaggio con cui dare libera espressione ai propri pensieri, emozioni e stati d’animo in una vera e propria room esperienziale.
Fino al 10 giugno sarà, inoltre, possibile condividere i propri messaggi vocali anche sul sito dedicato all’evento. Con le frasi più significative, registrate durante l’evento di Milano e online, andremo poi a creare un audio-racconto e dei contenuti social.

Parlando, invece, di lei, ha un sogno nel cassetto che non ha ancora realizzato? O un fallimento che le ha insegnato a rialzarsi?
A oggi, fortunatamente, non ho vissuto un grande fallimento, ma ci sono stati diversi episodi difficili che ho dovuto affrontare, in particolar modo all’inizio del percorso con Unobravo. Nell’ecosistema start-up e nel mondo dell’imprenditoria in generale, non ci sono libretti di istruzioni. Ci sono, però, tanti “specialisti” e “persone con più esperienza” pronte a darti consulenza o a portarti esempi che non sempre mettono il tuo progetto al centro, e spesso lo fanno in modo opportunistico. All’inizio del nuovo percorso è stato difficile trovare la mia strada fidandomi dell’istinto e del mio team, invece che percorrere il sentiero già battuto del “si è sempre fatto così” o seguire consigli di persone che volevano solo ottenere qualcosa. In tantissimi ci “cascano”, perché il libretto di istruzioni non ce l’hanno neanche loro. Non sai mai quando stai sbagliando e quando, invece, è proprio la tua visione quella vincente.
Sono però stata sempre molto caparbia: in questo modo ho avuto conferma di come alcuni suggerimenti non potevano essere applicati alla nostra start-up e, al contrario, le mie intuizioni fossero più appropriate. In alcuni momenti, però, ho avuto timore di prendere decisioni errate e che, a causa di tali scelte, potessi rovinare tutto, danneggiando me e i miei collaboratori.
Oggi sono molto fiera di essere cresciuta come imprenditrice, seguendo la mia testa e il mio istinto. Tutto questo, ci tengo a precisarlo, non sarebbe stato possibile senza le persone che ho intorno a me, quelle fidate e che cercano davvero di fare il bene dell’azienda. Il difficile sta nel capire chi è così e chi no, ma una volta fatta tale scrematura, per me è arrivata la svolta.

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