un'icona del passato

La rinascita di Postalmarket, il catalogo che insegnò agli italiani ad acquistare per corrispondenza

Fu l'antenato del commercio online e ospitò sulle sue copertine i volti di top model e attrici: da Dalila Di Lazzaro a Carol Alt, da Valeria Marini a Monica Bellucci, passando per Carla Bruni e Ornella Vanoni

18 Giu 2020 - 13:13
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Per anni è entrato nelle case degli italiani e li ha condotti alla scoperta dello shopping per corrispondenza che negli Stati Uniti era esploso nel Secondo Dopoguerra. Alla base del successo di Postalmarket, la promessa di benessere che portavano con sé i prodotti patinati descritti con minuzia nelle sue pagine, e i volti scelti per le copertine. Tante le attrici e le modelle che avevano prestato il proprio rassicurante sorriso e la propria bellezza al catalogo per antonomasia: da Carol Alt a Claudia Schiffer, da Claudia Bruni a  Brooke Shields, da Dalila Di Lazzaro a Eleonora Brigliadori, da Ornella Muti e Isabella Ferrari a Monica Bellucci. Adesso dopo anni contrassegnati da controversie amministrative e giudiziarie, Postalmarket tornerà a esistere, a quanto risulta entro Natale, in versione digitale e, per gli abbonati, anche in carta.

Nella nuova vita 2.0 Postalmarket non sarà più un pesante catalogo di centinaia di pagine a colori, ma avrà una versione ridimensionata che dovrà fare necessariamente i conti con il successo attuale dell'ecommerce e con la presenza di colossi del calibro di Amazon, un portale che in fondo può essere considerato lo sviluppo digitale proprio del catalogo italiano.

A riportarlo in vita è l'imprenditore friulano della pubblicità, Stefano Bortolussi, che, si era interessato all'impresa già intorno al 2004 occupandosi dell'aspetto marketing, quando il marchio fu rilevato da Riccardo di Tommaso.  Si trattava già di una azienda in fase di declino, ben diversa dal colosso che Anna Bonomi Bolchini aveva fondato a partire dal 1959 ispirata dal modello statunitense di vendita per catalogo. Infatti, nemmeno quella volta l'iniziativa andò a segno fino a quando, dopo vari passaggi di mano, si giunse al fallimento nel 2015 della Postalmarket Spa. 

Un amore, quello tra gli italiani e gli acquisti per posta, nato a fine anni Cinquanta, grazie all'intuizione della Bonomi Bolchini, imprenditrice prima ancora che fosse consentito alle donne di entrare nel business tanto da essere soprannominata "La signora della finanza" (della quale è discendente l'attuale presidente di Confindustria Carlo Bonomi) e coinvolta anche degli sviluppi giudiziari della complessa vicenda del crac del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. 

Un successo che si consolida soprattutto negli anni Sessanta e Settanta: gli italiani riescono attraverso il catalogo ad accedere ai prodotti reclamizzati da Carosello e che, in un mondo pre globalizzazione, non arrivano nei piccoli centri di provincia.

All'inizio degli anni Ottanta i primi scricchiolii finanziari, poi una nuova ondata di successo che nel 1987 porta l'azienda a fatturare 385 miliardi di lire, con una crescita del 20,4% sul giro d'affari dell'anno precedente e 1.400 dipendenti diretti. Stilisti del calibro di KriziaCoveri Biagiotti firmano i numeri più esclusivi.

Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta Postalmarket è ancora il leader italiano nel mercato delle vendite per corrispondenza, superando anche di poco la sua più diretta concorrente altresì nota in ambito nazionale, la Vestro, con un fatturato di 600 miliardi di lire e 45mila spedizioni giornaliere.

Il declino inizia nel 1993 quando Postalmarket passa, per cinque anni, al colosso tedesco Otto Versand, leader mondiale dello shopping per posta. Prima la cassa integrazione, poi il rischio del fallimento, infine il salvataggio per mano del senatore Eugenio Filograna, che pensa a un radicale rinnovamento dell'azienda ed il trasferimento del business su Internet. Riesce a riportare l'azienda in utile e prepara la quotazione in Borsa che però salta a causa degli scandali di Banca Leonardo (unico sponsor e global-coordinator di Postalmarket). A quel punto avviene il "commissariamento ministeriale". L'azienda viene venduta a Bernardi, il quale stringe un accordo con La Redoute, fino al 2007 quando Postalmarket chiude definitivamente.

Nel 2009 nasce Postalmarket Revolution fondata da Stefano Bortolussi ma l'iniziativa non decolla fino agli sviluppi recenti. Bortolussi ha infatti custodito il sognodi fare rivivere un simbolo del boom economico e di traghettarlo nell'epoca digitale: ha quindi rilevato il marchio e i numerosi domini (.it e .com) e infine si è messo alla ricerca di un partner tecnologico, che ha trovato in Francesco D'Avella, titolare della piattaforma di e-commerce Storeden, ai vertici in Italia nel suo settore. Insieme hanno costituito la Postalmarket Srl e contano in breve tempo di trovare un investitore di start-up. "Abbiamo un sogno ambizioso - spiega Bortolussi - proviamo a realizzarlo: vogliamo diventare l'Amazon italiano. C'è molto lavoro da fare". 

Con degli obiettivi chiaramente diversi dall'antenato analogico: "Il nostro modello di business è differente dal precedente ma contiamo anche in un remake del catalogo. Sono milioni le persone che si ricordano di Postalmarket e dunque che sono nostri potenziali clienti", indica l'imprenditore. Che conta di "lanciare un assaggio entro Natale" e punta a un fatturato tra i 500 milioni e il miliardo di euro nei primi cinque anni.

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