Gli italiani si dicono pronti a tornare presto alle abitudini di consumo precedenti alla pandemia
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Il Coronavirus mette in difficoltà anche il nostro vino, ma si spera, ancora per poco. Con ristoranti, bar ed enoteche fermi per due mesi e adesso riaperti con diverse limitazioni cala il consumo fuori casa. Un colpo durissimo per il prodotto di alta qualità, a partire dalle tanto amate bollicine. Perdite che possono essere compensate solo in minima parte dalla crescita a doppia cifra delle vendite nella grande distribuzione, e nell'e-commerce. E la speranza degli addetti ai lavori è che nella fase 2 si torni ai livelli pre pandemia.
I consumi nella Fase 1 - Gli acquisti domestici del vino non salvano le nostre cantine, anche perché indirizzatI verso etichette diverse da quelle consumate nei locali.
In questo difficile periodo, come emerge dal rapporto elaborato in questi giorni per Vinitaly, vengono privilegiati i vini da pasto, a scapito delle bottiglie a denominazione di origine controllata, quelle più pregiate.
Chi non sembra soffrire la crisi, tra i vini italiani, è il prosecco. Le vendite tengono, e il decremento, inevitabile, risulta inferiore ad altre bollicine. Il consumatore abituale, dati alla mano, non si arrende, continua ad acquistare, e a consumare. Anche se - per adesso deve rassegnarsi - solo sulla tavola di casa.
Le stime sulla Fase 2 - Secondo la prima indagine a focus Covid a cura dell'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, i consumatori italiani di vino (l'85% della popolazione) si dichiarano in buona sostanza fedeli alle proprie abitudini già a partire dalla Fase 2, compatibilmente con la loro disponibilità finanziaria.
Il "dopo" sarà come "prima" per l'80% dei consumatori. O più di prima, con i millennials che prevedono un significativo aumento del consumo, in particolare di vini mixati (il 25% prevede di aumentarne la domanda), a riprova della voglia di tornare a una nuova normalità con i consueti elementi aggreganti, a partire dal prodotto e dai suoi luoghi di consumo fuori casa (ristoranti, locali, wine bar), che valgono una fetta di 1/3 del campione in termini di volume (il 42% tra i millennials).
Per il dg di Veronafiere, Giovanni Mantovani, "se poco sembra modificarsi nelle abitudini al consumo - e questa è una buona notizia -, le imprese del vino sono invece chiamate a profondi cambiamenti, alle prese con la necessità di reagire alle tensioni finanziarie e allo stesso tempo di difendersi dalle speculazioni. Il mercato e i suoi nuovi canali di riferimento saranno le principali cure per un settore che oggi necessita di un outlook straordinario sulla congiuntura e di un partner in grado di fornire nuovi orizzonti e soluzioni". "Come Veronafiere - ha concluso - da qui ai prossimi mesi vogliamo prenderci ancora di più questa responsabilità a supporto del settore".
Cresce l'online - Alternativa, per chi non rinuncia a un calice di qualità, è la consegna a domicilio. Grande il successo di Winelivery, l'app per chi ama bere bene, in particolare nella Capitale. In soli 30 minuti si può ricevere a casa la bottiglia preferita, alla temperatura desiderata.