La percentuale della popolazione che naviga segna un +3% nel 2016. Dopo la casa, è il vasto settore delle comunicazioni la seconda voce di spesa delle famiglie
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L'Italia resta al penultimo posto della classifica Ue per l'uso di internet, nonostante la percentuale della popolazione che naviga sia cresciuta di 3 punti nel 2016, arrivando al 60%. Il web, sottolinea il presidente dell'Agcom Angelo Cardani, è utilizzato meno della media Ue per acquisti, servizi bancari e video on demand, nella media per social network, mentre unico indice sopra la media è il consumo di contenuti digitali (musica, video, giochi).
Aumenta la spesa per tlc-tv - Dopo la casa, sottolinea l'Agcom, è il vasto settore delle comunicazioni la seconda voce di spesa delle famiglie italiane. Nel 2016 la spesa di famiglie e imprese in servizi tlc è aumentata di circa l'1%, rispetto ad un calo dell'1,8% nel 2015. Per telecomunicazioni, televisione, radio, quotidiani e periodici, servizi postali e altri servizi di comunicazione online, la spesa media annua rappresenta così "la seconda spesa delle famiglie dopo la casa".
Servizi dati sorpassano quelli voce: è la prima volta - La quota prevalente è destinata alla linea/scheda telefonica e all'accesso a internet su reti fisse e mobili, seguita da servizi e prodotti audiovisivi in diverse modalità, dall'acquisto di quotidiani e periodici e infine dai servizi postali. Di fronte alla contrazione dei ricavi dai tradizionali servizi voce (-7,6%), continuano a crescere le risorse derivanti dai servizi dati (+5,6%). Nel 2016 si registra così per la prima volta il "sorpasso" dei ricavi da servizi dati su quelli da servizi voce.
Fake news, no autoregolamentazione dei colossi del web - Un fenomeno "di estrema gravità è la diffusione voluminosa, istantanea e incontrollata di notizie deliberatamente falsificate o manipolate". La questione fake news finisce sotto la lente del presidente dell'Agcom, che nella relazione annuale al Parlamento si schiera a favore di "un intervento normativo" e contro l'autoregolamentazione dei colossi web, che promettono "di sviluppare algoritmi per rimuovere le informazioni false e virali", ma sono anche "i principali 'utilizzatori' gratuiti dell'informazione".
Crisi strutturale dell'editoria: ricavi -6,6% - Nel mercato dei media "la stampa è il settore che evidenzia i segnali di maggiore sofferenza" e "i quotidiani continuano a mostrare il declino strutturale": i ricavi complessivi nel 2016 calano del 6,6%, con una riduzione maggiore dei ricavi pubblicitari (-7,7%) rispetto a quelli derivanti da vendita di copie, inclusi i collaterali (-6%), ipotizzando invariati i contributi e le provvidenze.
Evidenti segni di ripresa del settore televisivo - Nel trend di generale contrazione delle risorse del settore media, sottolinea poi l'Agcom, la tv "mostra nel 2016 i più evidenti segni di ripresa", tornando ad attestarsi "sopra gli 8 miliardi di euro". Si segnala "un livello di concentrazione elevato" nella tv in chiaro con "oltre l'80% dei ricavi" e "tipicamente molto elevato" nella pay.