Nonostante i numeri dicano il contrario, la tecnologia e i cambiamenti nel mercato discografico giocano a favore del servizio anglo-svedese nel lungo periodo
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Spotify Italia, successo o fiasco? Nella prima settimana, l’ufficio stampa del servizio di streaming anglo-svedese ha diffuso dati trionfalisti: 11 milioni di brani, pari a 70 anni di musica. Tuttavia, passato l’entusiasmo di massa, sembra che Spotify stia perdendo lo slancio iniziale.
Gli indizi in questo senso non mancano. Google trends, il servizio che permette di tenere d’occhio come viene usato dagli utenti il motore di ricerca è impietoso: una volta passata l’impennata, registrata a febbraio, gli utenti si sono subito stancati e hanno smesso di cercarlo. I dati di marzo parlano di un crollo quasi verticale delle ricerche.
Ricerche Spotify su Google Italia
I dati a livello globale, però, raccontano un'altra storia.
Anche la pubblicità è un incognita. Nonostante gli inserzionisti della prima ora siano marchi importanti, è da chiarire se verranno, nel medio periodo, seguiti da altri brand altrettanto forti. Di sicuro, però, su Facebook in lingua italiana, non è che il logo del servizio di streaming si veda granché.
Il servizio, a livello globale, ha circa 20 milioni di iscritti (Spotify non rilascia dati Nazione per Nazione). Un successo o un fallimento? Se si fa il confronto con Facebook e Twitter Google Plus, la risposta sembra evidente.
Utenti di Spotify e dei principali social network
Se si considera un altro dato, cioè quello degli utenti attivi giornalmente su Facebook, servizio in cui Spotify è integrato, si nota come Spotify abbia ottenuto una sua stabilità.
Gli utenti unici giornalieri di Spotify su Facebook, via AppData
Spotify non è l’unico operatore del settore. Accanto all’azienda anglo-svedese, ci sono, infatti degli agguerriti concorrenti per un mercato che, secondo gli esperti di settore, sarà comunque in crescita. Pandora, uno su tutti, che, però, non è arrivato ancora nel nostro Paese. Ma anche Groovshack. Competitor agguerriti che, insieme a Spotify, stanno mettendo una seria ipoteca sul futuro, prescindendo da business più tradizionali come iTunes e Amazon.
Il motivo per cui Spotify fatica a decollare, almeno nel nostro Paese, ma sta mettendo una seria ipoteca sul futuro sta nella sua tecnologia. Il cloud è la chiave per capire molto del futuro di prossimi anni. Spotify ne fa uso permettndo, almeno agli utenti premium, di avere a disposizione la propria musica in alta qualità su quasi qualsiasi supporto. Il problema è che il cloud, per la grande quantità di dati che gestisce, ha bisogno della banda larga, merce molto (troppo) rara in Italia sia su mobile che via cavo.
Se le previsioni degli analisti di settore sono corrette, entro il 2016, probabilmente in concomitanza con lo sviluppo della banda larga, ci sarà un’impennata esponenziale degli utenti della musica in streaming.
Interpellato su Quora, il Ceo di Spotify, Daniel Ek, non ha risposto alla domanda se si ritiene soddisfatto dal numero di utenti attuali del suo servizio di streaming. Uno sviluppatore, però, ammette che 20 milioni di utenti al mondo non sono un numero elevatissimo, ma la vera posta in gioco è il futuro della musica digitale.