WEB E POLITICA

Tentazione Zuckerberg: il partito di Facebook

La stampa americana: il papà del più diffuso social network studia un movimento in grado di mettere pressioni alle istituzioni americane su questioni sociali. Un'ispirazione "grillina"?

26 Mar 2013 - 13:20
 © Reuters

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Il primo obiettivo è quello di spingere per la riforma sulle leggi sull'immigrazione, un tema molto caldo della nuova gestione di Barack Obama. Il propulsore è nientemeno che Mark Zuckerberg, il "padre" di Facebook, uno degli uomini potenzialmente più potenti del mondo, che detiene nel suo portafoglio, ancora prima che ingenti ricchezze, circa un miliardo di persone in tutto il pianeta che hanno "sposato" l'idea e la filosofia del suo geniale social network.

Forte di un simile potenziale, Zuckerberg, secondo la stampa americana, sta sempre più spingendosi verso un'attività politica o comunque di movimento, una sorta di lobby da condurre insieme ad altri leader dell'hi-tech che possa essere in grado di mettere pressione alle istituzioni statunitensi su questioni sociali, tecnologiche o civili. La Cbs, in particolare, riferisce che Zuckerberg ha già incontrato diversi di questi "pezzi grossi" e ha già siglato importanti contratti di consulenza con professionisti di altissimo profilo tra cui Joe Lockhart, ex capo dell'informazione della Casa Bianca ai tempi di Clinton, e Rob Jesmer, già responsabile del gruppo parlamentare dei Repubblicani.

Insomma, quello che sta prendendo le mosse ha tutta l'aria di potersi trasformare in un vero partito trasversale da condurre e indirizzare tramite la Rete, un "format" che in Italia conosciamo bene vista l'esperienza di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle. Non è da escludere che proprio le notizie provenienti dallo Stivale possano avere spinto Zuckerberg a premere il piede sull'acceleratore. E il tema dell'immigrazione può rappresentare un importante, fondamentale tavolo di prova di quanto e come i nuovi tycoon tecnologici possano gestire e spingere a una campagna politica il loro sterminato target. La scelta non è stata casuale, perché tutte le grandi factories tecnologiche fanno largo uso di ingegneri provenienti da paesi stranieri (specialmente asiatici): ma Zuckerberg, a quanto pare, avrebbe alzato il tiro aspirando a una sanatoria per tutti gli "illegali" d'America, i cui prossimi o connazionali hanno una finestra sul mondo tramite Facebook. I potentati americani stanno a vedere, non certo senza un filo di preoccupazione: il partito di Facebook, se lanciato per davvero, potrebbe avere effetti devastanti sulla politica e sulla società.

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