Secondo l'Un Women la funzione di autocompletamento del motore di ricerca rivelerebbe un inaspettato e prorompente sessismo
In alcuni Paesi la parità tra uomo e donna è, senza dubbio, ancora una chimera. Ma non è un mistero che, anche in sistemi culturali come il nostro, che ci illudiamo siano molto più moderni e ugualitari, si veicolino modelli di comportamento poco rispettosi verso le donne e intrisi di stereotipi spesso offensivi. Quello di cui forse non ci eravamo ancora accorti è quanto i motori di ricerca rispecchino e, allo stesso tempo, alimentino questo fenomeno.
Google è finito nel mirino dello Un Women, l’ente delle Organizzazioni Unite che tutela l’eguaglianza di genere e lo sviluppo delle donne. Una sua campagna fotografica rivela come i pregiudizi di genere non solo siano duri a morire ma si riescano anche a diffondere alla velocità di un clic, su un mezzo universale come il motore di ricerca più usato al mondo. La campagna è stata lanciata qualche mese fa, ma solo ultimamente ha conquistato la curiosità di molti blogger. I ritratti diffusi sul sito dell’Un Women mostrano volti di donne coperti dalla barra di ricerca di Google, in cui, grazie alla funzione di autocompletamento, vengono automaticamente concluse frasi come “le donne non possono” o “le donne non dovrebbero”. Il risultato è un trionfo dei luoghi comuni e dei pregiudizi più diffusi sul “gentil sesso”: si va da “le donne hanno bisogno di essere messe al/di conoscere il loro posto” al “dovrebbero stare in casa/ in cucina”, passando per “non dovrebbero votare”, “lavorare”, “hanno bisogno di essere controllate” o “non sono affidabili”. Frasi come “le donne non dovrebbero più essere vittime di discriminazione” e “le donne non possono accettare le cose così come sono” non sono neanche contemplate da Google.
Abbiamo effettuato la ricerca in italiano e i risultati non si sono discostati molto da quelli in inglese: oltre alla palese conferma che “le donne non devono lavorare”, “devono stare a casa” o “in cucina”, sono emersi anche “non possono guidare”, “hanno bisogno di un uomo”, fino all’altisonante citazione di Sant’Agostino: “Le donne non dovrebbero essere illuminate o educate in nessun modo. Dovrebbero, in realtà, essere segregate poiché sono loro la causa di orrende ed involontarie erezioni di uomini santi”. Il santo d’Ippona non era certo un campione di modernità ma, sinceramente, speravamo che almeno Google fosse un po’ più dalla parte delle donne.