Il cybercrime, sottolineano gli autori del rapporto Clusit, "punta a massimizzare il risultato economico con un approccio tipico della criminalità organizzata"
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Nel primo semestre i cyberattacchi sono cresciuti del 31% rispetto al semestre precedente. L'allarme arriva dal nuovo rapporto Clusit, secondo cui il 2018 "si appresta a battere il triste primato dello scorso anno". Il picco maggiore è stato registrato a febbraio, con 139 attacchi. E la causa dell'80% degli assalti informatici è stato il cybercrime, cresciuto del 35% rispetto all'ultimo semestre 2017.
Gli attacchi informatici, dice Andrea Zapparoli Manzoni, uno degli autori del Rapporto Clusit, "dimostrano la capacità e la determinazione degli attaccanti, che puntano a massimizzare il risultato economico con un approccio tipico della criminalità organizzata". La categoria cresce di più in senso assoluto è quella degli attacchi "Multiple Targets" (18% del totale a livello globale), in aumento del 15% rispetto ai sei mesi precedenti. Attacchi gravi compiuti in parallelo dagli stessi aggressori a numerose organizzazioni.
E' il "malware semplice", un software dannoso prodotto industrialmente a costi sempre decrescenti, il vettore di attacco più utilizzato (40% del totale degli attacchi). Questa tecnica segna un incremento del 22% nei primi sei mesi di quest'anno rispetto al 2017. "E' sconcertante che la somma delle tecniche di attacco più banali, come il phishing e il malware semplice, rappresenti oggi ancora il 61% del totale - aggiunge Andrea Zapparoli Manzoni -. Significa che gli aggressori riescono a realizzare attacchi di successo contro vittime teoricamente strutturate con relativa semplicità e a costi molto bassi, oltretutto decrescenti. E questa è una delle considerazioni più preoccupanti tra quelle che emergono dalla nostra ricerca".
Ransomware e Cryptominers, compresi nella categoria, rappresentano oggi il 43% del "malware semplice" utilizzato dai cybercriminali. In particolare, i Cryptominers, virus che generao valute digitali all'insaputa degli utenti, quasi inesistenti fino al 2016, sono stati utilizzati nel primo semestre dell'anno nel 22% degli attacchi realizzati tramite malware (erano il 7% nel 2017). Superano di poco i Ransomware (+21%), virus che prendono in ostaggio i dispositivi e per riottenere i dati bisogna pagare un riscatto. Negli attacchi sono inoltre sempre molto utilizzate, secondo gli esperti del Clusit, anche le tecniche di Phishing e Social Engineering, in aumento del 22% nei primi sei mesi del 2018.