una startup italiana

Dal Politecnico di Torino ecco i droni a caccia di zanzare: "Non sono giocattoli"

Apparecchi "agricoltori e ambientalisti. Andranno a sostituire le disinfestazioni con gli elicotteri". Così li definisce a Tgcom24 uno dei progettisti, l'ingegner Roberto Grassi della startup PBK, nata nell’incubatore I3P del Politecnico di Torino

di Gabriella Persiani
01 Giu 2017 - 08:05
 © ufficio-stampa

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Ora anche i droni potranno essere assoldati nella lotta alle zanzare. Contro i fastidiosi insetti protagonisti dell'estate, infatti, l'attacco viene sferrato dai cieli grazie al prototipo di PBK, startup dell'incubatore I3P del Politecnico di Torino, progettato dagli ingegneri Carlo Ferro e Roberto Grassi, coordinati dal general manager, il professor Antonio Carlin. Si chiama PBKopter e sarà in grado di fare trattamenti disinfestanti in campi e risaie, rispettando l'ambiente. "Non è un giocattolo, per usarlo serve il brevetto da pilota e andrà a sostituire il lavoro degli elicotteri", spiega a Tgcom24 Grassi. Al via la sperimentazione.

Com'è nato il progetto di un drone contro le zanzare?
"E' la storia di tre amici, due dei quali, io, per 12 anni assegnista di ricerca al Politecnico di Torino, e l'ingegner Carlo Ferro, dottorando, alle prese con le risaie di famiglia e la loro disinfestazione. Così abbiamo iniziato a progettare un drone per trattamenti agricoli che ora vola in piano, ma volerà anche in montagna. L'idea ha preso forma grazie ad Antonio Carlin, docente dell'ateneo, che ha creduto in noi".

Quali sono stati gli step?
"A ottobre 2015 è nata la start up PBK, inserita nell'incubatore I3P del Politecnico di Torino; nel 2016 abbiamo iniziato a testare il primo prototipo di drone in laboratorio e a giugno 2017 volerà il secondo prototipo, PBKopter, più performante. L'attuale sperimentazione è di concerto con Ipla, Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente della Regione Piemonte. E nel 2018 ci saranno sorprese che non posso anticipare".

I droni in agricoltura sono una novità?
"Esiste il drone-fotografo che individua le aree da disinfestare, ma per fare trattamenti aerei si ricorre agli elicotteri. Invece il nostro drone-agricoltore farà il lavoro pesante: si occupa, infatti, del trattamento agricolo localizzato, solo dove serve. La novità, dunque, è nel sistema di trattamento: il drone vola a bassissima quota, senza le problematiche della disinfestazione aerea e con l'intensità di trattamento predeterminata si reca nella zona indicata dall'agronomo. Così c'è un risparmio d'acqua e di prodotto, in particolare quando si parla di fitofarmaci. Insomma, c'è maggiore attenzione anche all'ambiente".

Qual è il costo del drone-agricoltore?
"Considerando i materiali, il prototipo 2017 si aggira sui 10mila euro, quello più grande che abbiamo in serbo costerà 20/25mila euro".

Un gioiello?
"Non è un giocattolo, ma è imponente e allo stesso tempo delicato. Non bisogna solo essere esperti per manovrarli ma avere il brevetto da pilota rilasciato dall'Enac, come quello per guidare un aereo, perché si tratta di droni da lavoro vero, che andranno a sostituire il servizio attuale degli elicotteri".

Il battesimo dell'aria?
"Per giugno vogliamo volare. E' il momento giusto per la lotta alle zanzare, anche se PBKopter non servirà solo per questo".

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