Come funziona la fusione nucleare
© Withub
© Withub
Le ricerche guidate dall'Istituto per la Scienza e Tecnologia dei Plasmi del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Milano propongono un metodo alternativo che sfrutta i raggi gamma prodotti durante la reazione
© Ansa
Una delle più grandi sfide legate all'utilizzo dell'energia nucleare sta nel misurare la potenza raggiunta dai nuovi reattori a fusione. Un importante contributo in merito arriva ora da due studi internazionali guidati dall'Italia che sono riusciti a trovare una strada alternativa e molto affidabile all'unica al momento disponibile, sfruttando i raggi gamma prodotti durante la reazione.
© Withub
© Withub
A oggi, l'unica tecnica di misura diretta della potenza di fusione consiste nel "contare" il numero di neutroni (i costituenti degli atomi insieme a protoni ed elettroni) generati dalla fusione tra deuterio e trizio, i due isotopi dell'idrogeno più utilizzati. Questa tecnica, però, presenta diversi ostacoli: in particolare, richiede procedure molto complesse e lunghe e costose campagne di calibrazione.
Pubblicati sulle riviste Physical Review C e Physical Review Letters, i due studi sono stati guidati dall'Istituto per la Scienza e Tecnologia dei Plasmi del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Milano. Alla ricerca hanno contribuito anche l’Università Milano-Bicocca, l’Università di Milano e il centro di ricerca dell'Enea di Frascati (Roma). Gli studiosi hanno trovato finalmente un'alternativa per misurare la potenza raggiunta dai nuovi reattori a fusione.
"Il nuovo metodo sviluppato si basa sulla misura assoluta dei due raggi gamma emessi nella reazione, una misura mai effettuata prima con sufficiente accuratezza", dice Marica Rebai che ha guidato lo studio su Physical Review.
"Fino a oggi, l'assenza di un metodo diretto e alternativo al conteggio dei neutroni era un ostacolo alla validazione indipendente dei risultati ottenuti dagli esperimenti in corso e all'autorizzazione dei futuri impianti commerciali. Questo tipo di misura basata sul conteggio di raggi gamma, invece, rappresenta l'unica tecnica possibile anche in vista dell'utilizzo di futuri reattori basati su carburanti alternativi che non producono neutroni", aggiunge Marco Tardocchi dell'Istp-Cnr, coordinatore del progetto.