"Skin", l'opera prima della vincitrice del premio "Best Influencer of the Year" ai Diversity Media Awards 2018, racconta di due giovani che provano a vincere le proprie paure e insicurezze
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“In Italia si pensa agli influencer negativamente come se fossero dei nullafacenti, ma in realtà sono persone che da zero sono riusciti a creare una community propria diffondendo un loro messaggio”. E’ così che Loretta Grace spiega la sua visione del mondo social di cui ormai è anche lei una star. Nata nel 1994 da madre nigeriana e padre di Chicago, Loretta si è fatta conoscere grazie alla sua bellissima voce interpretando i ruoli di Whoopi Goldberg nei musical “Sister Act” e “Ghost”.
Dai palchi teatrali ha iniziato a parlare ai propri fan anche sui social affrontando temi importanti e vincendo il premio "Best Influencer of the Year" ai Diversity Media Awards 2018. Così è diventata la paladina a difesa della diversity con il suo canale Youtube “Grace On Your Dash” con più di 380mila iscritti e il profilo Instagram con quasi 90mila follower.
Cosa ti differenzia dai tanti altri influencer?
Io mi definisco una ragazza che racconta e dà voce alle storie anche degli altri. Per me la cosa più importante è che le persone abbiano modo di trovare un luogo di tolleranza, dove possano imparare cose nuove su temi che spesso non vengono affrontati un po’ per ignoranza e un po’ per leggerezza.
Il tuo canale ha un profilo molto internazionale (ndr Loretta parla spesso in inglese), ma in Italia qual è la difficoltà più grande che hai riscontrato parlando di diversity?
Le persone nel nostro Paese se non vivono determinati meccanismi sono privilegiate e quindi quando si cerca di spiegare cose specifiche non le capiscono e scambiano degli argomenti per delle lamentele o per pesantezza e così si crea un muro.
Ormai alcuni tuoi colleghi condividono quasi tutta la loro vita sui social, tu sei fra questi?
Io racconto cose molto marginali della mia vita perché purtroppo sui social ci sono persone che non mi vogliono molto bene e se dovessi riportare tutto potrebbero approfittarsene. Uso sempre dei filtri proprio perché la vita reale non è quella virtuale, sono parallele ma non si incontrano quasi mai.
Ti ricordi un commento negativo di qualche hater? Come hai reagito?
Non lascio mai che persone irrilevanti “uccidano” il mio atteggiamento. Con le critiche bisogna sempre cercare di essere un po’ obiettivi e capire chi le sta facendo: un commento negativo da parte di mia madre mi ferirebbe ovviamente, però c’è gente che parla di me sul web e non mi ha mai vista personalmente. Sì ci rimango male cinque minuti, ma poi mi passa subito. Una persona può fare un commento ma poi sei tu a decidere se accoglierlo o meno.
Nei tuoi canali sei sempre sorridente: sei così anche nella realtà?
Non è una cosa impostata, di indole sono molto solare poi ovviamente ci sono degli alti e dei bassi. Io ho avuto una vita piena di sfide che hanno formato la Loretta di oggi. Quando sono sui social cerco di regalare della spensieratezza: la cosa che mi rende felice è sapere di riuscire a regalare un sorriso al prossimo. Nella mia community le persone possono discutere senza insultarsi, sapendo di essere al sicuro e di essere accettate.
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Hai scritto anche un romanzo, “Skin” (Mondadori) dove i giovani protagonisti che hanno sempre vissuto nella paura e nell’ansia di non essere accettati, con il passare del tempo capiscono che proprio ciò che li separa dagli altri, li rende in realtà unici. Un romanzo d'amore e introspezione, ma cosa può trovare chi legge questo libro di Loretta?
C’è una Loretta più acerba: non ho la pretesa di scrivere il libro del secolo, ma volevo esporre la diversità con un tono più leggero. Accoglierò tutte le critiche purché siano costruttive. Sicuramente le persone molto sensibili e empatiche lo apprezzeranno, mentre quelle fredde e ciniche non capiranno la trama perché ci sono dei momenti che una persona senza cuore o con poca sensibilità non può comprendere appieno.
L’idea di scrivere un romanzo così personale da dove è nata?
E’ una sfida che mi sono auto posta e sono fiera di esserci riuscita: nella vita c’è chi parla e poi chi agisce e io posso dire di aver scritto un romanzo. E’ chiaro che la mia più grande passione è quella di comunicare: sono una creator, non mi piace chiamarmi influencer né youtuber perché in Italia sono delle etichette negative, si pensa sempre che siano nullafacenti mentre in realtà sono persone che creano un pubblico da zero. E’ facile parlare male di una persona e vivere di luca riflessa, è molto più difficile crearsi un pubblico da zero.
Qual è il profilo che non puoi fare a meno di seguire?
Su YouTube io adoro tantissimo Matt D'Avella: lo apprezzo perché è un videomaker molto preciso come me e che affronta tematiche molto interessanti; mentre su Instagram mi piace tantissimo Stefano Guerrera che ha un modo di esprimersi molto diplomatico.
I profili che odi, invece?
Le persone che vivono di luce riflessa, i canali o profili che pur di aver visibilità direbbero qualsiasi cosa per infangare un altro creator. I fake opinionisti o le pagine di gossip, quelle italiane soprattutto, hanno dei modi di esprimere i concetti che pur di fare una visualizzazione direbbero qualsiasi cosa. Non sono content creator ma parassiti.
Sei giovanissima, eppure hai già conquistato traguardi importanti. Ma qual è il tuo prossimo sogno?
Mi piacerebbe tantissimo riuscire a viaggiare un pochino di più grazie al mio lavoro. Voglio vivere esperienze che aprano la mente e che facciano crescere esplorando il mondo.
"Skin"
di Loretta Grace
Mondadori
180 pagine
17,00 euro