A Parigi il numero uno di Huawei, Richard Yu: "Il nostro cellulare è meglio dell'iPhone X"
di Gian Luca Rocco© ufficio-stampa
Il guanto di sfida ai colossi era già stato lanciato: Huawei ha trasformato da tempo il duopolio formato da Samsung ed Apple, in qualcosa di simile a un tripolio, allargando il mercato degli smartphone con prodotti capaci di conquistare il grande pubblico coniugando buone performance a dei prezzi “popolari”. Ma negli ultimi due anni la casa cinese ha dimostrato di poter competere anche nell’appetitoso e decisamente più profittevole mercato dei dispositivi di fascia alta. E così, dopo il Mate 10 pro, ecco arrivare la nuova gamma del suo modello più amato, il P20, con un prodotto che lancia direttamente il guanto di sfida a Samsung ed Apple, strizzando l’occhio agli amanti della fotografia digitale, da sempre uno dei fiori all’occhiello di Huawei, grazie alla collaborazione con Leica.
E arriva subito una sorpresa: in contemporanea con la presentazione a Parigi dei nuovi smartphone, ecco il lancio mondiale dei due nuovi modelli di P20, la versione base e quella pro al prezzo rispettivamente di 679 e di 899 euro e già disponibili nei negozi.
Due le caratteristiche che dovrebbero rendere il P20 uno degli oggetti tecnologici più desiderati del 2018: le tre fotocamere che trasformano tutta l’esperienza di “fotografi” da dilettanti a professionisti (o almeno armati di un’attrezzatura professionale, poi le doti e i soggetti dipendono ovviamente dall’utente) e l’intelligenza artificiale che, già introdotta con il Mate 10 pro, aiuta a rendere lo smartphone sempre di più un assistente virtuale piuttosto che un semplice telefonino. Da notare, poi, degli schermi più grandi rispetto alla concorrenza ma nelle stesse dimensioni del dispositivo, recuperando, rispetto all’iPhone X, anche lo spazio nella parte alta (notch) che permette di contenere un maggior numero di icone. Batteria più grande, resistenza all’acqua e riconoscimento con le impronte digitali sono ormai caratteristiche comuni, ma non sempre scontate.
Ma tornando alla fotocamera, anzi alle tre fotocamere da 40 megapixel (novità assoluta), è stato realizzato un lavoro di profondo restyle sia sul fronte hardware, con Leica impegnata a rivedere anche l’ottica delle fotocamere, sia soprattutto da un punto di vista software, con l’introduzione di nuovi algoritmi capaci di gestire al meglio i colori soprattutto in condizioni di scarsa o precaria luminosità. Al di là di complicate spiegazioni tecniche, a intervenire è sempre l’intelligenza artificiale, capace di riconoscere il soggetto, che sia un viso, un animale, una pianta o del cibo, e andare a “pescare” le impostazioni migliori per ottimizzare lo scatto, oltre a stabilizzarlo, catturando, per un’auto riguarda quelli in movimento, l’attimo perfetto (o quasi). Il risultato, effettivamente, è sorprendente, con fotografie dai colori naturali e che valorizzano al meglio il soggetto, anche e spesso nonostante l’abilità del fotografo.
“Il nostro P20 è meglio dell’iPhone X” dice un raggiante Richard Yu, numero uno di Huawei dal palco di Parigi, senza falsa modestia e con quella spavalderia che ricorda molto la Apple delle origini, quella visionaria e innovativa di Steve Jobs. D’altronde, a conforto delle sue parole, non stanno solo i 153 milioni di cellulari venduti nel 2017 ma anche i 10 miliardi di dollari spesi in ricerca lo scorso anno, più della stessa casa di Cupertino. Il third place, il terzo posto in questo enorme mercato è ormai assegnato.
Ma le ambizioni di Huawei incarnano in pieno quelle della Cina di oggi: arrivare al numero uno. Poco importa che si parli di potenza militare, smartphone o economia.