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Twitter, da Musk ok all'83% delle richieste di censura dei governi autoritari

Prima del passaggio di proprietà il tasso degli interventi era del 50%

22 Giu 2023 - 12:30
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Twitter è il social network preferito da molti per esprimere opinioni e scoprire l'attualità. E alcuni governi sono molto sensibili alla libertà di opinione e/o critica. Questi esecutivi si sono fatti sentire con Elon Musk che, più di otto volte su dieci, ha acconsentito a rimuovere dei contenuti. I dati arrivano da Twitter stesso, che li ha resi noti in una uditoria pubblica sulle pressioni dei governi sul social.
 

I dati al centro della vicenda

 Approvate più di otto richieste di censura su dieci su Twitter. Più precisamente 808 su 971. Dallo scorso ottobre, quando Elon Musk ha acquisito Twitter in una tumultuosa operazione da 44 miliardi di dollari, il social ha approvato l'83% delle richieste di restrizione o censura dei contenuti provenienti da Paesi come Turchia e India, che hanno recentemente approvato leggi che limitano la libertà di parola e di stampa. E tra le richieste di censura figurano anche potenze occidentali.

Censura in Turchia e in India

 L'esempio più recente è stato il blocco degli account critici nei confronti del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, due giorni prima delle elezioni in Turchia. In India, che è immersa in una deriva autoritaria che da mesi soffoca i media, i giornalisti e le voci critiche, Twitter ha anche accettato i divieti imposti dal governo. Per giustificare il consenso, Musk ha detto: "Le regole in India sono piuttosto severe, e non possiamo andare oltre le leggi di un paese". "Se dobbiamo scegliere tra i nostri dipendenti che vanno in prigione o noi che rispettiamo le leggi, rispetteremo le leggi", ha poi aggiunto.

Il documentario censurato

 La giustificazione è arrivata dopo che il social dell'uccello azzurro ha rimosso i contenuti relativi a un documentario della BBC molto critico sul primo ministro indiano Narendra Modi, bloccato a gennaio 2023 dal governo indiano. Il leader indiano è anche la seconda persona con il più alto seguito su Twitter dopo lo stesso Musk. Il miliardario ha detto di non essere a conoscenza "di cosa sia esattamente successo" sulla situazione dei contenuti in India. 

Le rivolte da nascondere

 Dai dati emersi dal social si vede che New Delhi abbia richiesto con forza a Twitter di rimuovere tutte le pubblicazioni che includevano immagini o link al video del documentario. Il contenuto della BBC metteva in discussione la leadership del nazionalista indù Modi durante le sommosse del Gujarat del 2002, quando era capo del governo di quello stato, e in cui hanno perso la vita almeno 1.000 musulmani (una cifra che gli attivisti portano a 2.500). Tra i contenuti rimossi da Twitter c'erano anche commenti di un parlamentare locale.

Libertà di stampa in India e Turchia

 Secondo l'ONG Reporter Senza Frontiere, la libertà di stampa in India è calata drasticamente, scendendo di otto punti nell'ultimo anno e collocando il Paese più popolato al mondo al 150° posto nella classifica internazionale. In Turchia, la maggior parte dei media nazionali è controllata dal governo e l'opposizione ha accusato l'amministrazione Erdogan di tentare di frenare i social network, ultimo baluardo delle voci critiche. Stando al rapporto annuale della piattaforma NetBlocks, la Turchia è uno dei paesi con maggiori restrizioni alla libertà di internet, con 54 blocchi totali o parziali nel 2022. Tra i contenuti censurati dal social di Musk ci sono stati quelli relativi alla repressione delle proteste degli studenti, alla violenza contro le donne, alla corruzione e alla pandemia.

Sotto la minaccia di una pistola

 Il nuovo atteggiamento di Twitter cozza con precedenti dichiarazioni di Musk, che si presentava come un assolutista della libertà di parola. In passato aveva detto che avrebbe censurato le fonti di informazione russe "solo sotto la minaccia di una pistola". Il miliardario proprietario di SpaceX e Tesla aveva anche criticato la decisione di Facebook e Twitter di sospendere l'account dell'ex presidente statunitense Donald Trump dopo l'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2022. "Molte persone non saranno felici finché non saranno in grado di silenziare chiunque non sia d'accordo con loro", aveva scritto in quell'occasione su Twitter.

Le pressioni dell'Occidente

 Non solo i governi autoritari esercitano pressioni su Twitter per censurare i contenuti. Anche negli Stati Uniti il social network è stato al centro di una battaglia legale tra il Knight First Amendment Institute dell'Università Columbia e l'ex presidente Trump. L'ex presidente era accusato di aver bloccato gli utenti che lo criticavano sul proprio profilo Twitter privato. La Corte Suprema ha dichiarato la cessazione della materia del contendere a causa del cambio di vertice alla Casa Bianca e della chiusura dell'account Twitter di Trump. La sentenza è stata anche l'occasione per analizzare il ruolo e i poteri acquisiti dalle multinazionali statunitensi che, di fatto, sono diventate i controllori della comunicazione elettronica interattiva.

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