Il fondatore Silvio Siliprandi spiega come esercitare i nostri diritti dopo l’entrata in vigore del Gdpr e non regalare ai giganti del web la moneta dell’era moderna: la nostra privacy
di Giuliana Grimaldi© ufficio-stampa
Ignoriamo i nostri diritti in fatto di privacy e ogni giorno regaliamo ai colossi di internet oro allo stato puro. Ne è convinto Silvio Siliprandi, sociologo, ex presidente e amministratore delegato di GfK Eurisko, ora amministratore delegato della start up Hoda e fondatore di Weople, la prima applicazione che vuole raccogliere, proteggere e far “fruttare” i nostri dati personali. Ai microfoni di Tgcom24 fa il punto sulla nuova normativa e spiega come “guidare” consapevolmente la nostra vita digitale.
Cosa cambia con l’introduzione del Gdpr?
Secondo me è una legge bellissima, al 100% dalla parte delle persone, che ci invidiano tanti paesi: Canada e Giappone stanno valutando sistemi simili e il Ceo di Microsoft Satya Nadella l’ha auspicata per gli Stati Uniti. Però non capisco perché - una volta che si è giunti a tale importante risultato - la Commissione europea non abbia speso un centesimo per comunicarlo. Dopo maggio, tutti siamo stati inondati di mail di aziende che chiedevano il consenso al nuovo trattamento dei dati, ma non abbiamo capito bene il motivo. Poi, dopo il fastidio generale dei primi tempi, tutto è tornato come prima. Le novità, però, sono tante e poco note: per la prima volta abbiamo il diritto di ricevere e trasferire una copia dei nostri dati. Vuol dire che posso chiedere una copia dei miei dati che l'azienda registra e posso rivedere e correggere le autorizzazioni che, anche inconsapevolmente, le ho concesso: potrò, per esempio, negare il consenso di cedere i miei dati a terzi.
Quali sono i punti critici della nuova normativa?
In primo luogo la legge 679 del 2016, entrata in vigore il 25 maggio 2018, è molto complessa (qui link ad articolo generale su Gdpr); poi non si sa bene come applicarla. Non esiste, infatti, una procedura standard, un modulo, un modo facile per contattare l'azienda che ha i nostri dati. I colossi del web, ma anche tutte le aziende che collezionano i nostri dati, dormono per ora sonni tranquilli perché far valere i propri diritti secondo quanto previsto dal Gdpr è per il momento davvero difficile se lo si fa da soli. Se invece ci si unisce e si fa massa critica il discorso cambia: i grandi brand dell’online e tutti quanti potranno ignorare la richiesta del signor Mario Rossi, ma non potranno ignorare le richieste di migliaia di Mario Rossi. Su questa idea ho lanciato Weople, una startup che vuole aiutare gli utenti a farsi valere. In ultima istanza, è una legge che non è stata in alcun modo comunicata ai comuni cittadini che la ignorano quasi del tutto.
Com'è nata l'idea di Weople?
Sono sociologo di formazione e mi stanno a cuore le persone. Nel 2014 ho avuto modo di leggere una bozza del Gdpr e mi sono detto: “Se questa legge entra in vigore, voglio creare la banca dei dati delle persone, la banca che protegge i dati delle persone”. Del resto siamo stati noi italiani a inventare il concetto di banca a Genova e Firenze: perché non possiamo inventare un nuovo tipo di banca? La nuova ricchezza è costituita dai dati, Weople è nata con l’idea di tutelare questo tipo di patrimonio. L'espressione "società data driven" mi fa accapponare la pelle, vorrei che tutti noi fossimo dentro una “società di co-driver”. È meglio partecipare alla guida che essere guidati da altri. E questo è possibile solo aggregando gli utenti. Siamo una startup giovane, ma vedo che tanti ragazzi vorrebbero lasciare il loro lavoro per venire a collaborare con noi, affascinati dalla nostra mission: riportare il web all’originale vocazione di libertà, togliendo le distorsioni e le manipolazioni e la volontà di una ventina di miliardari di concentrare potere e ricchezza, a danno della pluralità delle voci.
Cosa fa Weople? Quale servizio offrite?
Applicando l’articolo 20 del Gdpr, Weople - su delega dei propri utenti - chiede ai giganti del web e a tante altre aziende copia dei dati digitali riferiti all'iscritto alla app e li deposita in un conto del singolo utente.
Insomma, mettiamo nelle condizioni di esercitare il nuovo diritto alla portabilità dei dati, quel diritto che permette di ricevere i dati personali forniti al titolare del trattamento, in un formato strutturato, di uso comune e leggibile meccanicamente, e di trasmetterli a un diverso titolare. L’obiettivo ultimo è quello di accrescere il nostro controllo sui nostri dati personali, restituendo valore economico ma anche diritti, rendendo effettivi i vantaggi introdotti dal Gdp, conducendo delle battaglie per conto delle persone che altrimenti non riuscirebbero a spuntarla con i colossi del web. L'unico impegno da parte di chi entra sulla piattaforma è l'iscrizione, non ci sono costi. Non solo: cerchiamo anche di trasferire al proprietario dei dati i vantaggi che derivano dalla loro condivisione. Weople si propone infatti anche come piattaforma di marketing diretto per offrire delle proposte e delle comunicazioni a target interessanti. In particolare troviamo clienti-aziende e proponiamo loro di veicolare, tramite app, pacchetti, offerte personalizzate e/o comunicazione a segmenti di correntisti che Weople ha dimostrato, grazie ai dati, essere potenzialmente interessanti. Ovviamente, senza mai dare dati personali all'azienda e ponendoci come filtro e unica piattaforma per raggiungerli. Quanto le aziende pagheranno per veicolare queste offerte personalizzate verrà dato, in grandissima parte, alle persone destinatarie delle stesse. È la prima volta in assoluto, al mondo, che, per ricevere un'offerta o una comunicazione, il destinatario finale viene pagato. Una rivoluzione nella rivoluzione."
Questa attività genererà due forme di guadagno per l’iscritto, un salvadanaio personale dove si possono accumulare il valore in moneta vera, e un portafoglio di offerte personalizzate a cui si può liberamente decidere di aderire o meno.
A breve poi, potremo investire masse di dati anonimi, aggregati e protetti nel mercato in cui, al momento, si genera più valore: si tratta di attività di arricchimento e valorizzazione di database di terze parti, sempre fatte senza cedere i dati individuali e personali. Qui entrerà in gioco la massa dei dati degli iscritti a Weople e il valore che si genererà (aggiuntivo rispetto a quello visto sopra) sarà merito un po' di tutti: verrà quindi restituito attraverso un sistema di estrazioni su base periodica.
Come funziona l'iscrizione?
L’utente apre un caveau personale con sei cassette di sicurezza nelle quali sceglie liberamente se depositare e investire i dati relativi agli account social (Facebook, Istagram, Twitter, Linkedin), gli atti di acquisto relativi alle carte fedeltà, gli acquisti on line tramite account ecommerce, i dati digitali relativi agli account Google e Apple, una selezione di interessi della persona e infine una breve autodescrizione. Weople funziona come una banca: apri un conto dati, diventi correntista e depositi una somma in forma di dati. A quel punto la banca investe tutti i dati dei vari clienti per farli rendere, facendo da garante e, a (grande) differenza delle banche vere, restituendo gran parte del ricavato agli utenti: il 90%, al netto delle spese e dei costi documentati in app, verrà ridato alle persone.
Quali sono i vantaggi per gli utenti? E i costi?
Nel breve termine, un iscritto potrà ricevere una monetizzazione del valore dei propri dati: stimiamo fino a 100 o 200 euro all'anno, in base a quanti e quali dati uno investirà, più i vari regali a estrazione e naturalmente la possibilità di beneficiare di offerte molto personalizzate, quindi davvero interessanti da tutti i punti di vista. La parte economica viene finanziata con il meccanismo della restituzione del 90% di cui si è detto. Nel lungo termine, grazie alla massa dei dati investiti dalle persone, potremo fornire a individui e famiglie davvero tanti servizi, di utilities e di protezione, tutti genuinamente e al 100% dalla parte delle persone perché alimentati direttamente dagli utenti tramite Weople. Questo ci renderà più liberi e padroni sul web. E non è niente male...