Sullisola di Pasqua ci sono un po meno di mille 'moai', gli idoli di pietra, i colossali busti monolitici, gigantesche e misteriose statue costruite fra il XIV e il XVII secolo. Oggi ne restano in piedi cinquecento. Eretti in riva al mare con gli occhi rivolti allinterno, personificavano il culto degli antenati di ogni clan o tribù, ne proteggevano i discendenti e trasmettevano il mana, il potere, lenergia necessaria per la sopravvivenza del clan.
Venivano scolpite nel tufo vulcanico del Rano Raraku (la cava dei moai) e potevano pesare fino a sessanta tonnellate. Alcuni portano sulla testa un cilindro di pietra rossa, il pukao: secondo alcuni si tratta di una rappresentazione dei capelli pettinati a chignon dellantenato divinizzato (ipotesi che si basa sul fatto che i capi dei clan si tingevano i capelli di rosso con la terra). Gli ahu sono le piattaforme di pietra e di terra che reggevano i moai e che venivano costruite parallelamente al mare. La maggior parte degli ahu furono distrutti da guerre e maremoti. Fungevano da centro religioso e sociale del clan e ospitavano le camere funerarie in cui venivano deposte le ossa. Proprio sulle caratteristiche degli ahu si fonda la teoria più solida, anche se tuttaltro che certa, fra tutte quelle (molto strampalate e inverosimili) che tentano di spiegare lorigine della popolazione pasquana.
La teoria è del famoso navigatore norvegese Thor Heyerdal, secondo il quale gli abitanti dellisola arrivarono dal Perù. Su un ahu, infatti, aveva riscontrato la presenza di unattrezzatura di pietra di tipo inca. Sempre Heyerdal, inoltre, aveva scoperto piccole statue pre-moai che secondo lui presentavano analogie con le sculture della civiltà boliviana di Tihuanaco.
Hanga Roa, capitale dellisola, è una città piacevole e ariosa, fatta di case basse immerse in una florida vegetazione. Da Hanga Roa si possono fare alcune belle passeggiate, come quella al villaggio di Orongo e agli ahu di Hanga Poukura, Hanga Tee, Akapu e Vinapu, questultimo composto di blocchi ciclopici perfettamente sagomati. Comunque è possibile noleggiare moto, macchine e cavalli. Da visitare il museo, che permette di farsi unidea generale della cultura pasquana.
Sono esposti attrezzi originali (alcuni dei quali utilizzati per scolpire le statue), punte di ossidiana, armi in pietra e ossa, lunica statua di donna ritrovata a Rapa Nui (la società era rigorosamente patriarcale), statuette scavate tradizionali (dette kava kava), lunico occhio di un moai ritrovato sullisola, spade sacrificali, machete decorati con teste e occhi, esempi di tatuaggi di donne nobili, vestigia di affreschi rinvenuti in grotte.
Anche il mercato municipale, vicino alla chiesa, merita unocchiata: offre una grande scelta di artigianato pasquano, in particolare kava kava in toromino (un legno rosso molto duro).
LAhu Tahai è il più vicino alla cittadina. In realtà sono tre, uno dei quali sostiene cinque statue più o mano mutilate. Di fianco ci sono due moai solitari con pukao. Davanti cè il cerchio di pietre, luogo di incontro fra medium e spiriti.
Il bordo del cratere del vulcano Rano Kau si raggiunge dopo una salita non molto ripida ma piuttosto faticosa: lo spettacolo, però, è di straordinaria bellezza (nessun pericolo: lultima eruzione risale a diecimila anni fa). Il cratere è infatti letteralmente costellato da piccoli laghi verdi ricoperti di giunchi (chiamati gli occhi che guardano il cielo) profondi circa dieci metri.
Il villaggio di Orongo si trova sulla punta estrema dellisola, in uno dei siti più affascinanti, tra il vulcano e uno strapiombo di trecento metri, di fronte al quale ci sono tre isolette. Vi sono state ritrovate e ricostruite quarantasette case in pietra, di basalto, a forma di ellissi e con una piccola entrata laterale.
Qui si praticava il culto delluomo-uccello (il tangata-manu), una delle più curiose e complesse cerimonie polinesiane, festa di rinascita legata al culto della vita e della fecondità cui partecipavano rappresentanti delle undici tribù dellisola. Oggi restano ben centoundici petroglifi che rappresentano luomo-uccello, una figura accovacciata con corpo umano e becco aquilino.
Una fra le passeggiate più belle conduce alla cava di Puna Pau, dalla quale veniva estratta la roccia rossa che serviva per realizzare i pukao. Qui la campagna ricorda davvero lIrlanda, con colline vellutate che sfoggiano unincredibile varietà di sfumature di verde.
LAhu Akivi, cinque chilometri a nord di Hanga Roa, è lunico ad avere le statue rivolte verso il mare e a non essere un sito funerario. I moai rappresentano i sette inviati sullisola del re Hotu Matua.
Lo schieramento delle statue è spettacolare e restaurato benissimo.
A est, sulla spiaggia di Vaihu, in un sito splendido (è la baia in cui sbarcò James Cook), cè lAhu Hanga Tee, con vestigia della rampa che portava al mare. E uno dei luoghi più impressionanti dellisola.
Il Rano Raraku è il vulcano utilizzato come cava per la costruzione di quasi tutti i moai dellisola di Pasqua. Sui suoi pendii si contano circa trecento statue; altre, incompiute, si trovano ancora nelle cave. Su ogni lato del vulcano ci sono due immensi laboratori. Impressionante quello situato sul lato esterno: talvolta, i moai distesi per terra si incastrano completamente. Il più grande misura ventidue metri, alcuni nasi raggiungono la ragguardevole lunghezza di due metri. Alcune statue, pressocché finite, hanno una sorta di rampa di lancio incisa nella roccia.
I moai venivano scolpiti direttamente nella roccia oppure allinterno di una grotta creata artificialmente, scavando corridoi per isolare il blocco che veniva poi lavorato. Difficile capire perché mai molte statue siano rimaste incompiute nei laboratori, come se il lavoro si fosse interrotto allimprovviso. Possibili cause: operai decimati da guerre sanguinose, epidemie, mancanza di legno o di personale per spostare i moai, squilibrio fra la produzione e i mezzi di trasporto delle statue.
Il sito moai più importante dellisola è lAhu Tongariki, situato ai piedi del vulcano Rano Raraku. Distrutto nel 1960 da un violento maremoto, fu restaurato da una compagnia giapponese. E lungo novantotto metri, largo sei e alto cinque. Vanta ben quindici statue giganti riunite su uno stesso ahu e numerosi petroglifi.
Il moai più grande (esclusi quelli conservati nelle cave del vulcano) è invece quello dellAhu Te Piko Kura: dodici metri di altezza.
Di fianco cè uno strano uovo di pietra, centro dellisola a sua volta ombelico del mondo stando alla tradizione orale. I qui si scende alla bella spiaggia di Ovahe e alla baia di Hanga Hoonu, detta anche di La Pérouse.
Il re Hotu Matua, secondo la leggenda, sarebbe sbarcato sulla spiaggia di Anakena, la più bella di Rapa Nui, con acque smeraldine, sabbia bianchissima, palme sottili scompigliate dalla brezza e lunica piantagione di cocchi esistente sullisola. La spiaggia è dominata dal superbo Ahu Nau Nau: cinque statue che hanno tutte il pukao. E un luogo perfetto per un bagno meraviglioso sotto lo sguardo cieco ma protettivo delle splendide statue che sembrano lì apposta per fungere da sentinelle, sorvegliare i bagnanti e placare le acque che circondano questisola indimenticabile, irradiando il mana (lenergia benefica) dagli occhi che non hanno più.