Corso Vittorio Emanuele tra vetrine e canzoni meneghine
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Alla scoperta della città della Madonnina con le inviate di Donnavventura
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Corso Vittorio Emanuele è la via del passeggio per eccellenza, che collega piazza del Duomo a piazza San Babila.
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La strada ha origini antiche, nell'epoca romana era l'arteria che portava verso nord-est. Tra il XVII e XVIII secolo prese il nome di corsia dei Servi, dal convento dei servi di Maria, che officiavano la chiesa di santa Maria, al cui posto oggi si trova la Chiesa di san Carlo al Corso, edificata intorno al 1830.
Anche Alessandro Manzoni cita la corsia dei Servi ne I Promessi Sposi, poiché è qui che si trovava il "forno delle Grucce”, la bottega di Milano che venne assaltata dalla folla in tumulto il giorno di S. Martino del 1628, in occasione della sommossa scatenatasi a causa del rincaro del pane.
Nel XIX secolo l'antica via dei Servi fu ampliata e le case medievali vennero sostituite da prestigiosi palazzi in stile neoclassico. Con l'unità d'Italia prese il nome attuale di corso Vittorio Emanuele. Oggi fa parte di un'estesa area pedonale dove si trovano numerosi negozi di marchi piuttosto variegati e adatti a tutte le tasche e bar con i tavolini all'aperto, per questa ragione è sempre affollatissimo di persone di ogni età e di ogni nazionalità. Su entrambi i lati della strada ci sono portici che sono perfetti per passeggiarci sotto, sia nelle giornate di pioggia, che nelle afose giornate di sole.
A vivacizzare ulteriormente la via ci pensano artisti di strada dai talenti più disparati, tra i quali è certamente da segnalare Nadir Scartabelli, uno degli ultimi veri cantori e cultori del repertorio dialettale milanese, che conosce in maniera approfondita e propone non solo nei suoi brani più conosciuti, ma ricercando anche inediti d'autore. Quando è in vena si esibisce nei vari angoli del centro, oppure in locali, da solo o in coppia ne: Il Duo Dell' Ortica, un'interessante commistione di blues e canti d'osteria.
Canta accompagnandosi con la chitarra il repertorio sterminato di Jannacci, come la famosa “Ma Mi” che anche i non milanesi conosceranno (“Ma mi, ma mi, ma mi, quaranta dì, quaranta nott, A San Vittur a ciapaa i bott, dormì de can, pien de malann…); oppure del maestro di stile e comicità Walter Valdi autore dell'umoristica “La busa noeuva”, che sbeffeggia la burocrazia cittadina o ancora brani di Giovanni D'Anzi, Nino Rossi, i Gufi di Svampa e Patruno, rendendo omaggio a quel patrimonio poetico e musicale che è la canzone meneghina, romantica, nostalgica, ironica, pungente e agrodolce che riflette appieno lo spirito e il carattere di chi si sente un tutt'uno con la Milano più autentica e ruspante.
Non occorre capire tutte le parole in dialetto per cogliere il senso dei brani cantati, basta semplicemente lasciarsi conquistare dall'atmosfera ovattata e sospesa che si crea attorno a Nadir, per godere di un momento speciale, in una giornata qualunque.
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