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Donnavventura nello Yucatan: un tuffo tra i cenotes

Piccoli specchi d'acqua turchese dove si dice che i Maya comunicassero con gli dei

01 Ott 2015 - 15:35

    © donnavventura

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La penisola dello Yucatan è caratterizzata dal fatto di essere ricoperta da uno scudo calcareo, non vi sono corsi d'acqua superficiali che la attraversano, ma una fitta rete di fiumi sotterranei e cavità. Dove lo strato calcareo cede, si formano delle doline, che qui vengono chiamate cenote, si tratta di pozzi e di grotte carsiche parzialmente o totalmente collassate, nella penisola se ne contano alcune migliaia. Sono simili a piccoli laghi circolari o a lagune con cascatelle ai margini, dove l'acqua, meticolosamente filtrata dal terreno, è trasparente e così limpida da poter vedere i pesciolini che nuotano in profondità.

Donnavventura nello Yucatan: un tuffo tra i cenotes

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I Maya veneravano i cenote, poiché consideravano queste voragini colme d'acqua una sorta di soglia affacciata sul mondo spirituale e sacro che si nascondeva nelle profondità della terra. Costruivano i loro villaggi intorno ad essi, erano una risorsa d'acqua dolce, ma vi avvenivano anche sacrifici umani, volti ad ingraziarsi il crudele dio Chaak, dio della pioggia.

La storia maya infatti è stata fortemente influenzata dalle variazioni climatiche, la sua fioritura e la sua caduta sono strettamente connesse alle condizioni atmosferiche e all'entità delle precipitazioni.Non a caso gli anni più piovosi, dal 440 al 660 d.C., furono anche quelli in cui esplosero le città e con esse tutti gli elementi caratteristici della cultura Maya: il sofisticato sistema politico, l'architettura monumentale e la complessa religiosità, raggiunsero la loro massima espressione.

Questi due secoli di stabilità climatica si rivelarono solo un'anomalia e quando il clima mutò cominciarono tempi duri, caratterizzati da ripetuti e intensi periodi di siccità in cui iniziò il declino dell'agricoltura e non casualmente sorsero i primi conflitti sociali. Al tempo dei sacrifici al dio Chaak, la regione era nella morsa di una lunga siccità che provocò carestie, migrazioni di massa e morte. Quando nel XVI secolo arrivarono i conquistatori spagnoli, la popolazione Maya era diminuita drasticamente, i centri urbani erano ormai abbandonati e già soffocati dalla vegetazione.

I cenote sono davvero la porta d'accesso ad un altro mondo, una dimensione sotterranea fatta di piccoli bacini idrici nascosti, in cui la luce filtra di tanto in tanto, svelando scorci di un paesaggio primordiale ed incantato. Uno spettacolo fatto di stalattiti e stalagmiti che incorniciano grotte dalle acque trasparenti, in cui nuotare o addirittura fare snorkeling.

Anche i cenote all'aperto hanno acque limpide e spesso vi si trovano alghe ricche di vitamine e sali minerali: balsamo e nutrimento per la pelle. Nuotare in questi luoghi ha il sapore di un tuffo indietro nel tempo, tra enormi piante tropicali e monumenti capaci di sfidare il cielo con le loro pareti.

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