Un itinerario alla scoperta dei luoghi più selvaggi dell’emirato, tra dune, fortezze e popolazioni misteriose in compagnia delle Donnavventura
Quando si sente nominare Abu Dhabi si pensa immediatamente al lusso e ai suoi palazzi ultramoderni, ma questo emirato conserva anche aspetti più “wild”, più selvaggi, tutti da scoprire, a cominciare dal deserto di Rubʿ al-Khālī, le cui dune superano anche i 300 metri di altezza.
Rubʿ al-Khālī significa letteralmente il quarto vuoto perché è uno dei deserti più estesi al mondo, nonché luogo estremamente inospitale con un’escursione termica che va da vari gradi sotto lo zero di notte, agli oltre 60 a mezzogiorno.
E’ costellato di fortezze tra le quali spiccano il forte di Liwa, costruito fra il ‘600 e il ‘700 e quello di Al Jahili, edificato alla fine del XIX° secolo, per difendere il territorio circostante dagli attacchi provenienti soprattutto da oltre confine, siamo infatti nella zona di Al Ain, non lontano dal confine con l’Oman.
Il forte è famoso perché si dice che qui si nato nel 1918 il padre fondatore degli Emirati Arabi Uniti: Zayed bin Sultan Al Nahyan. Ad Al Ain si concentrano anche i mercati di cammelli più importanti di Abu Dhabi. Nell’immaginario collettivo i cammelli appartengono al deserto come i pesci all’acqua, ma al giorno d’oggi negli Emirati Arabi è difficile vederli allo stato brado; i cammelli, come i cavalli, vengono allevati e impiegati dall’uomo in vari modi, compresi concorsi di bellezza e competizioni sportive di corsa che si svolgono in appositi cammellodromi.
Il secondo elemento che caratterizza Al Ain sono i datteri che qui vengono ampiamente prodotti e dei quali esistono molte varietà. La palma diventa fruttifera quando raggiunge il terzo anno di età e una pianta particolarmente redditizia può produrre fino a 50 kg di datteri in un anno.
Un altro angolo decisamente “selvaggio” è l’isola di Sir Ban Yas, una delle più grandi appartenenti al territorio di Abu Dhabi, situata nel Golfo Arabo a circa 8 chilometri dalla costa occidentale del Paese. Qui si trova una riserva naturale voluta da Sheikh Zayed, aperta per la prima volta al pubblico nel 1990 e ribattezzata con il nome di Arabian Wildlife Park, che ha come obbiettivo l’allevamento e la riabilitazione di animali indigeni della Penisola Araba e che oggi ospita più di 13.000 esemplari. Nella riserva si può vivere l’emozione che regala un safari fotografico, immersi nella natura, dove ci si muove tra gazzelle della sabbia, gazzelle di montagna, antilopi e ci sono persino alcune giraffe donate allo sceicco Zayed da un presidente africano; l’animale simbolo del parco è l’orice d’Arabia, un antilope di grossa taglia con lunghe corna anellate, manto chiaro e le caratteristiche macchie nere sul muso, minacciata di estinzione fino a qualche tempo fa.
Il progetto dell’Arabian Wildlife Park si distingue inoltre per un importante piano di sostenibilità energetica volto alla protezione dell’ecosistema, in un contesto naturalistico autentico, gestito nel rispetto della cultura e delle tradizioni locali e costituisce un’occasione imperdibile per chi voglia conoscere davvero l’emirato di Abu Dhabi in tutte le sue sfaccettature.