Panorami mozzafiato, natura emozionate, intensi contrasti: un luogo indimenticabile per i grandi viaggiatori
© donnavventura
Il massiccio roccioso del Gheralta si staglia per oltre quattrocento metri sull’altopiano, nella regione settentrionale del Tigray in Etiopia, disegnando l’orizzonte con le spettacolari guglie e i pinnacoli di arenaria rossa. Per la sua conformazione e i colori accesi ricorda la celebre Monument Valley.
La carovana di Donnavventura macina chilometri sulle strade polverose tra paesaggi naturali che lasciano senza fiato. La vegetazione dipende dalle latitudini e altitudini, si possono incontrare scenari più aridi e secchi, caratterizzati dalle specie tipiche del deserto, come aree rigogliose nelle quali si coltiva il grano destinato soprattutto all’uso diretto delle famiglie e scambiato nei mercati locali.
Il Tigray è una regione antichissima, ricca di cultura e di fascino ed è riconosciuta come la culla della civiltà etiopica. Tra le ruvide montagne sono nascoste meravigliose chiese rupestri che il suo popolo conosceva da tempo, ma di cui il resto del mondo ha ignorato l’esistenza sino agli anni sessanta del secolo scorso, quando Abba Tewolde-Medhin Yosef, un missionario cattolico dell’Etiopia, rivelò la presenza di queste preziose testimonianze storiche e culturali. Oltre 120 chiese incastonate nelle fenditure della roccia, tra cui la chiesa di San Pietro e Paolo, raggiungibile attraverso una vacillante scala a pioli abbarbicata sulle pendici della montagna. La posizione scomoda di questi luoghi è profondamente simbolica e la salita rappresenta l’espiazione dei propri peccati, fino al ricongiungimento con Dio. Contrariamente all’aspetto esterno che è molto modesto, l’interno, è ricco di decorazioni ben conservate nel tempo. Tra le testimonianze più importanti: la chiesa rupestre semi monolitica di Abraha Atsbeha, dedicata agli omonimi gemelli, figli del re Axum, che eccezionalmente, regnarono insieme. Una delle più antiche della regione, nonché la più ornata, con pitture di scuola gondarina risalenti al 17° secolo. Gli affreschi riportano scene sacre tratte dalla Bibbia, i colori sono vividi e l’impatto visivo è davvero suggestivo. Una curiosità? Pare che l’autrice di queste pitture fosse una donna!
Questo luogo sacro ha svolto un’altra importante funzione per via della sua posizione. Infatti, Abrah Atsbeha trovandosi nell’intersezione delle rotte carovaniere che portavano dall’Africa nera sino al Medio Oriente, è stata per secoli un punto di ristoro per i mercanti che trasportavano merci, tra cui le pelli, l’avorio e il sale.
Il team ha fatto tappa al Kor Kor Lodge di Luigi Cantamessa, un italiano stabilitosi in Etiopia da più di trent’anni. Profondo conoscitore di questa regione e della cultura etiope, Luigi ha fatto da guida alle ragazze in questa avventura, rivelando preziosi consigli per comprendere meglio le tradizioni e i misteri del Tigray.
Coloro che scelgono di vivere qui, lo fanno rispettando l’ambiente e valorizzando i preziosi doni che la natura offre, come ha fatto un altro italiano, con il Gheralta Lodge. Una struttura realizzata interamente con tecniche e materiali locali utilizzati quotidianamente dagli agricoltori della regione: muri in pietra, soffitti in legno e tetti in paglia o di pietra.
Qui la vita è lontana dai ritmi frenetici dell’Occidente, e scorre lenta, seguendo i ritmi della natura, il sorgere del sole, le variazioni climatiche e la mancanza d’acqua.
Sicuramente una terra difficile in cui vivere, ma al tempo stesso estremamente affascinante, come il maestoso quanto impervio massiccio roccioso del Gheralta, con le sue guglie dal colore rossastro che incantano i viaggiatori più estremi, quelli disposti ad affrontare salite scoscese e percorsi tortuosi, per godere di un panorama che lascia senza fiato.
Un luogo spettacolare, plasmato dal tempo e dal vento, ideale per chi ama il trekking e vuole respirare l’autentica atmosfera di una terra ricca di magia, come l’Etiopia.