Donnavventura

Donnavventura in Perù

Reperti archeologici, natura incontaminata e un passato da scoprire

16 Set 2016 - 09:28

Le linee di Nazca sono tra i reperti archeologici più intriganti del nostro pianeta; si tratta di oltre 13.000 linee tracciate nel terreno, alcune delle quali delineano enormi figure, per lo più di animali. Furono scoperte casualmente nel 1927, sorvolando la zona, poiché è solo dall’alto che ci rende conto di questo sviluppo di linee, che si estende per chilometri.

Per secoli l’origine dei geoglifi e il loro significato hanno alimentato le più svariate teorie, compresa quella che fosse opera di creature aliene, ma di fatto gli studiosi ritengono che siano state realizzate dai Nazca, un’antica popolazione della zona, nell'arco di migliaia di anni - dal 500 a. C. al 500 d. C. Si pensa siano state create rimuovendo le pietre scure, rivestite di ossido di ferro, a una profondità tra i cinque e i dieci centimetri, creando un vistoso contrasto cromatico con la sabbia più chiara sottostante.

Le immagini sono di varie dimensioni, la più grande è lunga circa 285 metri; si distinguono tra le altre una balena, simbolo di una divinità marina, un ragno, un cane, una scimmia dalla coda a spirale, propiziatrice di acqua, un condor, simbolo di divinità, un fenicottero, un pellicano ed un grazioso colibrì che è diventato l’immagine più rappresentativa del sito. C’è anche una curiosa figura antropomorfa chiamata l’astronauta.

Recentemente, a seguito di forti tempeste di sabbia che hanno spazzato il terreno, sono emerse nuove figure: un serpente, lungo circa 60 metri, un uccello, un camelide, forse un lama, e alcune linee frastagliate. Il significato dei geoglifi è ancora incerto, le ipotesi avanzate sono legate alla religione e all'acqua, vi sarebbe una stretta correlazione tra gli antichi acquedotti o altri elementi "d'acqua" e le principali figure del luogo.

L’acqua è anche la protagonista di uno degli scenari naturali più belli del Perù, quello della Penisola di Paracas, che possiede la riserva marina più grande del Paese, decretata zona protetta sin dal 1975. Si estende su di una superficie di 335mila ettari, che comprendono deserto, spiagge e scogliere a picco sul mare, oltre a numerosi siti archeologici. Per via della sua collocazione geografica è battuta da forti venti che localmente vengono chiamati paracas e che soffiando verso nord spingono la fredda corrente di Humboldt verso la costa, creando condizioni favorevoli a una grande varietà di specie animali autoctone, per via della ricchezza di plancton e microrganismi che sono alla base di un’affollata catena alimentare.

Qui vive il raro pinguino di Humboldt che, come la corrente, porta il nome dell’illustre naturalista, botanico ed esploratore tedesco Alexander von Humboldt, ma si contano oltre 200 tipi di volatili marini e una gran varietà di specie acquatiche come l’otaria orsina, il leone marino sudamericano, la sula variegata, pellicani e gabbiani e svariate specie di uccelli migratori. Una meta naturalistica di forte impatto paesaggistico che si è imposta sempre più tra le favorite di chi visita questo grande e ricco paese che è il Perù.

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