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Dal Burj Khalifa al Burj Al Arab, passando per la "Palma" e per il "The Frame", fino ad arrivare ai musei e al distretto artistico post-industriale di Alserkal: la metropoli emiratina offre tanti spunti e tante attrattive, conosciute e meno conosciute
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Il cielo e il deserto. Appena arrivato a Dubai non riesco a pensare ad altro, perché cielo e deserto sono le due direzioni verso cui si spinge la conquista di questa città del futuro. La capitale di uno dei sette Emirati Arabi Uniti, la più grande dell'intero Paese, la più sicura del Medio Oriente secondo molti, è nata sul mare del Golfo Persico per poi addomesticare la sabbia inospitale del deserto arabico, costruendovi sopra un tessuto urbano e sociale unico al mondo. E costruendovi, già che c'erano, anche il grattacielo più alto del mondo, il Burj Khalifa. Dubai è una metropoli giovane, giovanissima, che da antico villaggio di pescatori si è imposta a livello mondiale come uno dei centri turistici, economici e anche culturali più importanti e in crescita. E che, nonostante sia costantemente sotto i riflettori, offre lati nascosti e piacevolmente inaspettati che, come vedremo, si sviluppano "a livello d'uomo" e non in (super) altezza.
Parliamo di una metropoli recentissima, certo, ma che sotto la patina di città futuristica offre una stratificazione impensabile. Scelta come teatro dell'Expo 2020, Dubai ha saputo scavare nel suo passato e, laddove non ha trovato radici sufficientemente profonde, ha saputo puntare tutto sul contemporaneo, dall'arte e dall'architettura al modello politico ed economico. E il tour organizzato da Interface Tourism Italy, in collaborazione con l'Ente del Turismo di Dubai Tourism, ha il grande merito di aver evidenziato tutto il fascino di questa realtà.
Appena atterrati, si percepisce subito che non ci si trova né in Europa né in Asia. L'aeroporto è enorme ma intellegibile, ogni dieci metri c'è un addetto che fornisce l'informazione giusta ancor prima di richiederla e ad ogni altezza compare un cartello con le indicazioni. E se il lettore ha il sospetto che si tratti di una ricostruzione enfatica e di parte, sappia che ho contato gli accessi al controllo dei documenti di viaggio: 24 postazioni con due addetti ciascuna, per un totale di 48 ordinatissime file di passeggeri. Sempre ragionando coi numeri, ce ne sono altri meno piacevoli: quelli che riguardano la temperatura esterna, che a ottobre in pieno giorno sfiora i 40 gradi. Si tenta di ridurre al minimo la permanenza all'aperto a diretta esposizione al sole, passando da un locale climatizzato all'altro. A Dubai perfino le fermate dei bus locali sono strutture chiuse con all'interno l'aria condizionata. E tutti, a partire dalla nostra guida di My Tour Studio Dubai, sembrano saper parlare qualunque lingua del pianeta. Di sicuro la nostra conosce - e molto bene - inglese e italiano.
Alloggiamo all'Al Seef Heritage Hotel, nel quartiere di Bur Dubai, considerato il "cuore" della città sia in senso geografico sia storico, se è vero che proprio in questa zona sorgeva il primo piccolo villaggio di pescatori. La facciata e le strutture che compongono l'albergo condividono l'arenaria con il resto della città vecchia. E' il segno di riconoscimento, la carta d'identità di quella parte di Dubai che comprende anche i suq (nel quartiere di Deira, dall'altra parte del Creek) e le torri del vento (nel quartiere di Bastakiya). Sfidando il sole, con l'ottima guida di My Tour Studio Dubai ci lanciamo alla conquista della metropoli che vive attorno al Creek, il canale "divisivo" testimone silenzioso della storia della città. Nel corso del secolo scorso, il Creek ha rivestito un ruolo cruciale per lo sviluppo commerciale, essendo il mezzo di comunicazione privilegiato per le imbarcazioni dirette in Africa e Asia. Solchiamo le stesse acque a bordo dell'abra, la tradizionale chiatta che si guida "all'orientale", col comando incassato nel legno al centro della barca.
La visita al Suq di Deira è d'obbligo: oro, gioielli, tessuti, spezie a perdita d'occhio e di naso, coloratissime e profumatissime. E ancora: frutta, souvenir, vasellame, cibi d'ogni genere, abiti tradizionali in un tripudio di "strilli musicali" con cui i venditori tentano di attirare i clienti. Un luogo cruciale per la conservazione del patrimonio culturale di Dubai è il quartiere Al Fahidi, con le sue tradizionali torri del vento costruite con pietra, teak, gesso, legno di palma e legno di sandalo. Nel settore di Al Shindagha si trova invece lo Story of the Creek Museum, il museo che, con un percorso multimediale, guida i visitatori alla scoperta dello sviluppo di quest'area nel corso dei secoli. Poco lontano c'è il Saruq Al Hadid, il museo archeologico di Dubai, mentre a Jumeirah sorge un magnifico e recente edificio che racchiude un cuore "antico": è l'Etihad Museum, letteralmente il "museo dell'Unione", nato con lo scopo di conservare, preservare e mostrare l'anima degli Emirati Arabi Uniti in ambito sociale, culturale, politico, scientifico e storico-militare.
Downtown - Dalla città vecchia a quella nuovissima il passo è più che breve. E partiamoci, dal nuovissimo, citando il celebre "The Frame", la super costruzione più recente e una delle attrazioni più famose in città sia per i turisti che per i locali. Alta 150 metri, larga 93 e con un ponte che collega le due torri, la Dubai Frame è letteralmente di una cornice che "raccoglie" come in un quadro lo skyline della metropoli, in direzione nord, e permette la vista sulla parte storica della città, in direzione sud. A pochi quartieri di distanza troviamo il celeberrimo Burj Khalifa, che con i suoi 829,80 metri è il grattacielo più alto del mondo, l'opera più alta mai realizzata dall'uomo e simbolo inconfondibile di Dubai. Salire su entrambe le strutture è un'esperienza da cuori forti e che rafforza i cuori: la vista e soprattutto l'emozione di camminare su vetri trasparenti e sicurissimi, al 148° piano su 163 totali, quasi tra le nuvole, riuscire quasi a scavalcare l'orizzonte con lo sguardo è una sensazione impareggiabile. Poco lontano c'è Opus, l'ultimo progetto di Zaha Hadid Architects che arricchisce la foresta di grattacieli di Dubai. Come la città, anche l'edificio racconta storia diverse a seconda del punto di osservazione: se da un lato, infatti, si osserva un volume squadrato, svuotato al centro da una porzione la cui forma è difficilmente identificabile nelle canoniche figure geometriche, dall'altro lato due monumentali torri si incontrano grazie a un ponte asimmetrico posto a 71 metri da terra. E poi c'è lui, il celebre inimitabile Dubai Mall. Il più grande centro commerciale al mondo per numero di negozi (circa 1.200) ospita in media almeno un milione di visitatori al mese e ospita al suo interno perfino un acquario zoo sottomarino.
Burj Al Arab, la Vela di Dubai, e la Palma - E arriviamo alla perla più preziosa del mar di Dubai: Burj Al Arab Jumeirah, l'hotel più lussuoso del mondo. Chiamata "la Vela" di Dubai per la sua caratteristica forma, l'albergo sarebbe tecnicamente un "sette stelle", anche se il massimo ufficiale riconosciuto è di cinque. Poco importa, perché la "torre degli arabi" appare come una vera e propria costellazione del lusso, con 28 piani sfarzosi e principescamente colorati e 202 suite, di cui la più piccola è ampia 169 metri quadri e la più grande ben 768 metri quadri. L'orgoglio patriottico impone di ricordare che il general manager di co' tanta opulenza è napoletano: Ermanno Zinni. Una persona brillante e umile, che ci ha mostrato lo straordinario progetto dell'hotel ma anche della "Palma", il complesso di due isole artificiali (più una terza in fase di realizzazione) che gli emiri hanno creato praticamente dal nulla "sparando" sabbia del deserto nel mare. Il nome è tutt'altro che casuale: i lembi di terra dove sorgono villette affacciate sull'acqua del Golfo sono stati disposti in modo da riprodurre la forma di una palma, se visti dall'alto.
Street food - La cultura di un luogo, si sa, è anche questione di cibo. Interface Tourism e Dubai Tourism hanno perciò proposto un imperdibile (davvero) "pellegrinaggio" gastronomico all'insegna dello street food emiratino, ma non solo. Per le strade di Dubai si rincorrono profumi, tradizioni e ricette provenienti da tutto il Medio Oriente e oltre. Nel percorso veniamo accompagnati da Frying Pan Adventures, una startup creata da ragazze giovanissime che propone diversi tour itineranti dedicati al cibo a tema variabile ("Old Dubai", "India on a plate", "Creekside Food Walk"). Noi scegliamo il "Middle Eastern Food Pilgrimage" e il tour operator non sbaglia un colpo: dai falafel più buoni che abbia mai assaggiato - ai baklava artigianali di tutti i colori e i sapori di cui è capace la Penisola Arabica, passando per il vero e autentico kebab e arrivando al piatto principale iracheno o, meglio, mesopotamico. Di pesce, naturalmente, ma sorprendentemente d'acqua dolce: il masgouf, una carpa mediorientale arrosto servita con salsa al mango e cipolle. L'intero tour gastronomico è stato condito, oltre che da spezie e salse squisite, dal racconto coinvolgente e in tempo reale della guida.
L'alta ristorazione - Oltre allo street food metropolitano, Dubai offre ovviamente anche una ristorazione più raffinata, di alta cucina fino al luxury e al gourmet cooking, spaziando tra le tradizioni più lontane e diverse tra loro. Tutto il mondo culinario è rappresentato nella città del futuro e vi trova spazio in location che vanno dall'elegante all'esclusivo, fino all'inarrivabile. In quest'ultimo ambito si colloca sicuramente l'Al Mahara, l'esclusivissimo ristorante del Burj Al Arab Jumeirah. Un locale in cui si mangia circondati da un acquario, immersi in un'atmosfera inedita e che fa del mare il centro del suo credo, anche nel piatto. E che parla italiano o, meglio, napoletano con l'head chef Andrea Migliaccio, due stelle Michelin per i ristoranti "L'Olivo" e "Il Riccio". Inutile tentare di descrivere la squisitezza e la ricercatezza dei piatti, in cui si fondono tradizione italiana e innovazione incontrando il gusto degli altri popoli, come è inutile riportare lo splendore della location e della cornice dell'hotel più lussuoso del mondo, letteralmente a due passi dal mare più esclusivo che c'è. La cucina che parla italiano ha anche un altro grande protagonista a Dubai: Casa Cipriani, situato nel cuore del distretto finanziario e diviso su due piani con annessi terrazza e piccolo bar. Arredato in stile nautico con elementi bianchi e blu, rifiniture in legno e le sedie in pelle classiche di Cipriani, il ristorante non ha bisogno di presentazioni: l'italianità si respira fin dall'accoglienza alla porta e prosegue nei piatti, tra i più buoni e rinomati a livello internazionale. E con la professionalità e l'empatia nel servizio delle quali solo noi italiani siamo capaci. Volando all'altro capo del globo, ma restando nello stesso quartiere, il ristorante latinoamericano Amazonico offre uno scorcio decisamente "caliente" e chic, con un arredo a tema giungla molto ricercato e luci soffuse. Ritornando nel Mediterraneo e cambiando decisamente zona, si può godere delle prelibatezze anche di un altro ristorante: il franco-libanese Le Guepard, in Alserkal Avenue. I piatti sono un perfetto connubio della tradizione transalpina e quella dell'Oltremare, come veniva definito il Vicino Oriente ai tempi delle Crociate, in una location deliziosa che richiama un'eleganza d'altri tempi, quasi da sala da té regale.
La Dubai inaspettata e... artistica - Proprio la zona di Dubai in cui sorge Le Guepard rappresenta forse la sorpresa più grande di questa metropoli piena di grattacieli e strade a scorrimento veloce. Parlo di Alserkal Avenue, il distretto artistico di Dubai nato nel 2007 in una ex area industriale e divenuto oggi uno dei poli di riferimento della vita culturale della città. L'ultimo giorno della mia esperienza con Interface Tourism Italy è stata all'insegna della Dubai inaspettata, che vola con l'arte non alla conquista del cielo ma dell'anima, dell'uomo e che, per questo, si sviluppa a livello della terra. Le costruzioni non superano infatti i due piani e ogni ex capannone ospita una realtà artistica che si è conquistata il suo spazio presentando il proprio progetto. Un esempio meraviglioso di convivenza e di saper fare antico, in un distretto che ricorda Hollywood e Cinecittà sia dal punto di vista architettonico sia dal punto di vista di "fabbrica di sogni". Accanto alle numerose gallerie e agli studi artistici convivono anche caffè, scuole di danza, ristoranti, negozi di design, studi fotografici. Cultura e creatività sono le parole d'ordine anche di un'altra grande realtà artistica di Dubai, il Jameel Arts Centre. Un polo museale unico nel suo genere, indipendente, sospeso sulle acque del mare e dedicato all'arte contemporanea dove ogni percorso tra le opere diventa esperienza. Il progetto reinterpreta i codici estetici e sociali della tradizione del Golfo, cercando un dialogo tra radici e orizzonti internazionali. E, soprattutto, restituisce la cifra di ciò che rappresenta l'arte contemporanea per Dubai e per gli Emirati in generale, un Paese sostanzialmente privo di un bagaglio classico, medievale, rinascimentale, barocco e moderno come il nostro e che pertanto ricerca nella contemporaneità i tratti peculiari della propria identità culturale. Provo piacere nel ricordare anche un'altra cosa: il nostro autista, che ci ha accompagnato ovunque col suo pullmino grazie all'intercessione di My Tour Studio Dubai, scende e viene a visitare la mostra con noi. Un'ulteriore prova, se posso generalizzare, di una vivace coscienza popolare che vede nell'espressione artistica uno dei vanti della propria città e del proprio Paese.
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Il deserto: Sonara Camp - Un'altra Dubai che conosci (perché si conosce, certo), ma che non ti aspetti così spiazzante è quella del deserto. La sabbia color ambra che accarezza la pelle come fosse aria è vicina, vicinissima alla metropoli. In circa 35 minuti dal centro città si può raggiungere il Sonara Camp, un'oasi civilizzata che però vuol offrire intatta l'esperienza di una sera nel deserto arabico. E presto anche della notte, visto che è in progetto la realizzazione di igloo nelle dune, nel rispetto dell'ecosostenibilità e delle aree naturali protette. Non mancano le attrazioni - tra cui mangiatori di fuoco, equilibristi e falconeria "interattiva" - e la possibilità di gustare ottime cene e ottimi aperitivi nelle fresche e stellate notti d'Arabia.
In definitiva Dubai è molto più di quello che si sa, di quello che si vede, di quello che si immagina. Dubai è una città che ha poche "sfidanti" al mondo (Singapore, New York,...), che evolve senza sosta, che offre sempre qualcosa di nuovo anche a chi torna e non solo a chi la vede per la prima volta. Dubai costruisce la sua identità attraverso l'incontro di civiltà e non si definisce per etnogenesi in opposizione ad altri popoli come invece è (in parte) evoluta la civiltà occidentale, a partire dalla contrapposizione Greci-Persiani. La posizione geografica è sicuramente un grande punto a favore: crocevia di rotte e di popoli, autentico ombelico del mondo. Dubai se non fa, muore. Il petrolio copre il 5% del Pil, il resto è tutto dato da economia e finanza. La fetta del turismo è dell'11% circa. Interface Tourism Italy e Dubai Tourism, nelle persone di Martina D'Aguanno e Clémentine Martini, mi hanno insegnato e mostrato tutto questo. Se, come diceva Proust, "il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi", allora Dubai è un'imperdibile fabbrica di nuovi sguardi sul mondo.