Intervista

Giorgio Codias, italiano d'Islanda

"Un luogo speciale e del tutto diverso"

19 Set 2012 - 12:24
La morena dello Svinafelljokull (photo Bergamin)  © Tgcom24

La morena dello Svinafelljokull (photo Bergamin)  © Tgcom24

"Sono arrivato in Islanda per motivi di studio, all'inizio c'era tanto entusiasmo per questo posto così speciale e completamente diverso, ma fu anche un periodo di difficile adattamento e insofferenza verso una cultura chiusa e riservata che difficilmente accetta un rapporto più che superficiale con chi arriva da fuori. Se riesci a superare questa fase senza desistere, ti si apre una nuova dimensione speciale, quella dell'accettazione".  

Per Giorgio Codias, 37enne di Pietra Ligure, che a Reykjavik svolge la professione di operatore turistico e organizzatore di eventi sportivi dedicati ai runner (www.runiceland.org), lo... sbarco nella Terra dei Ghiacci è stato complicato: "Quando gli islandesi si accorgono che non hai cosi freddo, ti adatti alla loro maniera di fare o li affascini con la tua – prosegue Codias -, ecco che  magicamente cominci a sentirti uno di loro e a divertirti insieme a loro". Ma ci sono regole sociali non scritte da seguire: "Un italiano è solare e spesso chiassoso, ma bisogna imparare ad abbassare la voce quando si è arrabbiati ed a mantenere le distanze quando ci si parla. L'interlocutore non si deve mai toccare, e mai inutilmente. Le domande vanno soppesate, ma se si usano questi piccoli accorgimenti, ci si può immergere in conversazioni divertentissime che diventano ben più surreali una volta che si impara la lingua".  
Codias è riuscito ad aggirare anche lo scoglio di un idioma davvero complicato da parlare: "La lingua islandese differisce poco dall'antico norreno parlato dai vichinghi ed è estremamente complessa per la pronuncia e la grammatica. Pensate solo a quanti speaker televisivi hanno fatto una figuraccia non riuscendo a pronunciare una semplice parola composta come Eyjafjallajokull! La cosa più difficile è fare pratica: basta avere un aspetto da straniero che costantemente si ricevono risposte in inglese, anche se stai cercando con impegno di mettere assieme tre parole di Islensku". A risolvere il problema di Codias ci ha pensato una donna, ma non è la storia che pensate voi... "Ebbi la fortuna di trovarmi catapultato da una spiaggia di Pietra Ligure, il mio paese di origine, alla casa di un'anziana signora che parlava solo islandese, quindi o parlavo o sarei morto di fame... e grazie anche ad infiniti autisti di bus che per timidezza o poca cortesia dimenticavano improvvisamente tutto il loro know-how di inglese, mi sono ritrovato anno dopo anno ad essere sempre più fluente. E ora riesco a parlare come uno di loro, tanto che a volte, con la collaborazione di qualche birra, riesco addirittura a spacciarmi per uno di loro a meno che il discorso non converga su temi troppo difficili dove mi troverei irrimediabilmente spacciato per mancanza di vocaboli".

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