Soluzioni tecniche Made in Italy per la salvaguardia archeologica del sito Patrimonio Unesco
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KIMIA è stata protagonista di un’importante iniziativa tecnica in Giordania: il 10 e 11 aprile scorsi, tecnici specializzati si sono recati presso il sito archeologico di Petra e hanno effettuato test applicativi e dimostrazioni pratiche con specifici prodotti dedicati al restauro e al trattamento protettivo delle superfici in pietra.
Il progetto per il restauro e la conservazione dei beni storici di Petra è il frutto della collaborazione di KIMIA con l’organizzazione giordana SELA e con CESF – Centro Edile per la Sicurezza e la Formazione di Perugia e si inserisce all’interno del più ampio programma “Jordanian Archaeology as a Sustainable Industry (JASI)”, sostenuto da Drosos Foundation e da Petra Development and Tourism Regional Authority (PDTRA). Esso, infatti, non prevede soltanto la diffusione dei prodotti Kimia in Giordania ma anche il trasferimento di competenze tecniche in materia attraverso piani di formazione continui di maestranze locali. Formazione che sarà guidata dal CESF in collaborazione con istituzioni e centri edili giordani, con il supporto di KIMIA e di altri partner, tra cui alcune università giordane. Si tratta di un progetto partito circa un anno fa e che ha visto i restauratori di SELA venire già in Italia per apprendere da noi tecniche e sistemi d’intervento innovativi in materia di restauro e consolidamento strutturale e che li ha portati a visitare vari cantieri tra Venezia, Firenze, Perugia, Norcia, Assisi, Roma e Napoli.
Il 10 aprile ad Amman si è svolto il workshop “Building a Legacy: Best Practices in Architectural Conservation and Construction Techniques”. Per l’occasione, l’Ing. Stefano Agnetti e il dott. Eugenio Roccetti hanno condiviso con gli stakeholders presenti le competenze e le soluzioni che KIMIA ha sviluppato nel campo della conservazione del patrimonio storico.
Il giorno successivo, l’11 aprile, lo staff tecnico di Kimia è stato impegnato, invece, a Petra per le applicazioni dei prodotti e varie dimostrazioni formative presso Tomba Palazzo, una delle tombe reali più grandi del sito archeologico, risalente al I secolo d.C.
A testimoniare la forte sinergia tra restauro e formazione, sia ad Amman che a Petra, è stata la Dott.ssa Cristiana Bartolucci, direttrice del CESF - Centro Edile per la Sicurezza e la Formazione di Perugia, artefice del progetto formativo che lo scorso anno aveva portato in Italia la presidente di SELA, Arch. Maria Elena Ronza, e un gruppo di restauratori della stessa organizzazione. Per l’occasione il gruppo aveva fatto visita ad alcuni cantieri a Venezia, Norcia, Assisi, Perugia, Roma e Napoli, effettuato un corso di formazione pratica con CESF e KIMIA e partecipato a due workshop presso le Università di Firenze e di Perugia.
A commentare le attività ad Amman e Petra è stato l’Ing. Stefano Agnetti, responsabile Ufficio Tecnico KIMIA: «La nostra partecipazione in Giordania, dopo l’importante contributo dato alla ricostruzione del Minareto Al-Hadba a Mosul, in Iraq, rappresenta per KIMIA un’altra straordinaria occasione di presenza nell’area mediorientale. L’obiettivo principale delle attività è dimostrare concretamente come i nostri prodotti possano contribuire in modo efficace e rispettoso alla conservazione di un sito archeologico d’importanza storica e culturale immensa. Attraverso i test applicativi presso la Tomba Palazzo, vogliamo fornire agli esperti locali le metodologie per affrontare con i migliori strumenti le sfide del restauro. Per noi, invece, è importante per capire più da vicino le peculiarità dei monumenti di Petra e le necessità collegate alla loro conservazione. Parallelamente, la partecipazione al workshop di Amman ci permetterà di condividere con un pubblico molto ampio di esperti e istituzioni locali le nostre conoscenze in materia, frutto di più di 45 anni di esperienza nelle aree sismiche italiane e in molti tra i più preziosi monumenti del nostro Paese. L’obiettivo, in sinergia con CESF Perugia e SELA, è creare così un duraturo scambio di conoscenze nel campo della conservazione architettonica, diffondere i nostri prodotti nel Paese e dare luogo a programmi di formazione per gli anni a venire».
Gli eventi di questi due giorni sono stati utili per effettuare sopralluoghi conoscitivi e test applicativi sulle superfici di Tomba Palazzo e Tomba di Sesto Fiorentino. Sono state individuate così alcune soluzioni e tecnologie d’intervento che potranno essere utilizzate non solo per la protezione delle pietre ma anche per il loro consolidamento, al fine di evitare disgregazioni e crolli.
Tali sistemi sono ampiamente utilizzati in Italia, soprattutto nelle aree sismiche del nostro Paese, ma che in Giordania sono sconosciute o minimamente diffusi. L’Italia infatti, in materia, è all’avanguardia e KIMIA è una delle realtà più autorevoli del settore. KIMIA è stata una delle primissime aziende al mondo a sviluppare prodotti studiati appositamente per il restauro e il consolidamento di beni storici e a introdurre i materiali compositi in edilizia, per l’esecuzione di interventi di rinforzo strutturale.
Non a caso, KIMIA ha contribuito nel tempo:
- alla ricostruzione della Basilica di San Francesco d’Assisi distrutta dal sisma Umbria-Marche del 1997;
- alla ricostruzione del Palazzo del Governo a L’Aquila, simbolo del sisma in Abruzzo del 2009,
- alla messa in sicurezza dell’intero centro storico di Norcia e dei suoi edifici religiosi danneggiati dal terremoto del 30 ottobre 2016 (intervento unico al mondo);
- alla ricostruzione della Basilica di San Benedetto a Norcia, crollata con il terremoto del 2016;
- al miglioramento sismico della Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, conclusosi di recente e celebrato il 25 marzo scorso;
- all’impermeabilizzazione della Fontana di Trevi e di molte tra le più belle fontane di Roma per il Giubileo 2025 (le fontane di Piazza Navona, le fontane di Piazza Farnese, la fontana del Pantheon, la Barcaccia, la fontana di Piazza Bocca della Verità, le due fontane della nuovissima Piazza Pia, ecc.);
- al restauro delle facciate della Reggia di Caserta e della Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze.
Le medesime malte KIMIA impiegate nella messa in sicurezza di Norcia dopo il terremoto del centro Italia, e che saranno utilizzate in molti interventi a Petra, sono state utilizzate anche per la ricostruzione del Minareto Al-Hadba a Mosul, in Iraq. Il minareto pendente, simbolo culturale e religioso del Paese, è stato fatto esplodere dai jihadisti nel 2017, dopo che era stato occupato nel 2014, anno della proclamazione di ISIS. Con la liberazione della città, UNESCO ha dato il via al programma “Revive the Spirit of Mosul” e grazie al contributo finanziario degli Emirati Arabi ha riedificato, mattone su mattone, grazie alle malte KIMIA, il minareto, divenuto un simbolo di rinascita e resilienza di un popolo intero.