Italia bella

Arezzo e dintorni: paesaggio dell’agricoltura e dell’arte

Il fascino della campagna amata da artisti e geni della storia

di Nadia Baldi
29 Apr 2022 - 06:00
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© Istockphoto  | Arezzo, Piazza Grande
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Già Leonardo Da Vinci come Piero della Francesca, il Petrarca, Guido Monaco e anche Jovanotti hanno avuto i natali o amato i paesaggi dei dintorni di Arezzo: le sue campagne, le balze, i borghi, in posizioni strategiche quanto incantevoli, hanno accolto artisti e geni, ed oggi ricevono i viaggiatori alla scoperta di storie, panorami e arte fuori dal comune.

Il nostro viaggiatore punta il navigatore verso Arezzo, meglio se a bordo di una moto o di una spider d’epoca, con lo stereo sintonizzato su uno degli album di Jovanotti, per accrescere l’emozione del viaggio esclusivo che si accinge a fare (l’ideale slow drive è su una Giulietta, o su un Maggiolino, o su una Spitfire, quasi introvabili, info www.classiccartour.eu); all’ingresso della città incontrerà Guido D’Arezzo, o Guido Monaco, a dargli il benvenuto nell’omonima piazza all’interno delle mura, prima di accedere all’Arezzo antica. La statua imponente realizzata nel 1882 dallo scultore livornese Salvino Salvini, raffigura il monaco con la veste benedettina mentre tiene la mano destra sull’antifonario in cui è contenuto l’Inno a San Giovanni, in lingua latina, dai cui incipit dei versi presero il nome le note musicali (ut - successivamente sostituito dal do - re, mi, fa, sol, la, si). La sua casa natale è visitabile spostandosi a Talla in Casentino, dove è stato allestito un museo documentario e didattico, con percorso musicale interattivo e con antichi strumenti musicali e codici miniati che provengono dal monastero de La Verna.

Volendo rimanere nel groviglio di strade del centro storico di Arezzo il nostro viaggiatore raggiunge il Museo Diocesano di Arte Sacra (Mudas Museum) che si trova all’interno dello straordinario Palazzo Vescovile; è uno scrigno prezioso di testimonianze artistiche che raccontano la vitalità religiosa e culturale del territorio. Tre maestosi crocefissi lignei, tra i più antichi della Toscana, opere di pittori locali, una rara terracotta attribuita a Bernardo Rossellino, l’affresco staccato di Bartolomeo della Gatta, un nucleo di opere vasariane e un grande tondo databile al 1557, in origine un cielo da baldacchino in seta rossa, raffigurante la Madonna della Misericordia e poi la collezione di preziose oreficerie e parati sacri, fra cui la raffinata “Pace di Siena”, di manifattura francese risalente agli inizi del Quattrocento. Nel piano nobile del Palazzo Vescovile si ammirano sale affrescate e sale di ricevimento, con la prestigiosa Quadreria vescovile con opere databili tra il XVI e il XIX secolo, e, da non perdere, la camera dei Papi, stanza che ha ospitato Papi di tutte le epoche, fino anche a Giovanni Paolo II e all’emerito Benedetto XVI.

Nel vicolo dell’Orto si incontra la casa natale di Francesco Petrarca, oggi museo e sede dell’Accademia di Lettere, Arti e Scienze, oltre che di una biblioteca che porta in dote tomi antichi, testi rari e unici, e una nutrita collezione numismatica con 500 monete coniate a partire da 2400 anni fa.
Ancora pochi passi e il nostro viaggiatore arriva alla Basilica di San Francesco; dietro lo splendido crocifisso del XIII secolo appeso sopra l’altare maggiore si apre lo sguardo su uno dei maggiori gioielli d’arte dell’intera Toscana: la Cappella Bacci con gli affreschi di Piero della Francesca, eseguiti intorno alla metà del 1400 sulla "Leggenda della Vera Croce".

Allargando la vista fuori città, a metà strada fra Arezzo e Firenze, accanto alle lievi curve collinari su cui poggiano antiche dimore spesso riconvertite in strutture d’accoglienza, si vedono degli strani rilievi di colore biondo, pareti verticali suggestive, modellate dagli agenti atmosferici per erosione di detriti, argille e sabbia in milioni di anni: sono le “balze del Valdarno”. Ne rimase affascinato per tutta la vita il genio di Leonardo Da Vinci (ne scrisse già nel Codice Leicester), tanto da ritrarle nel paesaggio alle spalle della Gioconda, nell’Annunciazione e nel Battesimo di Cristo, e anche nei dipinti Sant’Anna e la Vergine delle Rocce, avvolte dalla nebbia e da un’aura di mistero. Le balze più caratteristiche sono nella zona del borgo di Castelfranco di Sopra, sul sentiero dell’acqua zolfina.

Tornando poi verso sud, nell'anima agricola della Toscana, nel verde che profuma di frutteti, vino, olio extravergine d’oliva e grano, subito fuori Arezzo si incrocia il paese di Capolona ed il percorso si fa subito gastronomico nel ristorante Terramira (terra meravigliosa, www.terramira.it) dello chef Filippo Scapecchi. Il nostro viaggiatore fa tappa nelle eccellenze del territorio: carne chianina e cacciagione, pesce di fiume ed erbe di campagna, uova del contadino e frutta di stagione, quasi esclusivamente di provenienza locale perché la ricerca costante di ingredienti di qualità - dice lo chef - deve portare il profumo e il sapore di quella terra straordinaria che è la campagna aretina. Perfino la casa, calda e romantica con vista sull’Arno, nel centro storico del paese, con la ristrutturazione recente ha conservato l’antica atmosfera genuina; per vedere la maestria ai fornelli bisogna sedersi all’ambìto “chef’s table”, il bancone posizionato davanti alla cucina, dove la food experience si consuma a tu per tu con lo chef e con il sommelier Lorenzo Scapecchi. 

Pochi minuti per tornare dentro Arezzo nel quartiere di Porta del Foro, al bellissimo palazzo rinascimentale Bruni Ciocchi, anche noto come Palazzo della Dogana, oggi sede del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna, che può essere considerato tra i più interessanti della Toscana per ricchezza e varietà di opere: la fusione di più raccolte e collezioni d’arte di provenienze diverse, sia in senso cronologico che geografico, ha prodotto un museo unico, emblema della storia culturale e dello sviluppo artistico di Arezzo. Il grande cortile porticato con le eleganti colonne di pietra serena potrebbe essere di paternità di Bernardo Rossellino, benchè i riferimenti stilistici siano più in linea con il Brunelleschi; sul retro del palazzo si trova un giardino pensile di impianto rinascimentale. 

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