© Istockphoto | Castella
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Dalla Magna Grecia in poi, questa regione poco conosciuta da molti italiani è uno scrigno di tesori naturali e storici
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Sole accecante, mare cristallino, spiagge stupende e... peperoncino: la Calabria è questo ed innumerevoli altre cose. Una costa lussureggiante che nasconde calette e lunghe distese di sabbia dorata; pianure, massicci altipiani e parchi nazionali; castelli, manieri, torri d’avvistamento, sontuose testimonianze di antichi popoli. E ancora primizie culinarie, eccellenze enologiche e cultura millenaria che si fondono in appena 300 km di superficie, incorniciata da quasi 800 km di costa.
Ancora troppo poco conosciuta dagli stessi italiani, la Calabria racchiude in sé uno straordinario entroterra che attende di essere scoperto. Ecco cinque piccoli e incantevoli borghi, da godere in un piacevole e rilassante tour a bordo di un camper, suggerito da Yescapa, la piattaforma di camper sharing tra privati.
Le Castella - Sull’estremità orientale del golfo di Squillace, all’interno della Riserva marina di Capo Rizzuto, si erge il borgo di Le Castella. Il suo nome deriva dagli antichi Castra, Castellorum Maris e Castra Hannibalis, tutti toponimi indicanti la presenza di più fortezze erette a difesa dell’entroterra. Ben 7, si legge, furono erette da Annibale. Il borgo, meta di conquista araba nel IX secolo a.C., angioina due secoli dopo e spagnola nel XVI secolo, si identifica con l’imponente Fortezza aragonese che emerge dall’acqua come sospesa, su un isolotto unito alla terraferma da una lingua di terra. Oggi, dopo attenti restauri, la fortezza si presenta agli occhi dei visitatori con i suoi bastioni panoramici, la torre di avvistamento, il borgo antico che racchiude i resti di una piccola chiesa e una cappella. Tra le più rinomate della Costa dei Saraceni, la località marina è inoltre un punto strategico per partire alla scoperta del territorio circostante, ricco di storia e di zone archeologiche: Capo Colonna, verso nord, custodisce il Parco e il Museo Archeologico, con la Torre Nao; mentre Crotone, distante 30 chilometri, conserva il possente castello spagnolo di Carlo V, tra le più grandi fortezze militari d'Europa. Ma Le Castella si ricorda anche perché qui il regista Mario Monicelli scelse di girare la scena finale del suo celeberrimo “L'Armata Brancaleone”.
Oriolo - Abbarbicato su uno sperone di roccia dell’entroterra cosentino, a circa 500 metri d’altezza, il borgo medievale di Oriolo domina la Valle del Ferro, solcata dal fiume da cui prende il nome. Le sue origini si attestano intorno al X secolo, come conseguenza delle invasioni saracene in Calabria: i cittadini della costa per proteggersi dalle continue incursioni degli invasori, si rifugiarono in questa località dando vita alla sua fortezza difensiva. Intatto il piccolo borgo che si anima oltre le mura d’ingresso, i cui palazzi nobiliari accompagnano i visitatori lungo il percorso che conduce all'imponente Castello Aragonese. Recentemente restaurato, il maniero dei Sanseverino da Salerno, conserva l’originaria struttura con due delle quattro torri di guardia e il mastio. Al suo interno è possibile visitare sale affrescate con ricostruzioni delle ambientazioni d’epoca, oltre alle diverse sale come quella delle armi e quella delle sculture in legno. Accanto ad esso la Chiesa Madre, di origine normanna, custodisce le reliquie di San Giorgio e di San Francesco da Paola.
La Piana di Sibari - Stretta tra il mar Jonio, la Sila ed il Monte Pollino, si srotola la più estesa tra le pianure Calabresi, quella di Sibari. Il suo nome prende origine dalla città greca Sybaris, una delle prime colonie greche in Italia, fiorente potenza mercantile nel VII sec. a.C.. Distrutta dalla vicina Crotone nel 510 a.C., la città e il territorio ad essa annesso svilupparono agricoltura e pastorizia diventando, a partire dagli anni 50’, fiore all’occhiello dell’intero Mezzogiorno con la coltivazione di riso, agrumi e olio d’oliva. Rinomate le località di Corigliano e Rossano, fuse in un unico Comune a partire dal 2017, in cui è possibile visitare il Palazzo Ducale, fortezza dell’XI secolo ancora dagli interni sontuosi e le Chiese di Sant’Antonio da Padova, la cui cupola si riveste di maioliche gialle e azzurre e San Francesco di Paola, in stile romanico, fondata nel 500. Rossano invece si fa custode del famoso Codex Purpureus Rossanensis, evangeliario greco del V-VI secolo, all’interno della Cattedrale di Maria Santissima Achiropita e del Museo della liquirizia Amarelli, testimonianza di una tradizione familiare che da circa 4 secoli produce la celebre liquirizia.
Gerace - La leggenda narra che fu uno sparviero a indicare il punto esatto dove erigere il borgo, distante dalle incursioni saracene. Così nacque Gerace, Ierakos, lo sparviero - questo il significato derivante dal greco - borgo medievale della Locride, all’interno del Parco nazionale dell’Aspromonte. Dall’anima normanna e bizantina, Gerace è la sintesi perfetta data dalla bellezza della mescolanza: stili differenti si susseguono nei meravigliosi palazzi, nelle chiese, lungo gli stretti vicoli che raccontano secoli di storia, cultura e religiosità. La Città dalle 100 Chiese o la Gerusalemme dello Jonio così era anche definita, perché sede dell’Episcopato e della maestosa Cattedrale, la più grande del Meridione. Ad oggi di quelle 128 chiese ne restano soltanto 17 ma non per questo il suo fascino è intaccato. Tutto racconta la sua leggiadra eleganza: le piazzette, i ricchi portali, le bifore moresche della Casa aragonese, le botteghe dei vasai ricavate nel tufo dello sperone. Per visitarla basta passeggiare tra i diversi nuclei di cui si compone il borgo: il Borgo Maggiore, la Piana, il Borghetto e il centro storico. La Cattedrale, dichiarata monumento nazionale bizantino-romanico-normanno, ricorda più una fortezza che una luogo di culto: austera e primitiva, accoglie al suo interno, suddiviso in tre navate, il bassorilievo raffigurante l’Incredulità di San Tommaso e l’altare del Sacro Cuore di Maria del 1771. Nelle immediate adiacenze i resti di una delle più importanti colonie di Magna Grecia.
Serra San Bruno - Fondata intorno al 1095 per ospitare gli operai che lavoravano alla costruzione della Certosa di Santo Stefano e dell'Eremo di Santa Maria nel Bosco per volere del monaco Bruno di Colonia (San Bruno), la cittadina rimane tutt’oggi strettamente legata alla presenza del monastero: il primo d'Italia e il secondo in Europa dopo quello di Grenoble, in Francia. Situata sull’altopiano delle Serre Calabre, tra la Sila e l’Aspromonte, il paese si divide tra il centro storico detto Terravecchia e Spinetto, edificato quest’ultimo dopo il terremoto del 1783. Intatta nelle architetture settecentesche dei suoi palazzi, caratterizzate da portali in granito lavorato, loggette in legno scolpito e ringhiere in ferro battuto, richiama il sapore delle località alpine grazie al suo bosco millenario che rappresenta una meta privilegiata per gli appassionati di escursioni. Emblema del luogo è la Certosa che a seguito dei numerosi terremoti fu ricostruita, nel 1889. Seguendo il repertorio romanico e barocco, la Certosa fu arricchita con nuovi ambienti e con il restauro delle preesistenze cinquecentesche ancora in piedi: il Refettorio, la Sala del Capitolo, la Biblioteca e la Cappella delle reliquie.