© Ente del Turismo
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Ci sostava spesso Totò in cerca di aria sana e prodotti genuini. La pizza di Re Umberto
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Tramonti è l’ideale per passare un weekend, immersa com'è nelle fascinose atmosfere che conquistarono i viaggiatori ottocenteschi, che la elessero a Porta del Paradiso. Ci si inebria gli occhi tra montagne verdi, ville romane, case patrizie, castelli, torri e chiese; oppure guardando l’abilità dei caseari che ricamano trecce di mozzarella e rassodano le provole.
Non c’è paese migliore, lungo la Costa di Amalfi per stimolare i sensi con i prodotti genuini: il vino, la pizza, il farro, il miele, la castagna, il liquore Concerto, il limone e il limoncello. Da qualche anno si coltiva lo zafferano, l’oro arancione della cucina italiana, unico comune della Costiera Amalfitana ad aver avviato questa produzione innovativa.
Totò e Tramonti - Tramonti, terra e popolo di grande fantasia e di pantagruelica giovialità. La ricchezza enogastronomica è l'humus di questa zona che intreccia la fantasia al sensazionale. Paese perfetto per chi è alla ricerca di ritmi lenti, di un luogo magico dove fare riposare l’anima ed il corpo, Tramonti è l’anima green della Costiera. Anche il grande Antonio De Curtis, in arte Totò, amava sostarvi prima di fare visita agli amici di Ravello (dove fu anche l’artefice del Rosè del Caruso): la figlia Liliana racconta le sue soste sul Valico di Chiunzi, sulla Torre Orsini, per respirare aria pura e genuina.
La Tramontana - Tramonti è stata storicamente legata alla città di Amalfi, era una delle otto Terre che appartenevano alla Repubblica: i marinai di Tramonti erano "Marinai Amalfitani". Una curiosità: gli amalfitani, inventori della rosa dei Venti, chiamarono "Tramontana" il freddo vento del Nord, proprio perché soffiava da queste valli verso Amalfi. Un prezioso unicum, quindi, che il turista attento può scoprire percorrendo i sentieri che si snodano lungo i borghi e gli antichi casali, adatti sia all’esperto escursionista sia a chi preferisce semplicemente passeggiare. A quest’ultimo è dedicato il “Sentiero delle 13 Chiese” - 13 quante le frazioni - che si snoda tra mulattiere e vecchi sentieri; rustiche case, botteghe ed antichi edifici religiosi che trasudano memorie.
Le Formichelle - Ugualmente agevole anche se con qualche difficoltà in più è il “Sentiero delle Formichelle”, così chiamato in omaggio alle donne che salivano e scendevano i caratteristici gradoni costieri incrociandosi proprio come le formiche. Infaticabili trasportavano con la testa protetta da un cencio arrotolato verdura e frutta, tra cui lo “sfusato amalfitano”, il delizioso limone oggi riconosciuto con il marchio Igp: il suo profumo accompagnerà l’escursionista nel tragitto che disvela antichi mulini, verdi boschi, ruscelli facendogli ripercorrere le vecchie mulattiere che collegavano il territorio montano al marino.
Le viti più antiche - Vivono a Tramonti le viti più vecchie del mondo: si tratta di quelle autoctone del Tintore, una varietà di uve che si trova solo in queste terre. Il vento di tramontana che soffia sui terrazzamenti che si affacciano sulla Costiera Amalfitana, l’influenza dunque del mare, unita all’altezza della montagna, ha dato vita a queste viti inimitabili. Le piante sono pluricentenarie, raggiungono anche i 400 anni, e i fusti hanno un diametro di circa due metri: dei veri giganti. La cosa non è destinata a passare inosservata, il prossimo obiettivo del comune, dopo il censimento del Tintore, è di sfidare sulla base dell’età gli altri vitigni d’Italia e del mondo nel guinness dei primati: l’attuale detentrice è la città di Maribor in Slovenia.
Vini deliziosi - Il vino ottenuto, un rosso di notevole corpo e profumi, viene maturato in legno e merita importanti invecchiamenti. Otto le aziende vitivinicole presenti sul territorio: Giuseppe Apicella, Gaetano Bove, Luigi Reale, Ida Giordano, Maria Basileo, Raffaele Tagliafierro, Luca Bove e Alfonso Arpino (impegnato in produzione biologica) sono i vignaioli che col loro difficile lavoro hanno ridato vita e valore a questo vino, carta d’identità della sua comunità. Le varietà coltivate, autoctone e a piede franco, sono Ginestra, Bianca tenera, Pepella, Piedirosso, Scotola (Moscio), Palombino e lo straordinario ed esclusivo Tintore. Il sistema di coltivazione è ancora quello etrusco a raggiera atipica con il fusto centrale e i pali di castagno intorno che sostengono i tralci di vite. La raccolta è di pochissima uva per ettaro, da 25 a 50 quintali.
La meravigliosa pizza - Nasce nel Medioevo come una schiacciata preparata con farine di segale, miglio e orzo, condita con spezie e lardo. Nel Novecento praticamente tutte le famiglie cuocevano la pizza nel forno di casa; utilizzavano lo stesso impasto del pane, di grano integrale, condendolo con pomodori sponsilli (conservati appesi sotto i porticati), o Fiascone, olio di oliva delle Colline Salernitane, aglio, origano, sugna e anche qualche cubetto di lardo. Raramente si concedevano il Fior di latte perché il latte veniva venduto per il sostentamento quotidiano. Un latte che qui nei Monti Lattari, fa nascere prodotti straordinari come il Fior di latte, usato dal pizzaiolo Raffaele Esposito, nel 1889, in occasione di una visita della Regina Margherita di Savoia e del Re Umberto I a Napoli.
Il pomodoro Fiascone - Una pasta filata lavorata in sfoglie vellutate, saporite e succose accompagnata sulla pizza dal pomodoro Fiascone (o Re Umberto, sempre in suo omaggio), una varietà introdotta per la prima volta a Tramonti nei primi del ‘900. Una prelibatezza dal sapore intenso che non manca mai, fresco o in conserva, sulle tavole dei tramontani. È stato Luigi Giordano che avviò anche una pizzeria per poter utilizzare il Fior di latte invenduto, a fare conoscere la Pizza di Tramonti fuori dai suoi confini. Un successo che ha contagiato il mondo, con oltre duemila pizzerie di tramontani che hanno seguito il suo esempio. Nel 2010 la Pizza di Tramonti ha ricevuto la De.Co. (denominazione comunale), a tutela del prodotto e del consumatore.