Il borgo gioiello dove è nato Nino Manfredi, tra antichi monumenti, gastronomia sopraffine e una vocazione per il cinema
Il territorio di Castro dei Volsci, in provincia di Frosinone, si trova in parte all’interno del Parco Naturale Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi, in uno splendido paesaggio. La sua storia millenaria ha conosciuto pagine anche molto dolorose, durante gli anni della seconda guerra mondiale, raccontate nel celebre film di Vittorio de Sica, La Ciociara. La vocazione per il cinema è nel Dna di questo incantevole borgo, visto che nel 1921 ha dato i natali a Nino Manfredi.
Il paese, che fa parte dell’Associazione I Borghi più belli d’Italia, sorge arroccato su una collina, circondato da uno splendido paesaggio ricco d’acqua che scende lungo i fianchi delle montagne dopo le piogge e alimenta ruscelli che raggiungono a valle il fiume Sacco. Si va, quindi, dalla pianura ai 1.116 metri di Monte Calvilli, passando per biancheggianti calcari e colline ricoperte di boschi. Le zone rurali sono ancora intatte, tra mosaici di colture diverse intervallate da aree a pascolo e vegetazione naturale.
In questi luoghi correva il confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli e la gente del posto ha ascendenze antichissime: i loro antenati erano i Volsci che arrivarono qui, attraverso vie fluviali, nel V secolo a.C. Furono poi assimilati dai Romani: di quest’epoca resta il tempio romano di Giove Anxur. Nella Piana del Casale, lo stesso luogo in cui si insediarono i Romani, i Benedettini fondarono successivamente il monastero di San Nicola tra il 542 e il 552 d.C., posteriore solo di una ventina d’anni a quello di Montecassino. Intorno all’anno Mille, il pericolo di scorribande e devastazioni spinse la popolazione ad abbandonare il fondovalle per isolarsi sull’altura fortificata che oggi ospita Castro dei Volsci.
La cinta muraria originaria, al cui interno si trova la chiesa di Sant’Oliva, è ancora riconoscibile nella struttura ad anello dell’attuale via Civita. Si entra nel paese attraverso quattro porte: la Porta della Valle, la Porta di Ferro e la Porta dell'Ulivo (che permettono l'accesso a un circuito più esterno di mura) mentre la Porta dell'Orologio immette nella seconda cerchia muraria, più interna. Valicando la Porta della Valle si entra in un’atmosfera incantata, rarefatta, tra viuzze strette e tortuose, lastricate in cotto e fiancheggiate da casette in nuda pietra, archi, botteghe che esistevano già nel medioevo e portali bugnati che ricordano i tempi della famiglia Colonna.
La seconda guerra mondiale è stata un periodo tragico per Castro dei Volsci: il paese fu oggetto di feroci rastrellamenti da parte delle truppe naziste e di devastanti bombardamenti che provocarono numerose vittime civili. Tutto questo è ricordato dal Monumento alla Mamma Ciociara, in memoria delle donne della Ciociaria vittime delle violenze e delle sevizie da parte delle truppe nordafricane dell'esercito francese, come racconta il film capolavoro di De Sica.
Quando poi ci si siede a tavola i sapori sono rimasti quelli di un tempo: dal semplice impasto di farina di grano, acqua e uova, nascono primi piatti gustosi come i “fini fini” (fettuccine sottili) condite, per lo più, con sugo di frattaglie di pollo e pomodoro, o le “sagne” con fagioli e cotiche di maiale.
Tra qualche giorno, durante le feste natalizie, il borgo diventerà un presepe, con le vecchie botteghe che prendono vita e gli abitanti in costumi tipici. Per saperne di più, sito Internet: www.borghipiubelliditalia.it
In collaborazione con I Borghi più belli d’Italia